Critica Sociale - Anno VII - n. 19 - 1 ottobre 1897

CRITICA SOCIALE 299 ghilterra, ha dunque anch'esso conseguenze nefarie quanto l'asservimento militare. I suoi dolori, i suoi mali sono assai meno pittorescamente tragici, ma for.se organicamente più profondi di quelli deTlo sfruttamento violento dell'invasione. Noi stessi, che pure siamo fuori dal controllo diretto della potenza che per prima e più di ogni altra ha sviluppato il nuovo sistema, ne abbiamo sofferto: la crisi dolo– rosa, che ora tormenta l'Italia rimasta in gran parte agricola, ha le sue prime cause nella politica eco– nomica inglese. Che cosa sarà poi dei paesi che banno avuta la sorte di essere a questa potenza sottomessi direttamente! O. M. DIRITTI DEIFEUDATARI INS CILIA • I. È ormai inùubitalo, specie ùopo che il canonico Ro– sario Gregorio nelle suo Considerazioni sulla sto1·ia cli Sicilia (1805) potò provarlo con ingente copia di di~ plomi, di documenti, di scritti, di idee, che il feudalismo in Sicilia trasse origino dalla venuta dei normanni, i quali,come tutti i popoli invasori, trapiantarono in Sicilia i loro costumi, il loro diritto pubblico e privato, i loro usi, i loro rapporti materiali di osistenui. Tra questi ultimi, il primo ed il più importante, corno quello che doveva assoggettare il popolo siciliano a nuovi regimi di vita più esosi e degradanti dei prece• denti, fu quello dei feudi. Il conquistatore normanno, conte Ruggiero, il quale intraprese quella crociata coi tesori rubati ad alcuni mercanti amalfitani, concedeva a.i suoi più fidi cam– pioni contadi, baronie, feudi, contrade (i). In seguito, per processo storico, il territorio dell'isola veniva a di– vidersi in tre grandi categorie: beni ecclesiastici, beni baronali, beni demaniali; dai quali originarono i tre bracci polilici: il militare, l'ecclesiastico, il demaniale, onde si compose il Parlamento siciliano fino alla costi• tuzione del 1812. Scrittori dei tempi ci ricordano come in Sicilia, fin dai tempi anfr::hissimi, esistesse una categoria di pos– sessori a titolo di veri proprietal'I, cOnservatasi altra.• verso le dominazioni bizantina, araba e saracena; come i saraceni avessero obbligato a pagare un tributo quei possessori, che non avevano voluto abbracciare la reli– gione maomettana; e come infine i normanni, i quali si diedP.ro il vanto di avere conquistata la Sicilia in nome di Dio, avessero sc!olti gli isolani da tutti quei vincoli, cui l'avidit..\ di Costantinopoli aveva saputo as– soggettarli, per sottoporli a nuovo inumano sfrutta– mento. Per siffatto modo, liberati i beni ùi quei ùelel'minati possessori n1,turalì da ogni gravezza, accanto alla isti– tuzione dei feudi si veniva elaborando una nuova ca– tegoria. di beni, che presero nome di beni allodiali, come a dire, proprietà piena, assoluta, altrimenti detti haere• <litagia, o burgensatica. La Sicilia. moderna è tuttavia cosparsa da una fitta rete di siffatti beni, che corri– spondono a piccole proprietà. in via di dissoluzione sotto la pressione della gran<le proprieta. terriera. I proprietari di essi beni, d-etti ancora borgesi, chiusi nel bozzolo del loro piccolo campicello, condannati a vivere tutto l'anno di fave, di fagiuoli, di pasta fatta di farina o peggio, costituiscono i crani anticollettivisti, ( 1 ) Un contado risultava di più barvnie; una baron:a di più (,;udi. B o 10 eGa 1.. tnu rna l;U le forze antagoniste al moto emancipatore dei proletari. Egoisti, avari, avvezzi a guardare d'alto in basso i mo– renti di fame, usi a riconoscere nel signore e nel prete un essere superiore, non sono capaci di concepire la. benchè menoma idea di solidarintà sociale. Nei paesi dell'interno dell'isola. tu vedi ancora. nelle chiese la moglie del bo1·gese aJ>pa.rtarsi per sfuggire la conversa– zione delle villane; il bo,•gese eludere la compagnia del villano e cercare di accompagnarsi a chi occupi un gradino piuttosto elevato in questa nostra scala socia.le . Per sò stessi, quei cervelli non comprenderebbero mai il socialismo. L'usura, l'ipoteca, le tasse e le imposte, rodendo il bozzolo in cui sono racchiusi, finiranno col– l'esporli agli attacchi o della f'ame o <lei freddo o della inva<lente emigrazione: essi allora solamente verranno al socialismo. Nel linguaggio siciliano, oltre la parola borgese, si conserva ancora traccia della parola feudale bu,·gensa– lica, sotto il nome di borgesaggi, ma con significato diverso. Infatti, mentre nell'età di mezzo burgen.satica significava piccole disteso di terreno esenti da gravezze; nel linguaggio capitalistico la parola borgesaggio ci dà l'idea d'una grande proprietà, a coltura estensiva, con armenti, vaste ma,ndr~ di porci, buoi, vacche, cavalli, e grandi caseggiati. L'intorno dell'isola è sparso di siffatti borgesaggi, simboli delle miserie organiche e psicologiche di tutti quei bovari, capra.i, porcai, contadini che vi abitano. In essi, accanto al castello merlato, allo inferriate che lo circondano, si erigono meste casupole, costruite di paglia e di fango, dove il villano non ha modo di ripa~ rarsi dal freddo, malgrado ,·i giaccia unitamente alla famigliuola., all'asinello, al porco, al cane, alle galline~ .. Abbiamo detto che, accanto alla proprietà. baronale, sorse in seguito la proprietà. ecclesiastic,1 1 che possiamo definire una differenziazione di quella feudale. li prin– cipio fondamentale che la governa è: Nessuna ter1·a senza decima. Quando R.uggiero, principe CJ'istianissimo e ladro nel contempo, si accorse che con la spada non a.Yrebbe potuto asservire e sfruttare ad libitum le po– polai.ioni siciliane, ricorse all'opera del prete, questo mago o fattucchiero, il quale, dispensando ai più buoni felicilà nel regno dei cieli e ai più ricalcitranti castighi e pene in eterno, 8erviva meglio alla bisogna. Per in– graziarsi la schiatta di Lojola, Ruggiero donava a chioso, a vescovi, ad abati, tenute, campi, castelli, luoghi pe– scherecci, fiumi, montagne, boschi, città, saline, tonnare. I benefizi, ossia fondi trasmissibili da famiglia a fami· glia, a condizione che la famiglia designata a succedere contenga nel suo seno un prete, tuttora esistenti in Sicilia, i censi, o canoni, che gl'investiti di determinati beni pagano a dati .parroci o congreghe, dimostrano chiaro come in questa plaga non tutti siano scomparsi gli usi feudali; o ci ricordano le famose donazioni del– l'età. di mezzo. Le tonnare, le saline, le sorgenti d'acqua, i boschi di proprietà. esclusiva di date diocesi ci dicono come la proprietà. ecclesiastica non sia del tutto scom– parsa. O non fu ai nosfri tempi agitata la questione se in provincia di Girgenti debbansi ancora le decime al vescovo1 E non furono le ùecime la base della proprietà . ecclesiastica 1 La borghesia italiana nel 1860 faceva man bassa su tale proprietà, costringendo vescovi ed abati a ritirarsi nei loro palazzi, come aveva fu.tto fìn dall'epoca dei Comuni con i nobili, quando li obbligava a scegliersi stanza nelle gole dei monti. I liberisti ebbero parole di

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