Critica Sociale - Anno VII - n. 20 - 16 ottobre 1897

314 diventerebbe un imbarazzo il giorno che il potere fosse da essi afferrato. Applicare un socialismo, sia pure a scartamento ridottissimo, significherebbe per essi decretarsi il suicidio a breve scadenza. Sup– porre, come sembra fare il Negro, che nel frat– tempo la parte schiettamente cristiana, mossa da motivi generosamente altruistici, avrà acquistato tanta forza da pigliare il sopravvento sulla gerarchia e sulle tradizioni reazionarie del cattolicismo, è allontanarsi, ci sembra, da quei rigidi criterì ma– terialisti, ai quali il nostro egregio collaboratore fa così tenace ed esclusivo richiamo. fo fondo, in che cosa si distingue questo cosi– detto socialismo cattolico, o, comunque, religioso, da tutte le altre scuole riformiste, per es. dal socia– lismo della cattedra, dall'intervenzionismo dei Lujo Brentano e di tutti gli altri, che ormai (il recente Congresso di Bruxelles per 1a protezione del lavoro ne ha date prove evidentissime) ha ridotto al lu– micino il manchesterrianismo, finoa ieri dominante, degli Strauss e degli Yves Guyot! Tutti questi ri– formismi, che, sul terreno del programma minimo, sembrano confondersi più o meno col socialismo democratico, non sono che un prodotto dello svol– gersi del problema sociale, e un prodotto indiretto della coscienza di questo svolgimento, ossia del so– cialismo democL·atico stesso. Sembrano confondersi col socialismo e ne sono la negazione, poiché mentre questo mira a trasformare la società, quelli mirano a conservarla essenzialmente tal quale. Sono in– somma gli spedienti della classe dominante che, sentendo l'onda penetrare dalle falle della nave, gitta a mare qualche po' di zavorra per salvare il carico e la pelle. Quanto più la coscienza prole– taria di classe ~i espande e si rafforza 1 quanto meno cioè il proletariato si presta a prendere sul serio coteste ciurmerie (che non escludono, s'intende, la possibile buona fede e la ingenua generosità di taluni degli adepti), tanto pii, il riformismo si ac– centua e diventa effettivo. 11 socialismo non ha miglior modo di spingere avanti il riformismo e giovarsene, che di rimanere quel che è: schietto socialismo. Una sola differenza sostanziale separa il socia– lismo cattolico dalle altre forme spurie e borghesi di socialismo. Che, ment1·e queste forme rappre– sentano direttamente od esclusivamente l'interesse della borghesia, veduto con occhi più ape,•ti ed intelligenti che non possieda la reazione; viceversa il socialismo cattolico rappresenta anche o, per dir meglio, serve anche un interesse di casta: l'inte– resso della casta sacerdotale. Questa, costituita da diecine di secoli a difesa del privilegio, finì per formare una subclasse a sè, con interessi propri, e godente di un influsso reale e grandissimo sulle masse popolari; e di questo si serve per ricattare il padrone e costringerlo a elevarle il salario e aumen· tarle la protezione. Non mai fu pili appropriato, per quanto sia volgare, il proverbio: la biscia morde il ciarlatano. È ciò che avviene, del resto, e per parità di ragione, di altri ceti, o caste, o sub-classi: il militarismo, p. es., e la burocrazia; i quali, spe– cialmente negli Stati deboli, dove la forza delle classi in lotta si bilancia, diventano non di rado gli arbitri delle situazioni ('). Il chiericato, per l'antica organizzazione, pel gran numero di componenti, per l'ascendente onde gode s11lpopolo, è dunque più che una scuola 1 è veramente un partito. Un partito {1) Claudio Trevcp, in due nrtkoli de\l',l&anW, 7 e!? corrente, specifica ancor più e pone alla stessa stregua la Magistratura, che dice 110n serva, ma anti padrona dello Slalo. Cl sembra però, per troppo frequenti e !)alesi esempi, che l'am<)re dell'origiualit:\ e del 1inradosso abbia spinto il nostro nmico assai oltre le fronlicre del \'Cl'O. E HJ VI.'-' JlnO H1arco che si vale dell'ingordigia parassitica delle classi domiaanti per assicurare il pat•assitismo proprio. Non sapremmo come, per altro, cotesta specifica differenza possa renderlo a noi più simpatico o per noi meno infido. V'ha di più: le varie scuole riformiste, che ab– biamo mentovate, rappresentano un'emanazione della borghesia, di una classe cioè che fu fino a ieri rivo– luzionaria e alla quale è amdata la missione di · mandare avanti il progresso industriale per un altro tratto di via. li socialismo cattolico - che è, e non potrebbe non essere, cattolicismo prima e so– cialismo poi - rappresenta un'emanazione del pas· sato, che pretendo a vivere e ad eternarsi. Ne sou base l'assoluta credenza nel dio sacerdotale, ossia la supina devozione alla casta dei sacerdoti, la rinunzia al libero esame, la castrazione più sconcia del pensiero e del carattere. Esso non si a,vauza se non per afferrare la società pel collo e risospin– gerla indietro parecchi secoli. Se il riformismo borghese è una difesa del presente contro l'avveni,·e, il riformismo cattolico è un attacco al presente e all'avvenire per sostituil'vi il plssato. Se pei•ciò si capisce la possibilità anche di qualche in tesa fra socialisti democratici e intervenziouisti borghesi, in quei casi e in quei limiti nei quali l'interesse p1·O– letario può coincidere ancora con l'interesse bor– ghese di fronte ad interessi più reazionar·'ì: non mai potrebbe capirsi il fatto di socialisti democra• tici a braccetto a socialisti cattolici. Ecco perchè pensiamo che la parte di spettatori impassibili - di spettatori sorridenti, se così vi piace - sia l'nnica per ora che convenga ai socia– listi italiani, di fronte alle beghe clericali delle quali parliamo. Nulla li sollecita, d'rtlfroode, ad uscirne, per ora, in Italia. La interna crisi del cattolicismo è ancora lontana, fra noi, dalrassumere quell'acutezza che già assunse, p. es., nel J3elgio 1 dove la democrazia veramente cristiana, il cattoli· cismo veramente democratico, fa già parte da sè e, nella persona simpatica dell'abate Da0ns, ò sco– municato dai , benpensanti » laici e'l ecclesiastici e chiamato act aurliendum vm·bum alla curia di Roma C). In Italia il litigio ò tuttora agli inizi e l'enciclica De conaitione opificum si presta ancora, come lo stesso Vangelo, alle più disparate inter– pretazioni. D'altronde, nella stessa tattica clericale v'ò per noi un imitabile esempio. Noi dobbiamo diportarci di fronte a questi probabili trionfatori del domani, come essi si diport.auo di fronte ai trionfatori del– l'oggi. I clericali sentono bene che la borghesia domi– nante ed irreligiosa, col dilagare di ogni immora– lità, coll'oppressione politica, col culto esclusivo e palese del vitello d'oro, lavora per il loro trionfo. Non perciò essi si propongono di « camminare con e.:;sa»; ma attendono, astutamente, che la sua dé– gringolat.le sia finita per pigliarne il posto colle minori possibili transazioni e concessioni. Pal'imenti noi lasceremo che la democrazia cri– sforna lavori per noi - e che in questo lavoro, del quale evidentemente essa non può giungere in ~~~~: 1 :/i logori, illusa, a favore degli ere~i ne- Sarà questo uno dei pii't meravigliosi esempi di moralità. che possa offrirci la storia. Dalla menzogna diretta all'assel'vimento dei popoli scatul'irà la ve– l'ità che genera l'emancipazione, e l'emancipazione che assicura il regno della verità. LA CRITICA. (') Leggiamo nella Paseoet<an.:a, 8 corr.; - L 0 abate Dai!ns al– l'tndl;e. Noliiie da Bi-uulles assicurano che il vescovo dl Gand proil>lr:\ in modo reciso all'abate Daèns, C'ti!ilO•SOcialista,di prc• sentarsi candidato alle Jlrosdme ele:ti<ni.

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