Critica Sociale - Anno VII - n. 16 - 16 agosto 1897

246 CRITICA SOCIALE dovemmo pur pensare e constatare che ciò non era nò poteva essere l'opera di un uomo, nò di alcuni uomini, per quanto intelligenti ed a.ttivi. Piuttosto concludemmo che, so ivi era possibile un Anscele, so ivi l'opera sua, coadiuvata da quella dei Voldcrs, dei Bertrand e degli altri, aveva potuto raggiungere un cosi alto g rado di pratica ofllcacia, era appunto porchò ossi ora.no figli di quel popolo, sangue di quel sangue, fra telli a <1uella. folla entusiastica.. L'isola si formava verchè il ma,·e em satw·o cli conchiglie. · Non giù. che quegli agitatori avessero dato, a quel popolo, una parte dell'anima loro; ma piuttosto essi riassumevano nella loro propria, con particolare in• tcnsità, l'anima fervente di <1uelpopolo. Nel qualo ra– gioni o di razza e di storia e di industrie sviluppate o di esempi e di esperienze collettivo dovevano con– correre a comporre quel carattere spiccato - così lii– verso dal carattere della e nuov;t Italia.», in genernle così apata., egoista, senile, pusillo o piccolo-borghese anche fuori della borghesia piccoltt o grande - il quale, malgrado il prepotere del partito eleric,tle al govcl'tlo e negli studi, permette t1rntogoloso amore di libertiL, tanto slancio verso la giustizia e il benessere collettivo. Un popolo, noi c1uale infine la propaganda è altrettanto in– coraggiata dai risultamcnti immediati, quanto in,·ece dai suoi frutti negatfoi, dalla sul\ impotenza. è scorag– gita ed ò snervata in Italia: dO\'Ccosi spesso potremmo rnr nostro il molto del poeta: nos canimus stt1·dis, e dove ai più tenaci cascano l'animo o le braccia. ( 1 ) Da quei giorni ad oggi sono trascor3i sei anni: lo11.gurn, aevi S]Jatiuni per una vita individuale, brevissimo, sei minuti appena, per la vita di una nazione. Certo, in questi sei anni, del cammino se n'è fatto; il nostro pessimismo (lo prevedevamo sulla fine di quel medesimo articolo) ebbe parecchie ragioni di anelare riconrortato: molti so1·di, a furia di gridar loro la canzone nelle orecchie, hanno co– minciato a intenderla, e molti 111,utt spiccicarono qualche parola; la semina frequente ha dato, sul terreno politico, macchie di buoni virgulti, e sul terreno economico, più secco e sabbioso, anche, qua e là, qualche stecco. 1'utlo questo alla superficie: guardiamoci bene dal sondw·e a fondo il terreno; lo troveremo supergiù quello stesso che era. Solo chi si tl'ova dentro in una delle macchie può illu– dersi che tutla la plaga sia rimboschita. È perciò che resempio del Belgio, a nostro avviso, non calza. Peggio aucora 1 calza a rovescio. E se noi andremo a rovistare i va1·i perchè del fiorire delle Cooperatil>esocialiste nel Belgio - e nel Belgio soltanto, si noti; non in Francia, non in Germania, non in Inghilterra ed in Austria, paesi pur tanto più progc.editi economicamente e politicamente rlel nostro - noi troveremo che ciascuno di quei pe1·chè è argomento e presagio sicuro del fallimento delle Cooperative socialiste che si fondaesero in Italia - o, che è ancor peggio, del partito socialista che le rondasse. Ili. La libertà politica. A noi manca, innanzi tutto, la libertà politica. E che c'entra! - si dirà forse. - Noi vogliamo fare delle società commerciali, di speculazione, ga– rantite da tutti i sacramenti del Codice di com– mercio. La libertà politica centra in tutto; in tutto ciò che i partiti popolari vogliono fare e tentare. Essa è la nostra aria vitale. Quest'aria vitale, nel Belgio, malgrado il prepotere al Governo dei cledcali, scorre a larghi fiotti pel paese. Quello è un popolo che della libertà s'è fatto abito e costume: minac– ciata, la difende in Parlamento, nelle piazze, a prezzo di sangue. Proprio mentre scriviamo, avrà ( 1) COOJ)tl'tUI0IU~ Fiammingo: in CRITICA soc1.u.t:, {$91, pag. !33. B b 1ot ca no ts a o luogo a Bruxelles la grande manifestazione anti– militarista che i socialisti hanno organizzato e alla quale h'arranno a migliaia e a migliaia socialisti e proletari di tutto il paese. Paragonate coll'Italia, dove basterebbe che quattro di noi si adunassero a dire male dell'ese,·cito, per essere sciolti. legati, inviati al reclusorio o a domicilio coatto. Politica– mente, dunque, è cosa risaputa, noi viviamo in un paese di briganti, dove tutto è lecito al Governo ed alla polizia: do,•e non v'è legge scritta che sia rispettata, quando il violarla può giovare ai po– tenti; dove non passa giorno che gli agenti del– l'ordine non commettano dei veri delitti. previsti dal Codice penale, colla sicurezza piena dell'impu• nilà. Voi dite che cotesto non c'entra 'l Or uoi vogliamo configurare l'ipotesi Ia più fa– vorevole alla tesi avv01·saria Vogliamo suppo1·1·e che le Cooperative socialiste italiane - questi arnesi di speculazione da servire al partito - possano impiantarsi e flol'i1·e.Non fioriranno come in Belgio, ma infine qualcosa 1·enderanno, che giovi a formare quella « base finanziaria» che tanto aneliamo: !e no, non ne varrebbe la spesa. Eccole dunque, coll'aiuto e col sacrificio del partito, rag– giungere un discreto grado di sviluppo: eccole venute al punto in cui potranno rendere al partito quel che ne ,hanno ricevuto, con qualche soprappill d'interesse. E perfettamente giusto: siamo sul ter– reno borghese. Ed eccole, coi dividendi, aiutare la nostra stampa, sov,•enire uno sciopero, creare una « casa del popolc » per le riunioni operaie. È il meno, non è vero 1 eh 'esse possano fare. Perchè se ci limiteremo, come suona il voto del Conllresso di Livo1·no, a imporre l'obbligo platonico a1 soci socialisti di Cooperative di versare, di loro inizia– tiva, al partito i dividendi che ne ritrarranno, non v'è certo chi si illuda che anderemo molto lontano. Salvochò non vogliamo anche creare una speciale polizia che riveda, a tutti i socialisti, i conti di casa. Or bene: arrh-ati a questo punto, principio della messe, non fa bisogno di essere profeti per anti– vedere 'luel che avve1·Pà.Avverrà che si presenta il Oove1·110, il prefetto, il delegato di polizia e, previo qualche ammonimento, o anche ea;-ab1·'u,pto 1 vi scioglie la Cooperativa, le Cooperative federate. Vo le scioglie, sicuro! Si potrebbe forse dubitarne? 'e hanno sciolto, per assai meno plausibili pretesti, a Milano, in Romagna, nel Mantovano, ecc. Ed erano, per lo pili, poveri untorelli di Cooperative, che non minaccia,•ano se non la fortuna di qualche piccolo usuraio di esercente, capoccia in questo o quel villaggio. Immaginate se si trattasse di forti federazioni, che dessero al partito socialista quei sonanti quattrini che voi fantasticate! E notate: lo scioglimento di un Circolo politico ò nulla; qnalchevolta viene in buon punto ad age– volare certe epurazioni necessarie e ditncili. Lo scioglimento di una Lega di resistenza (se ebbe la facile prudenza di non lasciarsi ghermire l'even– tuale peculio} è poco meno che nulla. La Lega si ricostituisce e io ogni caso (esempio il Cremonese) il lavoro che ha fatto, mentre visse, perdura negli effetti anche dopo spirata. lla lo scioglimento di una o di più Cooperative di consumo e di annessa produzione è la chiusura dell'azienda, è il sequestro dei ,·egistri, della merce, del materiale, delle mac– chine, è il disviamento della clientela, è l'origine di un folto intrico di 1·eclami, di bestemmie, di malumori, è la confusione, il fallimento, il disastro. Su quel terreno, sterilizzato dal sale questurino, non rampolleranno più Cooperative socialiste per pa,·ecchie olimpiadi! 'l'aciamo delle minori angherie che, anche prima della catastrofe, vi avranno impacciato ed inasprito

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