Critica Sociale - Anno VII - n. 18 - 16 settembre 1897
282 CRITICA SOCIALE lo realtà tutto ciò non ru che un equivoco. Nelle lettere e scritti di Lassalle nè quella frase, nò altra equ11>ollente ru mai potuta scovare: si trovò qualche cosa d1 analogo rn un suo discorso, riferito a senso, nella Storiadelt"agitaztone lassaltiana di Bernardo Becke1\ ma ivi il Lassallo aveva detto in sostanza che _pr~gressisti e _r~azionarii, malg1'aclo i loro anta– gomsmt e le loro d10eronzo, rappresentano enh'ambi una corrente reazionaPia di fronte al socialismo : aveva cioè parlato esattamente nel senso del Ara– nifesto ('). Or, a che si dovetle la formazione del mito! Il Kautsky ce lo spiega assai bene, e le osservazioni del valoroso marxista tedesco si attagliano così bene anche ai casi nostri, che non ci sappiamo tenere dal riprodurle. Egli ò- scrivo il Ifautsky (') - cho quella. frase (l'imica ma.ua ,·ea:ionat·ia) si cont'acovaallo necessità.del no~ stro partito ancor debole o che, nel grande partito pro– gressista, abbracciante tutto lo frazioni democratiche, dovoa ravvisare il più forte ostacolo al proprio sviluppo. Era l'epoca. in cui si poneva il massimo dei nostri intenti nell'atrrancare il proletariato dalla democrazia. borghese: non si vedevano ancora Jo difficolla della. Jotla contro la. società. attuale i ci parevo. di essere l'esercito d'Anni• baio davanti allo sue porte, o che un paio di viitorio l'avrebbero forzata a capitolare. Tutto ciò che non avesse il socinlismo per fino immediato ci pareva forza. sprecata. Quando la questione dei dazi protettori ci sembrava un dissidio domestico della. borghesia., di niun interesso pel • proleto.rio.toi quando non si voleva saperne di leghe di resistenza. e di scioperi, perchò questi non intaccano il e sistema. » del salario; fu allora che nacque la frase dello. < massa reazionaria unica ». Marx odiava questa frase cos} equivoca e cosi alta a render più ditncile la conoscenza dello vere condizioni della lotta di classe proletaria. Ammesso, infalli, cho di fronte a noi tutti gli altri partiti, tutte lo altro elassi non siano che una sola.massa reazionario, qual neccssitù. <li stuùia.rne lo differenzoi Si combatteranno tutti a<.I un modo o assisteremo indirferenti, colle braccia incro– ciato, alle loro lotte inteslinc. Mu, in realtà, l'organismo della socicli, borghese non è cos\ semplice come quella. fraso farebbe supporre. La. società. borghese si suddivide in classi lo più diverse, c?g~i i_ntcrcssi i più diversi o i più variamente aggro– v1ghat1, cd è la risultante del loro conflitto quella che determina il movimento della. storia. l"u appunto la frase della e massa reazionaria unica » che giù. mi spinse a dimostrare (nell'opuscolo e Gli antagonismi di classe n~l 1789 ») come l'epoca della Rivoluziono francese non ci Oifl'a gii~ il fenomeno di duo campi nettamente di– stinti, mentre invece da una parto il terzo stato dal– l'altra la massa dei reazionari, abbraccia.vano le ~lassi più diverse, che si combalt(n•ano nel modo più aspro, o mutavano colla maggior facilità. le loro alleanze. Nep– pure la Rivoluziono riescì a rondero durevolmente i propri avversari in una. massa omogeneo.i anzi al suo su~cesso contribuirono non poro i loro conflitti. Ognuno po, sa come, di riscontro, anche i partiti rivoluzionari si dilaniassero fra loro, mossi non già da ignoranza. o malizia, ma. dalle loro condizioni d'esistenza, e corno ciò desso alla Rivoluzione la sua impronta caratteristica. Nè altrimenti avviene oggidl. La democrazia socialista ( 1) Dle Ge,cll.fchte elnt~ SchlO!}JICOrt,: ln Nau• Ze1T, tS9$-!17, n. 43. (') Dle prtus1t1che11 Landta111wa11ten una dle reaJctt<mlìre Ma 11e: In NJIL• 7.l!IT, f&95•9i, N. U (7 11gr1to !17). Lu,v e.I IV a.J e I V va ognor più acquistando rorza ed in0uonza; eppure nelle schiero avversarie non constatiamo già un concentra– mento progressivo in un'unica massa, anzi le vediamo snodarsi in innumerevoli partili e tendenze, mentre i loro reciproci antagonismi, lungo dal sopirsi, s'accen– tuano sempre più, man mano si sviluppa il sistema ca– pitnlistico di produzione, che estende il malef:serc la miseria, l'incertezza., la. diSJloraziono, costringe ciasc1 1 1110 a pensare alla propria salvezza a. spese del vicino ora traballare i puntelli dell'ordino vigente. Malgrado il suo diffonde,•,;, la democrazia sociali,ta 1a1·el>be a1ico1· oggi impotente ove si trovas,e di fronte gli avversari in 1:m'unica massa naziona1'ia. La sua. rorzo, la possibilità ch'ella ha d'un'azione pratica. le de– riva.no appunto dalla mancanza. d'unione negli av,·ersarì, dalla circostanza che or uno, or altro di questi hanno comune con essa la.luno dei suoi,fini prossimi. 11. vviene, ò vero, che talora tutti gli altri partiti si coalizzano contro la democrazia socialista, ma non mai per lungo tempo, nè ad ogni modo poi tempo bastevole alla. for– mnzionc d"una. massa. compatta. Sonza. dubbio, come ò impossibile precipitare in modo durevole in una sola massa reazionaria i nostri avver sari, è altrettanto impossibile la riunione duratura della massa degli oppositori in un solo JJtLrtito.I tentativi ri– petutamente fatti, in regioni economico.mente arretrate d'attirare nella. democrazill socialista ceti popolat'i no,: ancora. caduti nel proletariato, con interessi elio non coinchlono in tutti i punti essenziali con quelli del pro• letu.riato, clo\'0110 necessariamente o fa.lliro ovvero quando riescano, portare nel nostro partito il germ~ dello scisma. Altro è contrarre con frazioni o classi a. noi vicine un compromesso per un'azione camuno tem– poranea, altro volerle incoq>0raro definilivamonlo nel nostro partito. E fatale che, per sitT1.Ltti ceti lottanti momentaneamente a fianco del proletariato, sorga o tosto o lardi, il giorno, in cui il loro interesso si ri~•ola in– compatibile coll'interesrn del proletariato. un comj,ro. mosso tempora.neo, che s'abbia stretto con loro non ò d'osto.colo a che in quel g-io1•110 s'imprenda a.combatterli; n~entre, ov·cssi appartcnga110 al nostro partito, quel g1~rno segnerebbe la r.ottura della sua compagine. E verissimo che il proletariato non ò oggi abbastanza forte per fare, da solo, della politica. pratica, e che, s'ei vuol conseguire qualche successo, devo unirsi ad altro classi ad esso vicine. Ma quest'aziono comune con altri partiti non ,·uol essere elio temporanea, nò do"e mai rioscire a sopprimere od anche soltanto a.d a.ttenuaro il carattere proletario del nostro partito. Insino a elio siffatto carattere verriLda noi conservato al partito, nessun timore che questo abbia a corrom– persi nell'aziono comune con altri partiti, per quanto no possa nascere occasione ad inconvenienti, inevitabili del resto anche in altre contingenze. Ma se noi quel carattere proletario si ponesse da parte, ecco che il terreno verrebbe a mancarci di sotto ai piedi, eccoci ~irnnire, novelli antisemiti, un giocattolo in balla ngli rnleressi più contradditlol'ii. Pei·icoloso non è già il comp,·omesso per l'azione i lo è invece it comprome110 net fWOgl'amma. (1) , Lo scrittore tedesco passa qui ad approfondire I esame delle presenti condizioni della Germania ( 1) Speriamo che il memore lettore constaterà In quesln recente prosa del Kauuky la risponden~a perfetta a tutto cl~ che noi abbl:1n10 aempre I\Uerito e 101te11uto in materl:1. di tattica. (:Yota cklla CRITICA).
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