Critica Sociale - Anno VII - n. 15 - 1 agosto 1897
CRITICA SOCIALg 229 della nazione, che serve di contrappeso all'altra e che, se talora si lascia trascinare da quella moralmente e socialmente meno progredita fino alle follìe africane o è da essa danneggiata nella pubblica ricchezza, termina però da ultimo col prendere il sopravvento e col cor– reggere spesso gli errori almeno nell'indirizzo politico dell'intera nazione. La Grecia invece, come Stàto, rivela gli stessi caratteri degli individui. Ridotta da un pezzo al fallimento, essa non ha smesso le idee di megalomania, nè ha mai pensato sul serio a pagare i dèbiti suoi! Delyannis e Tricupis, succedutisi l'uno all'altro negli ultimi decenni come per gioco di altalena, non si mostrarono preoccupati di nulla più che d'impedire un efficace controllo dei creditori europei sulle finanze ùel regno, tirando in lungo d'anno in anno gli accordi per il pagamento degli interessi del debito pubblico con ogni sorta di pretesti e di cavilli e, quan– tl'altro mancasse, coll'invocare contro ogni intervento estero l'onore nazionale. Ah! comico onore nazionale, che può fare a meno dell'onestà e della buona fede quando si tratta di pagare ! Anche più caratteristica fu la condotta della Grecia nella generale insurrezione dei popoli della penisola Balcanica contro il turco dal 1876 al '78. Mentre alba– nesi, erzegovesi, montenegrini, serbi, bulgari, macedoni combattevano e morivano per la causa dell'indipendenza e della religione, la Grecia n@n si mosse, e durante tutta la guerra russo-turca continuò placidamente a dormire per non svegliarsi che al momento della divi– sione delle spoglie. Allora si alzò a fare la voce grossa e a minacciare per avere un pezzo della preda. E l'ebbe: la Tessaglia. Gli albanesi non dimenticarono più quello che essi dicono il tradimento dei greci, e nell'ultima guerra hanno mostrato di ricordarsene bene, combat– tendo con entusiasmo per i turchi. Quando poi la Bulgaria p~r l'ardito colpo del prin– cipe Battenberg raddoppiava il suo territorio nel 1884, la Grecia di nuovo si riscosse e, rinnovando le minaccie, pretese di aver anch'essa la sua parte. Ma questa volta le potenze europee, intervenute, la costrinsero a starsi quieta. Così siamo agli avvenimenti attuali. Ecco, secondo me, le condizioni psichiche dei Greci, che ne danno spiegazione. Da tutta la loro storia di questo secolo i G.reci do– vevano trarre due profonde persuasioni: la prima, che non sarebbe loro venuto meno in caso di pericolo l'ap– poggio morale e materiale dei numerosissimi ingenui filelleni, sognatori dei tempi classici, sparsi per tutto il' mondo: la seconda, che l'Europa, a costo di qualunque concessione, non avrebbe permesso nella penisola Bal– canica una guerra, che poteva turbarne l'equilibrio de– licatissimo e portare a un conflitto generale. Sotto questa doppia corazza, altre volte con profitto sperimentata, i greci credettero di poter molto e sicuramente osare. Onde, scoppiata l'insurrezione di Candia, la Grecia se ne fece paladina. Perchè 1 * * * La ragione per la quale la Grecia si è esposta tanto a favore di Candia non parrebbe quasi neppure da ri– chiedere. Non è forse evidente che lo ha fatto per so· stenere i fratelli anelanti alla liberazione dal turco~ Ai più, agli idealisti, forse sì, ma non a noi socialisti, che tentiamo di vedere un po' più addentro nelle cose. Se la liberazione dell'isola dal turco fosse stata l'unico scopo dei greci, perchè non s'accontentarono dell'aut0nomia concessa dal sultano e garantita dalle potenze europee~ BibliotecaGino Bianco Evidentemente essi, domandando l'annessione pura e semplice dell'isola al regno, più che l'ideale del benes– sere dei candiotti, avevano di mira il proprio interesse. Già Walter Mocchi nell'Avanti! mise in luce i vantaggi che ai baccali, ai piccoli commercianti greci, poteva ve– nire dall'aumentato territorio dello Stato, dove avreb– bero potuto introdurre le loro merci senza pagare dogane. L'Avanti! parlò pure di certe manovre finanziarie del re, che si collegano coll'acquisto di Candia e che po– trebbero anche esser vere; re Giorgio non sarebbe nè il primo, nè il solo sovrano che abbia giocato e gua– dagnato in Borsa. Ma, senza andare in cerca di ragioni e d'interessi che difficilmente si potrebbero provare con documenti sicuri, non è forse vero che un aumento di territorio poteva aprire anche a tanti impiegati che si pigiano in Atene un nuovo campo su cui gettarsi? E quanti altri interessi, molto simili a quelli che porta– roi10 -l'Italia in Africa; e quante altre ragioni, sia pure di semplice sentimento - che, trattandosi di masse fa. cilmente esaltabili, hanno pure la loro parte indub– biamente - devono aver contribuito alla montatura dei greci in favore dell'annessione di Candia ! Ma, quali che siano tali ragioni, una cosa per nie è certa: che i greci non credettero mai seriamente alla possibilità delle guerra. Gridarono ben si: zito o polemos ! ; ma come avevano fatto tante altre voltre in passato, colla sicurezza che l'Europa non avrebbe mancato di impedire a loro di passare dalle minaccie ai fatti, per– suasi in una parola che l'Europa li avrebbe salvati. E intanto la Grecia avrebbe fatto nuovamente, di fronte al mondo e ai filelleni, la figura cJ.imartire e d'eroina, costretta dalla prepotente Europa a tenere in caserma i suoi battaglioni entusiasti, tumultuosamente accorsi - come dice Arturo Labriola - a vestirsi e a prendere le armi, anzi decisi a correre con un'arme qualsiasi alla frontiera al grido di guer1·a ! guerra! • Ma le cose questa volta andarono diversamente e la biscia morse il ciarlatano. Questa· volta le potenze non intervennero e i grecl troppo tardi s'accorsero d'es– sersi avanzati più di quanto la prudenza voleva. - Come! si fa proprio sul serio~ - dovettero chiedersi una triste mattina. E quasi desti da un sogno, si ricorda– rono d'essere discendenti da Achille; ma pel suo titolo cli piè veloce. E in realtà, se i mercanti e gli aspiranti agli impieghi desideravano l'acquisto di Candia, era per vivere un po' meglio, non già per morire. Siamo giusti! Nemmeno i grandi pat.riotti della Etnichi Etairia, che si rifiuta di rendere i conti delle somme intascate, potrebbero pre~enàere tanto! In quanto ai contadini, sia quelli ri– chiamati al servizio militare dai paesi lontani dalla guerra, sia quelli sul cui territorio doveva svolgersi l'azione, come mai potevano mostrarsi degli eroi ? Che ne sapevano essi di Candia forse, e in ogni caso quali interessi potevano moverli a morire per essa~ Una cosa sola doveva preoccuparli : i campi da loro s~mfnati o rimasti abbandonati o invasi dalle truppe in marcia: le case loro e le I.oro famiglie minacciate dalle deva– stazioni dei turchi. Maledetti dunque coloro che furono causa della guerra improvvisa, inaspettata! devcrno aver detto cento volte. E maledetti anche questi intrusi italiani, venuti a pro, vocare i turchi per far mostra del loro coraggio a spese altrui e per far bottino! I fatti d'Epiro sono a prova che così dovettero 'pensare i contadi111igreci, ignari della grande pqlitica· e dei così detti ideali,
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