Critica Sociale - Anno VII - n. 18 - 16 settembre 1897
B 284 CRITICA SOCIALE renze liberalesche, di infrenare le vittorie non tanto dei socialisti, quanto della solita bestia nera, spau– racchio accattato per gli imbecilli, intendiamo dei clericali! (') Sì, tutto questo è ancor• più misero, è ancora più vile di ciò che il Kautsky tratteggia: ma la sostanza fondamentale è la stessa. Se la Germania non rispecchia con esattezza l'Italia dell'oggi, ben essa, crediamo, rispecchia quella del prossimo domani. FILIPPO 1l 1 URA'fl, (') I.'articolo cui alludiamo, a firma del noto F., vecchia co– n<1sce::u. dei nollrl lettori, si legge nella Pro-clttcla ~t Brc•cla I! corr. ed è un ca.poluoro di gesuitismo liberalesco i 1ali:1.no . SOPRALAVORO ES VRAPRODOTTO Nell'ultima nota. con cui il direttore della Orilica ha. voluto accompagna.re, sulla soglia della. orlodossia. dei suoi lettori, il nostro articolo circa le otto ore di la– voro (1), c'ò troppo ... soprala.voro marxista, perchò noi possiamo non rispondere. Per dimostrare cho la. riforma delle otto ore in pieno. economia ca.pita.listo.si trovavo. in contraddizione fla– grante co lla teoria del pr ofitto del Marx - il mio scopo, si capisce, era quello di dar torto non ai fatti, ma a.Ila teoria - mi ero servito di un certo esempio. Avevo supposto: sia l'operaio A che lavora 12 ore, 6 di lavoro necessario e 6 di sopralavoro. li profitto tlel capitalista. <li A sarà, in questo caso, di 6 ore. Ammettiamo adesso cho, restando invariato il salario ell aumentando la produttività. del lavoro in ragione dello abbreviamento della giornata, producendosi, cioè, in 10 ore quello che prima in 12, il lavoro complessivo di A venga ridotto a IOore. In tale ipotesi A, ricavando con IOore di la– voro la stessa quantità. di prodotti cho un tempo con 12, potrà. ottenere con solo 5 ore di lavoro necessario quella somma di prodotti salario elle otteneva prima con 6 ore. li sopra.lavoro rimarrà. così di 10 ore lavoro totale, meno 5 ore lavoro necessario, = 5 ore. Secondo la teoria marxista, il profitto sarebbe <lunquediminuito in questo caso di '/•. Che cosa ci risponde il nostro caro Turati 1 « Tutta questa argomentazione non è che un sofisma bello e buono. So infatti le 10 ore di poi producono quanto te 12 di prima, le 5 ore di sopralavoro equivar· ranno alle 6 e<l il profitto non sarà. diminuito di nulla. li capitalista. non ~ucra sulla. durata astronomica del lavoro, sibbene sulla. sua intensità. Se ciò.,nonfosse, un operaio lentissimo darebbe maggior profitto d'un ope– raio solerte! • Ebbene, caro Turati, con questa. proditoria noticina. tu sei riuscito forse a parere, agli occhi di molti, il salvatore di Marx nel momento stesso in cui, novello Maramaldo, gli regalavi l'ultimo colpo. Anzitutto, ammesso pure che quest'azione dell'inten– sità. valesse a rendere conciliabile colla. riduzione della giornata la teoria. marxista. tlel proflttù, la teoria. mar– xista del profitto e l'accomodamento che tu ne hai ten– tato resterebbero erronei per mille altre ragioni. Noi abbiamo sempre sostenuto, o non ritiriamo, che la. teoria marxista. del profitto è sbagliata per questo: che confonde il sopralavoro coi prodotti del sopra– lavoro. IL profitto deriva dal sopra.lavoro, ma non· è, per ciò ( 1 ) c,·mca Sociale, 1897, n. 16; pag. MS, t:)t;d 1.:.1 a solo, il sopralavoro; così come l'effetto deriva dalla causa, senza essere, per questo, la causa. li profitto consiste, in sò stesso, non nel sopralavoro, ma nei prodotti del sopralavoro; nei prodotti positivi e concreti che servono a soddisfare i bisogni del capitalista. Sup– posto, ad esempio, che l'operaio A produca. con 6 ore di lavoro necessario sei misuro di granoturco, e con 6 ore di sopra.lavoro 6 misuro di grano, il salario non è dato dallo 6 ore di lavoro necessario, ma dallo 6 misure di granoturco; il profitto, non dalle 6 ore di sopra.lavoro, ma do.Ile6 misure di grano. L'errore della teoria marxista. è quello a.dunque di confondere la causa coll'effetto, di considerare i prodotti non nei prodotti, ma nel lavoro. Per Marx il profitto consiste nel sopra.– lavoro; per noi invece il profitto sorge dal soprala.voro, ma consisto nel sovraprodotto . . .. Ciò post o, esam iniamo le differenze che vengono ad intercedere, da.ti i due diversi criteri, nel caso di un aumento d ella pr oduttività. per opera d'una diminuzione della giornata. Quando A comincia a ricavare la stessa quantità di prodotti in IO ore anziché in 12, per noi il profitto resta eguale in quanto l'operaio ottiene, non importa se con un'ora di lavoro di meno, le stesse 6 misure di grano. Per il Marx turatiano invece il profitto reste– rebbe eguale in quanto, producendosi in 5 ore ciò che prima in 6 1 il soprala.voro di 5 ore sarebbe più denso che quello di 6. Alleluia! grida il Turati; il sofisma. di quel tale Gra– zia.dei è disfatto. - No,caro Turati; il sofisma resta, ma dalla parte tua o del tuo Marx. Certo: siccome i prodotti si creano col lavoro, una modificazione in una certa quantità. di prodotti implica. sempre una modificazione nella durata e nell'intensità. del rispettivo lavoro. Da questo punto di vista un'alterazione in una data massa di pro<lotti si può sempre rappresentare aritme– ticamente con un'alterazione quantitativa o qualitativa del lavoro relativo. Ma,rispetto alla logica, quale differenza fra il nostro criterio e quello del Marx! Noi diciamo: il profitto con– siste nel sovraprodotto. Perciò, giacchè in questo caso il sovra.prodotto ò rimasto, come prima, di sei misuro di grano, il profitto non ha subita modificazione alcuna. Il criterio, come si ve<le,oltre a presentare la massima semplicità, è unico per tutte lo circost.anzc. Secondo il Marx, invece, si devo partiro dal sopra.lavoro (5 ore), guardare quanto prodotto esso dà (6 misure di grano), stabilire il rapporto che passa fra il nuovo tempo di lavoro e l'antico prodotto (maggiore densità delle nuove 5 ore di sopra.lavoro), rappresentare infine il pro• dotto col nuovo lavoro (6 misul'c grano = 5 ore sopro.– lavoro). Il vero motore di tutto il processo, in fondo, è quel prodotto che viene sempre ricacciato in seconda linea; e il lungo viaggio si risolve, da ultimo, nella so– lita illogicità. di scambiare l'effetto con la. causa, il prodotto col lavoro. Su questa fonda.mentale differenza di rappresentazione se ne erigono poi molto altre. Nel caso della diminu– zione della giornata, mentre, dato il nostro criterio per cui il profitto consiste nel sovraprodotto, il profitto si conserva eguale in quanto è 1·imasto, prima come dopo, di 6 misure di grano, dato il criterio marxista secondo cui il profitto consiste nel soprnlavoro, il profitto di– viene eguale in quanto le 5 oro di sopra.lavoro elevino il loro valore sino a· quello dello 6 ore di prima. Pel
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