Critica Sociale - Anno VII - n. 18 - 16 settembre 1897

6 CRITICA SOCIALE 287 far la lotta contro quella classe determinata che si trova in quel paese, anzi contro quelle certe per– sone che si chiamano cosi e cosi e vivono così e cosi. Se voi concretizzate le questioni, se le localiz– zate, se lo personHìcate, quella stessa goute che prima sarebbe restata indifferente davanti a un terremoto universale, si appassionerà ora per una questione di un soldo. Data questa disgraziata condizione delle masse italiane, occuparsi solo di azione politica è come dar colpi nel vuoto. Bisogna, dove è possibile, dedi– care tutta la propria attività a fomentare le lotte economiche, che rigua1·da110 interessi chiari e im– mediati; se voi sotto la bandiera socialista riescite a fare una lega di resistenza e a determinare uno sciopero, educherete !a coscienza di classe mille volte meglio che facendo mille discorsi elettorali; e nel giorno delle elezioni l'operaio non avrà bi– sogno di tante parole per capire che deve votare pel socialista contro il conservatore. E, dove uno sciopero è scoppiato, si può esser sicuri che poche teste sventate si sentiranno il prurito di fare i so– cialisti, perchè capiranno che il socialismo non con– siste solo nel fare e nel sentir dei discorsi e nel– l'andare a votare. Dove la lotta economica non è possibile, ivi bi– sogna trovarle un ~urrogato, il quale non sarà mai la lotta politica. Qui è necessa1•io dedicarsi con tutta l'anima alle lotte amministrative e considerare le lotte politiche come un corollario di quelle. È un fatto che in Italia, salvo in poche città più ci– vili del resto della penisola, la base delle lotte po– litiche è tutta amministrativa: quando si tratta di eleggere il deputato, la gente va a votare non perchè gliene importi nulla di vedere entrare in Parla– mento il seguace di un partito anzi che di un altro - quasi sempre il candidato non ha partito - ma perchè quel candidato rappresenta un ~ruppo am– ministrativo anzi che un altro. Noi dobbiamo saper approfittare di questa condizione cli cose e portare tutta la nostra attività in quQsto lotte. Solo dobbiamo entrar in guerra dopo aver capito prima ben bene che cosa è H socialismo ed esserci convinti che per essere socialisti non basta fare in periodi elettorali una lista di candidati diversa da quella dei conserva– tori, ma è necessario affermarsi su un programma, pratico, concreto, compilato a posta pet· il Muni– cipio pel quale si lotta, dopo aver studiato accu– ratamente le cifre del bilancio municipale. Il nostro attuale programma minimo amministra· tivo è assurdo, perchè suppone un Municipio astratto, nel quale si deve introdurre una serie di riforme astratte. Ebbene, domandate in generale l'abolizione del dazio consumo, e nessuno darà importanza alle vostre parole, se pure tutti applaudiranno alle vostre patetiche perorazioni sulla imposta infame; studiate invece le tariffe daziarie del vostro Comune, pro– ponete la riduzione di due centesimi sulla farina; a riempire il vuoto del bilancio, dichiarat~ che sarà necessario aumentare progressivamente la tassa di famiglia, la quale cadrà precisamente su quelle date persone; e i vostri uditori s'interesseranno tutti alle vostre parole, si agiteranno, si .schiere– ranno pro o contro le vostre proposte, o la lotta di classe sorgerà. E inutile dil'e e spiegare in generale che i ser– vizi pubblici debbono esser condotti in economia e non appaltati; studiate invece il contratto che il Comune ha fatto con l'appaltatore di una strada o dell'illuminazione serale, cercate il punto debole del contratto, fate spietatamente i conti addosso all'appaltatore, misurate i metri cubi di pietre e gli ettolitri di petrolio, comunicate al pubblico i risul– tati delle vostre ricerche, fate delle proposte con- V crete, e vedrete che la lotta intorno alle 1•osll'e pro– poste nascerà da sè. Un programma minimo amministrativo fissato dal Congresso e generale per tutta Italia è un as– surdo; i programmi amministrativi debbono cam– biare da paese a paese: li si tratterà di abolire una banda musicale, altrove di sopprimere il sus– sidio alla festa annuale del santo patrono, altrOVf;' di fare un lavatoio pubblico, e così di seguito. E necessario che ognuno faccia da sè, adattandosi alle condizioni locali, senza aspettare i lumi del Congresso, che non può darli. Tutto questo richiede uno studio minuto, lungo, paziente, che pochi si senton voglia di fare. A che perdere una settimana di tempo a studiare un con– tratto d'appalto, quando in dieci minuH su un opu• scoletto di un soldo ci si mette in grado di fare una bella conferenza sulla socializzazione delle mi– niere1 È vero che nell'uditol'io non ci sono nè pa– droni nè operai minatori, ma appunto per questo tutti si troveran d'accordo o applaudiranno e di– venteranno socialisti; invece a parlar delle tariffe daziarie, dopo una settimana di studioi c'è da vedel' dividersi l'uditorio in due parti e Vfllar le panche per aria; che gusto ci può essere a farsi scavez– zare il collo, mentre è tanto più facile farsi ap– plaudire! Quando nelle questioni amministrative ci saremo affermati con proposte che, favorendo gl'interessi del proletariato, danneggino direttamente e chia– ramente gl'interessi della borghesia alta o bassa, possiamo esser sicuri che ci seguiranno solo quelli che naturalmente possono seguirci. Conquiste ne faremo poche, ma saranno buone e sicure; la spe– ranza di figurare nelle statistiche elettorali per mi– gliaia dì voti, dobbiamo smetterla per parecchi anni; ma avremo dei piccoli nuclei socialisti, omogenei, compatti, coscienti, i quali, come le vergini della parabola, sapranno aspettare lo sposo, e in un mo– mento r·ivoluzionario - per carità, non parliamo di questo! i socialisti elettorali conquisteranno tutto legalmente - e in un momento rivoluzionario sa– pranno imporsi colla forza morale e trascinarsi dietro le masse. Seguendo una via diversa avremo certa– mente Circoli apparentemente popolati e moltis– simi voti nelle elezioni; ma quando lo sposo verrà, quella gente si farà trovare colle lampade spente e o scapperà a nascondersi nelle cantine, o, se qual– cosa farà, lo farà a vàn vera e manderà tutto in rovina. In molti paesi d'Halia, se abbiamo vera coscienza socialista, noi dobbiamo capire che ci è assoluta– mente impossibile diventa1·e presto maggioranza; dobbiamo avere il coraggio cli adattarci a restar minoranza fino a tempi migliori. Questi tempi mi– gliori verranno o quando le condizioni economiche locali sieno mutate; oppure quando il partito, di– ventato maggioranza vittoriosa nei luoghi più for– tunati, dia mano forte alle minoranze sorelle degli altri luoghi, perché possano prevalere sui partiti avversi e conse1·vare la prevalenza con quei mezzi, che verranno richiesti dalle cil•costanze; e allora sarà quel che sarà. Ma perché in tempo oppor– tuno il partito possa fare il suo dovere, bisogna che si conservi puro e cosciente; e io son convinto che, specie nell'Italia centrale, ogni eccessivo au– mento nel numero dei socialisti sia un fenomeno tutt'altro che consolante; bisogna prendere tutte le precauzioni perché non avvenga, e, dove è av– venuto, bisogna combatterlo. Tutta questa riforma nella composizione del par– tito, nei sistemi di propaganda, nelle maniere di lotta, come abbiam detto, non può essere Gpera di un momento, nÀ può esser data da un voto di Congresso; ma il Congresso qualcosa può sempre

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