Critica Sociale - Anno VII - n. 16 - 16 agosto 1897

CRITICA SOCIALE 247 il cammino. Denunzie per pretesti fiscali, cavillose inframmettenze del tribunale e della polizia, tutto ciò che un Governo di classe, cretino o senza scru· poli come il nosh·o, può escogitare a nostro danno. Vedete come è combattuta. angustiata, molestata anche quella cooperazione che non ha nò apparenza, nè sostanza socialista, e che si raccomanda ai go– vernanti come strumento di sociale pacificazione: quella di cui è, o si dice, apostolo persino l'attuale ministro del tesoro. Pensate alla sorte toccata in Senato al recente disegno di legge che aumentava di cento mise,·abili migliaia di lire la cirra mas• sima degli appalti alle Cooperative di lavoro. Questi segni semaforici vi dicono abbastanza quali alisei spirino in alto per ogni tentativo che ostacoli, in qualsiasi guisa, la speculazione borghese. Ma \ 1 olontieri abbiamo supposto che voi di tutte coteste angherie foste riusciti vincitori. Eravate alla meta, toccavate le prime aiuole della terra promessa. Ed ecco il Governo vi accoppa senza complimenli. E il Governo, dal suo punto di vista - sul ter– reno da voi riconosciuto tlella lotta di classe - ha perfettamente ragione. Il Governo non può tollerare che la sana idea della cooperazione sia torta a strumento di sov, 1 ertimento politico. Perchè esso debba (anche non volendo) tollerarlo, convien prima ave1·e conquistalo qualche gua,·euligia ele– mentare di libertà. Questo non curando, voi met– tete il carro avanti i buoi e rotolate inevitabil– mente nel fosso che costeggia la strada. Questa p1·evisioue cosi facile ed inoppugnabile basterebbe, a senso nostro, a riso!\'ere la posta questione. Perchè il dilemma, che ne esce, è in– tuitivo: o le vostre Cooperative cresceranno stenle e malinghere e saranno altrettante fistole del no– stro partito, e non mette conto fondarle ; o ci da– ranno dei vantaggi reali e cospicui, e avranno preparato la preda per la bocca del lupo. Ma il primo co1·nodel dilemma è di gran lunga il più verosimile; per ragioni demografiche, eco– nomiche e morali ciel nostro paese e del nostro partito, nell'ora che ,,oJge. Delle quali al prossimo numero. F'JLIPPO '!'URATI. L'IMBOSCATA DELLE OTTORE Permetti, caro Turati, poche o brevi osservazioni al commento che hai fallo, nell'ullimo numero della tua Ct·itica, sul clamoroso articolo del Bebel circa. le otto ore di lavoro. Francamente a mc sembra che tu, essendoti occupato in modo troppo esclusivo di snidare un volgare qui pro quo della stampa avversaria, non abbi visto <1ualo fosse l'importanza reale delle parole del Bebel e quale indiretta.mente la giustificazione, per quel tanto di buona fede che contenevano, dei 1·ugia.dosi entrefilels della stampa borghese. Mettiamo, anzitutto, le cose a posto. Chiunque legga. spassionatamente ciò che l'Opinione, il Cw·tino, ecc., riferirono dell'articolo del Debel, dovrà. riconoscere che il pensiero del geniale agitatore no venne in fondo, più che falsato, riJ>ortato in una sua parte sola. E o non è vero che il Bebel nel suo articolo combatte l'atteggia.mento assunto dalla grande maggio– rania dei socialisti di fronte alle otto ore di la.voro1 E o non t! ,·ero che il Bebel rimprovera. alla grande mag– gioranza. dei socialisti di predicare le otto oro di la\'oro « senza entusiasmo e senza convinzione:., di avere dei oteca l 1no tjla o « dubbi assai seri sulla possibilità di realizza.re oggi una tale riforma:., di credere infine cho la sua realiz– zazione - concessane la. possibili fa.- dovrebbe avere por e scopo principale quello di dare occupazione ad un maggior numero d'operai:.? ]:; verissimo. Dunque la stampa avversaria, narrando, come real– mente reco, tutto ciò, non disse una cosa falsa. Di falso, o meglio di scimunito, non ci f'u che il titolo ch'essa impose alla. notizia. Essa doveva intesta1·O non glit: « Bebel contro lo otto oro di Ia,·oro », ma: « Bebol contro il modo di concepire le otto oro da parto della grande maggioranza. dei socialisti •· Mi paro che sia stato più che altro questo inrolicissimo titolo quello che ha esercitata sopra. di te l'aziono che un fazzoletto rosso sopra un torello. Quanto alla. parte dell'articolo che gli M'versari han tra \ascia.ta , sa ò vero che essi non dissero lo ragioni personali per cui il Bcbel si manieneva. favorevole alle otto ore, ò a.nche vero che l'atteggiamento del forte socialista si poteva facilmente presumere dtLquel tanto delle sue idee che era. già. stato rirerito. L",tttacco· del Bebel alla. concezione della maggior parto dei socialisti non ò altro, in ultima analisi, che la difesa più elllcace della. riforma delle otto ore . .Egli combatte il modo di pensal'e in proposito di molti socialisli, precisamente perchè un tal modo li conduce a sostenere le otto ore con « troppo poco entusiasmo», con e tl'OIJPOpoca con– ''inzione ». Chi dunque è più contro le otto ore: questo Bebel o questi socialisti? . .. Ciò posto, pare a me che l'importanza. oggettiva del• l'articolo del Bebol, quella importanza che tu non hai vista, stia essenzialmente nella batla!Jlia che esso apre contro le ideo di tanti suoi correligionari: nel connitto che osso, attraverso questa battaglia, rivela, tra i fatti reali della vita economica e le teorie marxiste. l..e accuse che il Bebel muove alla maggioranza elci suoi compagni sono anzitutto giustissime. 1~innegabile che i più tra i marxisti hanno sulle tendenze dell'eco– nomia odierna. un concetto assolutamente pessimista. Tutte le conferenze e gli opuscoli del nostro pal'tito una quantità, ad esempio, degli articoli cho sono ap– parsi sulla tua ste~sa Ol'ilica, narrano che si andri~ sempre di male in peggio, che i salari tendono inevi– tabilmente al minimo o lo oro di lavoro al massimo, e tanto altre cosette allegre ( 1 ). s: capisce, dopo ciò, come molti dei nostri compagni debbano sostenere la rirorma delle otto ore in piena. economia. capitalistica, assai più come un pretesto di agitazione pratica che non perchè essi credano sul serio alla. possibilità. di vederla realiz– zata nel sistema odierno. È verissimo inoltre che questi medesimi nelle otto ore di lavoro vedono principalmente un'arma con cui diminuire la disoccupazione. Hai un bel dire tu, caro Turati, che nessun socialista serio ha mai sostenuto ciò, e, citando un tuo opuscolo, in cui per tuo conto non l'hai sostenuto, nascondere sotto lo grandi ali degli errori da te non commessi, gli errori commessi dagli a.Itri. Potrei combatterti e nello stesso tempo gloriflca1•ti (1) Il nostro dotto amico e\•identemente - e ciO gli fa torto! - non legge la l'l·utca con aueuzione. Cl si JlOlrà Impiccare, non neghiamo, su due righe isolate dì qualche collaborator~. Ma la tendenza generale e costante nostra fu di combattere anzi questi semplicismi, e ce ne appelliamo alla buona memoria ,del nostri lettori. Basterebbe citare la lunga disputa sull'imposta progre11- siv:t, e altre e altre mollissime. (Nola della CklTICA).

RkJQdWJsaXNoZXIy