Critica Sociale - Anno VII - n. 14 - 16 luglio 1897
B 21,1 CRITICA SOCIALE cioè la socio!:\ comunistica, è tempo ornai di reagire en~rg_icamente. L'importanza politica del partito somalista cresce spaventosamente di giorno in giorno, d0\'8 seguendo la sua effettiva importanza sociale, determinata dal grado di approasimamento all"ideale socialistico_.come con eguauza dello sviluppo degli 1mmanenh cont,rash sociali, e dove precedendo, come in Italia. E anco1·a lecito dunque trincerarsi nel bel mollo che il mestiere del profeta e quello del socialista non sono gli stessi 1 Qui non si tratta di J)>'evede,·e, qui si tratta di ra,·e. e il partito socialista deve sapere ciò che vuol fare. E la prima questione ~i pone cosi: sarà mai possibile un'organizzazione della produzio110 inteu1·atmente comunistica? sarà possibile una eliminazione definitiva e completa del sistema di p,·oduzione privato e mercantile 1 E p1·obabilo che qualche compagno, non perfet– tamente edotto del movimento intelleUuale del so– cialismo fuol'i Italia, si memvigli della semplice p~Si(-ionedel problema. Vi son dunque dei comu– msh che non ammettono la possibilit:\ del comu– nismo integrale f Eppure ò così. Quattro anni ad– diet!'O un socialista inglese dei più perspicaci e colti, l'llobson, sosteneva, in un suo libro assai ben fatto sull'evoluzione del moderno capitalismo, che la produzione colletlil'istica non si potrà applicare se non. alle sole industrie sottoposte al processo meccanico; pe1• le rimanenti, che assai si accresce– ranno in una società in cui il gusto personale avrà una .sfera di azione assai pili larga che in oggi, cont111ue1·àa sussistere la produzione prh•ata e me1·cantile. Al pensiero dell'llobson, che non è un soci_alista.eclettico, che ha criticato acerbamente, anzi, fàbiant ed eclettici, aderisce un distinto mar– xista tedesco, Edoardo Bernstein, il quale scrive: • Alla lunga noi dobbiamo liberarci del pensiero che noi andiamo incontro ad uno stato sociale com– pletamento collettivistico. Noi dobbiamo assuefarci al pensiero (mlt dem Gedanhen.... vertraut mct– chen) cli un collettivismo parziale• ('). Il Merliao - fo1·seanche senza sape1•lo.dacchà egli non dà conto nel suo lil.lro, pu1· cosi diffuso ed istl'uttivo, di una tale controversia - è iu questo istesso or– dine ~i idee: « Non occo1·1·e, né è vossibile, che tutto 11suolo, tulle le macchine e gli utensili (fiao all'ago), tutte le ricchezze non consumate, tutto ciò c_he_ ~uò clare un vantaggio all'individuo (compresa I ab1ht,\ personale) appartenga alla collettività • (pag. 230). Ma il suo modo cli vedere si distacca anche in ciò dalle opinioni dell'llobson e del llernstein. Quesli due scrittori accennano ad una llil/icollà tecnica nel rendere colletti\•istica la produzione dei me– stieri non anco1·a assoggettati alla produzione mac– chiuistica; egli piuttosto ad una difficoltà J)Sicolo• olcn. e soriale. poiché i_nfatli la sua eterna preoc– cupazione è come mai questa ~rande opera di direziono, accentramento, disposizione e adatta– mento, possa esser compiuta e da chi. Io non voglio clissimularmi la gran difficoltà presentata da que– st"orclin~ cli c~nside1:azio1~i 1 e nemmeno mi pe:·– metto d1 ospr1mere 11 mio modesto avviso tanto pili che ritengo necessario per la salute clell; teoria S?cialistic~,. la qu.ale ~ _già per entrare in uu pe– riodo decisivo d1 c1·1s1,una trattazione ampia e completa. di questi argomenti... avveniristici, ma che toccano a questioni essenziali e \'itali. Per mio conlo pe1·ò sottuscl'ivo pienamente a questa conclu– sio1~eeh~ il M_e1:li110 ti·ae da .un lungo e severo orchue d1 anahs1. « La organizzazione economica non sarà. cosi compatta, uniforme, accentrata ed unita1·ia, come a taluno piace immaginare che ( 1 ) .Ytw Zelt, 1896-!li i ~- IO. debba essere necessat1iamente un regime sociali– stico • (pag. 232). . .. li concetto del Merlino è questo: concedere al– l'individuo o gruppo l'uso degli strumenti di la• ~oro, lasciandogli libertà. iniziativa e responsabi– htà; avocare alla società il dominio diretto degli stessi, quindi le ,•en,Jitc tutte, industriali ed agri– cole, e far servire queste rendite a mantenere nella società l'eguaglianza delle condizioni e a p1•omuo1•e1·e gl'interessi generali (pag. 230). È un concetto lerribilmenle nebuloso ed impreciso. che 10 non son riuscito a farmi chiaro nemmeno dopo un'attenta lettura di quesla parte del libro. Non vede il Merlino che questo sistema sarebbe assai più pericoloso di tutti quelli ch'egli ha così acuta– mente criticati 1 Ma qui noi abbiamo tutta la so– cie~\ capitalistica in piedi: una gestione i,rivata degli strumenti di produzione, anche nelle indu– strie m1}ccaniche, lo scam,bio dei prodotti come merci (onde la possibilità della sov,·approduzione e delle c r1s1), la rch'l bu:ione degli elenienli di JJ1·odu:.. ioneseco1u.lo f istesso siste11ia e 1·appo,·to tlelta società cavilalistica, con la creazione d'una vera classe sociale, cliverJa dai lavoratori: quella dei concessori, per conto della società, degli stru– menti di produzione, i quali con la corruzione o col semplice impiego delle loro qualità tecniche potr~bb~ro rip1·oclurre l'accumulazione capitalistica e qumd,, da oestorì della società, diventarne va• dronf. Qui il Merliao è stato vittima del suo istesso pensiero. Cerlamente il Merlino ha uno sguardo penetrante e comprensivo per i fenomeni sociali, cultura non comune e spirito di sistema, ma egli non usa per le dottrine strettamente economiche quell'istessa spregiudicatezza di esame che gli è cosi facile su altro campo. A lui non è riuscito di scorgere come quella dottrina psicologica della scuola austriaca, di cui parla con tanto entusiasmo e ch'egli accoglie integralmente, sia una dottrina meramente apologetica della società capitalistica. Non ò forse il \Viese1• a dire che, se non si arriva a trovare il modo come il prodotto totale debba i'!lputarsi ai singoli coefficienti di produzione (ca– p,tale, lavo1·0e terra), the e.ristino 01·dero(thtngs ... Kill lie 1'ti!ler lite accusallon of a1·btt1~a,·iness 1 i{ noi lhe ,corse accusalioii o/' ro,·ce ana tnjtt– stice? (') li tentativo che il Wieser, come il Men– ger, il Pantaleoni, ecc., fa è di mosti~are che anche in una società comunistica le cose andrebbero come nella sodetil capitalistica. Davvero che lo _spirito apologetico del cap,tahsmo non saprebbe spingersi più in là! li Merlino accetta questa dotlrina. Dunque, se– condo lui, nella societ..\ comunistica sussisteranno il salario, il profitto e la rendita? Precisamente· solo che egli fii impiegai•e queste due ultime parti del prodotto netto a vantaggio dell'istessa società. ~la 111 che modo si com~irli questa deduzione dal prodotto? In che modo s1 reimpiegherà a vantaggio eh ~u_th 1 E .cht ne sar~ incal'icato 1 ron si accorge cosi 11Merlrno che egh ha data con la sua dimo– strazione la miglior prova di un principio esclusi- (I) Cito dàlll\ tr11.d111.lone Inglese: W1&stm , Natun il value, Lon• dra 1893, pag. ~8. li quale Wleser dice anr.or più esplicita– mente: e I.a a,•,•crslone al concetto lndlvlduallstlco del valore (che è quello delln ,cuoia ln parol11) partecipa della 1011nconlro la tendenza Individualistica (lell'economla poltllca ,. pag. :u:o. Apag. 63,66eapone l'anl10 che In teoria ricardiana sia una glu• stillcazlone d4,Jsoclall1mo. 001)0 ciò come 111 può pretendere, al modo dello Shaw, di Merlino e di qualche altro socialista, che le teorie edonistiche della Oermanla (JeWona, Menger, Walras, ecc,) pouano utllittarei al fini del 1oclall1mo I
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