Critica Sociale - Anno VII - n. 16 - 16 agosto 1897

CRITICA SOCIALE 251 da questa operazione perdè L.9i41 sul dazio con– sumo e L. ,1500 sulla tassa di ricchezza mobile. Ad evitare il completo sconquassamento del bilancio, non l'estava che innalza1·e nel dazio consumo la quota comunale; e così si giuocò al saliscendi; il Governo fece le viste di alleggerire da una parte, l'amministrazione comunale aggravò il peso dal– l'altra. Questo ragionamento non regge a una critica seria. Anzitutto, non è ,·01·0 che tutte le maggiori spese del bilancio siano nate dai bisogni crescenti della civiltà e della politica governativa; alcune spese rortissime, specie nelle ope1•0 pubbliche. sono nate da un concetto sbagliato dell'azione del partito socialista nei Consigli comµnali; e questo lo ve– dremo meglio in seguito. E vero, poi, che l'ammi– nistrazione socialista di Imola, e in generale tutte le amminisfrazioui eterodosse, debbono lottare non solo con le disastrose condizioni dei bilanci comu– nali, ma anche colla partigianeria e colla malafede. spesso sfacciata e ributtante, dei prefetti e delle Giunte provinciali. QJesto lo sappiamo tutti e c'in– segna che noialtri socialisti dobbiamo essere molto cauti nelle nostre promesse amministrative; nella nostra propaganda, anzi, dobbiamo insistere conti– nuamente sull'idea, che, finchè non a\rremo di– strutto .... legalmente lo Stato accentrato com'è oggi e non avremo ottenuta la completa •autonomia co– munale, noi potremo far pochissimo a favore dei lavoratori, anche se avremo nelle nostre mani il Municipio. Ma la mancanza di autonomia, se ci spiega perchè il nostro partito in Imola nou abbia potuto far del bene, non ci spiega pe1·chè ab bia dovuto fa re il male. Ad assestare il bilancio sconquassa.to non c'era altra via che aumentare il ,lazio consu mo! E ~ia; ma quando un·amministrazione socialista è arrivata a questo punto, il suo posto non è più nel palazzo municipale; quando, dopo aver tentato tutte le vie per far fronte alle necessità del bilancio, abbiam visto che è impossibile farlo senza abban– donare il nostro programma e senza peggiorare le condizioni dei lavoratori, che pretendiamo di rap• P.resentare, allora non ci resta che abbandona1·e 1I posto ai conservatori e magari metterci sul terreno francamente rivoluzionario; si entra in lotta col prefetto, ci si dimette, ci si fa sciogliere; e allora vengano pure i beniamini del signor pre– fetto ad aumentare il dazio consumo; ma non noi! La nostra abilità, e in generale di tutti i partiti che non sieno composti di idioti, de\•e consistere non solo nel saper salire al potere, ma anche nel saperne scendere a tempo opportuno con la fronte alta e con la bandiera nostra spiegala al vento. Questo i socialisti d'Imola non l'han capito; essi non han capito che i Municipi per noi debbono essere trincee di combattimenti flel'issimi e persi• stenti, e non sedie imbottite, su cui appoggiare senza spasimi le nostre emol'roidi. Essi han cercato sempre, per quanto era in loro, di evitare ogni lotta coll'illustrissimo signor 1n·eretto, per farsi perdonare il peccato di esser socialisti. E così han finito a poco a poco col perdere ogni coscienza dei loro doveri più elementari, col dimenticare com– pletamente che, operando male, essi compromette– vano non solo sè stessi, ma anche tutto il nostro partito; e sono arrivati a compiere degli atti, che fanno addirittura stupire pe1· la loro incredibile incoscienza. Di tali atti avremo purt,•oppo a citarne più d'uno in questo disgraziato lavoro; per ora ne riporterò uno solo, che dà la misura di tutti. In quest'in– verno passato il nostl'O partito si è fatto iniziatore di un 'agitazione per la rerezione scolastica. Anche i socialisti d'Imola ci han pensato, e l'amministra- ot a uno b1 o zione comunale ha creduto che fosse venuto final– mente il tempo di ricordarsi un po' del programma minimo; ed ha stanziato pel bilancio del'98 20()()lire annue per la refezione. Lasciamo andare la bur– letta di stanziare 2000 lii·o per almeno 500 alunni: date le tristi condizioni del bilancio, lo stan– ziamento prendiamolo come una semplice affer– mazione di principì e contentiamocene. - Ma qui sta il bello. Il prefetto si oppone alla nuova spesa, appunto perchè essa afft3rrna un pl'incipio, che a lui non garba. L'amministrazione, di fronte alla ripulsa del prefetto, invece di insistere sulla deli– berazione e magari di raddoppia1·e per protesta le 2 mila lire - quale miglio,· occasione per farsi sciogliere? - si fa piccina piccina. entra in trat– tative col prefetto, e finalmente i contendenti si accordano a fai• restare le 2 mila lire in bilancio, ma non come spesa fatta di1'0ltamonte dal Comune, bensì come s ussidio a quel Comitato cittadino. che si"'fo1 ·me.rà allo scopo di dar la colazione agli alunni poveri . E il concetto borghese della beneficenza, che col beneplacito dei socialisti caccia di nido il concetto socialista della rereziouo muni.cipale. Questo solo fatto - se altri non ve ne fossero ! basterebbe citare un telegramma di felicitazioni mandato al re per l'attentato Acciarito!! ! - questo solo fatto dimostra la malattia del partito socialista di Imola: esso è un partito, che crede sinceramente e onestamente di essere socialista. ma è privo appunto della più rudimentale coscienza socialista. (Conlintta). UN 'l'nAn:T. LANAZIONALIZZAZIONE DELLA TERRA e il Pa1'tito socialisl" itulicmo Sebastiano Cammarel'i curti - uno studioso, se1·io e tenace che, vivendo nell'operosa .\larsala, il maggio1· centro capitalistico, fo1·se, della feudale Sicilia, ebbe modo di beu poudern,·e quel problema agricolo siciliano e, in gene1·e, dell'Italia meridio– nale, che è così cospicua e carntteristica parte del problema sociale italiano - desidera che, per no– stro mezzo, venga sottoposto alla discussione pre– ventiva dei competenti il seguente ordine del giorno da lui predisposto pel venturo Congresso nazionale del nostro partito. Le idee fondamentali dell'ol'dine del giot'no, che vo1·rebbe indicare la linea dil'0tti\•a della propa– ganda agricola del partito, non 1·iesciranno nuove a gran parte dei nostri lettori. Già egli le s1•olse in va1•i articoli di questa Rivista, raccolti poi in opuscolo della nostra Biblioteca dt p,·opaganda ('); e om ei vi torna ·sopra in alt1·Oe non meno note· vole studio, che sta uscendo nella Rivtsla popolare del Colaianni; ivi, come già nella Critica, mirando a mostrare come il problema del latifondo pl'ivato stia al disotto di tutti i lamentati guai del mezzogiorno italiano. che, snaturati ad arte dagli intel'essi do– minanti, invano si tentano curare con mezzucci o amministrati\'i o fiscali o polizieschi, e con Com– missariati o militari o civili. All'unico rimedio serio, la socializzazione delle terre, ,•orrebbe egli dunque avviarci con un sistema d'imposta che rammenta quello dell'americano Geol'ge; e al cui consegui– mento dovrebbe indirizzarsi l'opera del nostro par– tito. La sua proposta, e i motivi, sono qui presentati come in srnopsi: e noi li 1·accomandiamo alla pon• derazione di quelli tra i nostri amici, i quali, come (') Il problema operalo •lelUano e la ,ia:lonall.:za:fone della ferra: 1.• 1,a lotta dt tla••e ln Slcifla (Cent. 15).

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