Critica Sociale - Anno VII - n. 19 - 1 ottobre 1897

298 CRIT !CA SOCIALE dal paese conquistato. Non un centesimo dei redditi pubblici delle Indie, dell'Egitto o di Cipro passa nelle casse del Governo inglese, che spesso anzi aiuta di prestiti generosi le sue colonie. r van– taggi di carattere politico, che l'Inghilterra ritrae da esse, sono indiretti: perchè le colonie le dànno modo di mantenere un vasto esercito sparso per tutto il mondo. Questa superiorità materiale e mo– rale dell'amministrazione inglese è poi messa in maggior rilievo dai regimi che la precedevano nei paesi co·□quistati: e quando si pensa che in Egitto ed a Cipro essa ha sostituito il GoveL·nodei rapaci pascià ottomani; che in India essa ha messo fiue alle spAdizioni sanguinose dai rajhas, l'ammira– zione che essa genera pare ampiamente giustificata. Ma il fatto reale è che l'Inghilterra non usa i vecchi sistemi di sfruttamento milita1·e, non per un senso superiore di giustizia, secondo l'illusione veneranda di John Bull, ma perchè essa ha sco– perto ed applicato uu sistema di sfruttamento nuovo, di gran lunga superiore all'antico. I suoi mali, non meno terribili e dolorosi, soao pure di tipo origiaale, e si vaano manifestando lentamente, ragione per cui e·ssi non impressionano ad una prima osservazione superficiale. L'Inghilterra ha trovato ed applicato un nuovo sistema di sfruttamento sociale in opposizione allo sfruttamento militare; ed é il sistema capitalista. I suoi caratteri principali, in cont1·asto con quello, sono: la sostituzione della schiavitù impersonale economica alla schiavitll personale politica; la crea– zione del proletariato industl'iale nel posto del conta– diname; la moltiplicazione dell'energia lavoratrice, la rapida continua trasformazione degli strumenti del lavoro in luogo dell'antico conservatorismo agrario. Questo sistema, le cui conseguenze interne, benefiche e malefiche, sono troppo complesse pe1· poter essere qui esaminate, ha naturalmente le sue appendici esterne: esso ha pure trasformato la con· quista e il carattere dello sfruttamento conquista– tore; sostituendo alle violenze, alla rapacità. perso– nale dei governatori e delle amministrazioni, lo sfruttamento commerciale. Così, mentre le ammi– nistrazioni politiche delle Indie e dell'Egitto corri– spondono perfettamente alle idee ed ai sentimenti di giustizia e costituiscono un immenso progresso sul passato; l'egoismo sfl'Uttatore della conquista, deposte giù le armi e gli ordigni del fisco, entra nel paese liberato sotto la placida veste onorata del mercante. L'Inghilterra, che non ruba un sol centesimo dalle casse dell'amministrazione indiana, e che anzi, di tratto in tratto, vi lascia cadere qualche elemosina sontuosa, ha fatto delle llldie, ha· fatto dj tutti i paesi semibarbari in cui essa è entrata, un grande campo di caccia pei suoi capitalisti, pei suoi industriali, pei suoi commercianti avidi di guadagni. E nello stesso tempo ha avuto la soddi– sfazione di potersi proclamare benefattrice del ge– nere umano, di poter mostrare al mondo di aver liberati i popoli vinti dalle unghie degli antichi mostri che ne facevano preda. Nello stesso modo i romani, meutl'0 introducevano il loro terribile sistema fiscale, che doveva inaridirli ed esaurirli, nei paesi conquistati, potevano vantarsi di avere fermate le conlinue zuffe sanguinose, le barbarie crudeli da regione a regione, da tribù a tribù, di avere iniziato nel mondo il novus ordo virgiliano: la pace universale. . . . La radice dei mali che risultano da questo tipo di sfruttamento di un popolo da parte di un allro popolo, di una società. da parte di un'altra società, sta nella sottomissione degli interessi, della B1b 1oteca Gino H1arco intera vita economica della società dominata, agli interessi della socialà dominatrice. L'India ci pre– sterà un esempio perfetto di questo fenomeno. La vita economica delle Indie, prima della con– quista inglese, rassomigliava assai a quella dell'Eu– ropa nel medioevo. Essa era a base agricola e CO· stituiva una specie di vasta conglomerazione di microscopici organismi. Ogni città, ogni piccolo Stato provvedeva a sè stesso, ed il terribile flagello delle società puramente agricole, la carestia, era combattuto sapientemente con un.sistema di decime in natura, il cui prodotto veniva conservato in gran.di magazzini pubblici. Essa non aveva prole– tariato, ma l'aPtigianato in tutto il suo fiore. I mali di questa società di tipo semplice e patriarcale de• riva vano dal milital'ismo invasore e spoliatore: erano specialmente le battagliere e povere tribù della montagna del Nord che di tratto in tratto piombavano giù nella fertile valle del Ganga, fra le sue popolazioui ricche ed imbelli, facendo for– midabili razzie. La conquisla inglese ovviò a questo male, prov• vedendo le popolazioni della pianura di un forte strumento di difesa ed assicurandole per sempre dalle incu1•.sioni devastatrici dei montagnardi: e questo fu un bene. i\fa nello stesso tempo, pei suoi speciali scopi e interessi, essa inoculò a queste so– cietà agricole patl'iarcali due malattie della civiltà industriale: la disoccupazione e la crisi. L'invasione delle merci inglesi, sopratutto dei tessuti di cotone, fu il principio della dissoluzione dell'artigianato indiano; tanto pitì grave di quella che colpì la stessa classe all'alba dell'era indu– striale iu Europa, in quanto che, invece del pas– saggio dall'artigianato al proletariato, si ebbe ivi il rngresso dall'artigianato al contadiname. Gli in– dustriali inglesi, che avevano .a casa propria una furmidabile sovrapproduzione di merci, non erano interessati allo sviluppo del sistema industriale nelle Indie, che cominciò ad attecchire solo un venti anni fa, quando parecchi capitalisti inglesi pensarono di trasportare le loro filande di cotone sul luogo dove il cotone era prodotto e dove i tes– suti dovevano essere venduti. Pjù grave ancora è stata l'inoculazione della crisi agraria. I grandi mercanti di grano inglesi intro– dussero nell'innocente mercato delle Indie un ter• ribile elemento dissolvitore: la speculazione. Ad esso si dovette un periodo di continuo, anormale ribassamento del prezzo del grano: tanto più. anor– male in quanto che portava esso stesso ad una disintegrazione della cultura. La carestia, che grazie ai sapienti provvedimenti dei Governi locali aveva assunto nel paese, per così dire, una forma mite, rincrudì improvvisamente, e quest'ultimo secolo di dominazione inglese ha visto il terribile flagello passare otto o dieci volte sulle campagne dell'India, spopolandole. Ed, ironia suprema, in conseguenza dell'elemento speculativo introdotto dai commer– cianti inglesi nel mercato del grano, quando l'in– tero paese, come avvenne l'anno scorso, è attra– versato dallo spettro della fame, ed intere popola– zioni ischeletriscono e muoiono per mancanza di pane, dai porti di Calcutta e di Bombay partono le navi sopraccariche, che vanno a portare il supplemento di cibo necessario alla Gran Brettagna, che Ol'mai, agricolarmente, non produce che uu quarto delle provvisioni necessarie al mantenimento della sua popolazione, enormemente moltiplicata sotto l'albero d'oro della sua prosperità industr·iale e commer– ciale. . .. L'asservimento economico, corollario necessario dello sviluppo del sistema capitalista creato dall'In•

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