Critica Sociale - Anno VII - n. 14 - 16 luglio 1897

212 CRITICA SOCIALE così detto patriottico o savoino, ma non distruggere la. \'Crità crudamente espressa dal Lombroso, a. proposito della storia contemporanea d'Italia o del suo esercito stanziale. Se non si vuol risalire inratti alla battaglia di Goitodel 48, vinta dall'esercito piemontese solo perchè gli studenti universitari avevano resistito l'intero giorno precedente a Curtatono o Montanara, \'itloria scontata del resto in quel modo che tulli sanno pochi giorni dopo; se non si vogliono mettere fra le grandi vittorie l'assedio di Gaeta, Castelfldardo e Porta Pin, oltre al– l'episodio di S. Martino nella battaglia. di Solferino; dove sono le vittorie del nostro esercito regio da contrap– porre allo batoste di Novarn, di Custoza, Lissa, Abba Garimn, o da, contrapporre anche ai successi dei corpi volont:Lri condotti da. Garibaldi1 Passando dall'Italia alla Grecia, l ..ombroso contrap• pone qnell'osercito stanziale battuto, distrutto al primo urto contro il nemico, con gl'insorti di Cantlin, resistenti tutto1·a. ;Llutto le potenze europee oltre che al turco. ~la. Lombroso, \'Olenclo, poteva anche ricordare qual llgnrn ben diversa abbia f1Ltta la. stessa Grecia. dal 1821 al '30 colle suo bande insurrezionali, che diedero alla. storia Boizaris, Maurocordato, Canaris, Miaulis, ccc. E poteva anche citare l'altro esempio, puro contemporaneo, di Cuba, le cui truppe di ribolli resistono gfa da quattro anni alresercito stanziale e ai migliori generali di Spagna, senza che ancora sia lecito dire di chi sarà la. villoria finale. Contro questi ratti incontrastabili, che dimostrano la potcnm di un popolo, anzi tli un solo pugno di uomini animati da un forte i,leale e por esso combattenti: contro questi ratti che tanto conforto o tanta speranza infon. dono anche in noi socialisti. che cosa contrappone Ar• tm·o Lab1·iola nolh~ sua elogia sulle sorti delle milizie greche? Non si direbbe davvero il suo un articolo di socialista avvezzo ìl, spingere lo sguardo ben oltre la superficie dello coso o a non confonJere - per In.stessa. tattica del partito - la clisciplintL col despctismo e la demo crazia carnevalesca colla vera.coscienza democratica. La. grande delusione del Labrioht, ch'egli chiama. l'ul• tìma delusione sulla guerra, fu quella. di vedere igno• miniosamento battuto un esercito ch'era per lui l'ideala della nazione armata, il tipo di un esercito di cittadini, democratico, entusiasta, accorrente tumultuosamente alla chiamata. Ma perchò il l.abriola, prima. di proclamare la morte del sistema. della nazione armata. a. lutto vantaggio di quanti esaltano la. necessità. del militarismo dispotico o burocratico, non si t, domandalo se proprio la Grecia era una nazione armata o - anche dato che lo fosse - se tutte le nazioni armate - il popolo svizzero, per esempio - si troverebbero in modo cosi fulmineo ri– dotte a quello condizioni 1 Como mai il Labriola. non si è domandato se tutto quell'entusiasmo e quella. democrazia del popolo greco fossero Jll'OJ)riodi buona lega o non piuttosto di quello stesso metallo, di che anche i partiti ra.clicalegi;ianti d'Italia. sogliono f,u'o i loro tro(ei da teatro, tante ,,oJle ammacca.ti dai buoni colpi dei socialisti1 Ah! quella. ressa dollt~mobilitazione di Pa.trasso, quegli umciali a bmccolto coi soldati, collo sfondo degli strac• cioni che senza tocca1·0 il berretto accendono la sigarolta dalla. bocca de' più eleganti frequeniatori di caffè, come ricordano la. redazione del RosJJO Volante di Rabagas, come puzzano della democrazia più stantia, più falsa, come danno subito l'idea di una ubbriacatura., che una. buona secchia d'acqua fresca sul capo ftl svaporare! Ciò che, a mio avviso, Arturo Labriola dimostra col suo articolo è d'esser andato in Grecia. anche lui - come del resto tanti altri anche del nostro partito - non per la sola idea di propugnare a Candìa il diritto dell'indipendenza dei popoli, corno primo passo sulla. via delriJealo socialista, ma perchè invaso dalle solite vacue declamazioni sull'Ellade, sulla patria di Milziade o di Pia.tono, sulla madre della. civilfa latina, ignor,Lndo affatto lo condizioni etnografiche sociali e morali del popolo greco moderno. Quando il Fallmemyer nel 18:10, proprio nel più vivo dell'entusiasmo per la risurrezione della Grecia, lanciò al pubblico la. sua. . to1·ia della ftfo,·ea nel medioevo, comprovnnto quanto più sangue slavo e albanese che non dogli antichi cileni scorresse nelle vene della popo• !aziono della OrcchLcontinentale, fu da parte dei filcl– leni di tutto il mondo un gl'ido solo contro il sacrilego dottore di Monaco. Ma.quelle grida. d'orrore non ebbero maggior forza di soffocare la verità. di quel che abbiano gli strilli delle maggioranze ministeriali C'Ontrogli or·a• t.oridell'Estrema sinistra. nei nostri Parlamenti: la verità., una. volta enunciata, a poco a poco si fa strada anche a malgrado di chi non vuol sentirla. E ormai, fuorchè da coloro che studiano la Grecia nei documenti antichi e di fa non escono, nò \'Ogliono uscire, ciechi volontari, la tesi del r-·aumerayer, sia pure colle debile correzioni, ò ammessa come dimostrata. Oervinus, per es., esprime cosi le conclusioni del Fallmerayer: e f,\i avanzi degli antichi elleni, da.Ila Macedonia. fino alla Messenia, sono presso a. poco annientati o quelli che restano ancora sono tanto mescolati con elementi barbari, che non scorre più una goccia di sangue elle• nico puro nelle veno Joi romllichi. Diventati per metiL sarmati e pe1· motù. albanesi, i romaichi presentano il tipo dello due razzo. Dagli albanesi hanno tolto il co– stumo, come invece mollo 1rn.rticolaritù.della loro lingua o della loro poesia hanno derivllto dagli slavi, la cui barbarie distrusse nei nuovi greci il sentimento dell'arto e della bellezza. plastica che possedevano in così alto grado gli antichi elioni. Una tal maniera di mostrare freddamente la morto di un popolo immortale solleva in noi - dico il Oervinus - una ripulsione istintiva, ma ò più facile rivoltarsi contro di essa cbe non opporvi valide ragioni. Una critica acuta non ha potuto distrug• gere le conclusioni ciel 1-"allmerayer. » Dunque, se vogliamo essere seri e non rinnovare la figura di Don Chisciotte che scambiava i ruolini a vento per castelli, parlando dei greci moderni guardiamoci bene dal considor11..rli tutt'uno coi discendenti dei con– cittadini di Pericle e di Leonida.. Ma, dotto questo, io non darò allo dotte ricerche ed alle conclusioni del 1-·a11mera.yer un peso maggiore che non no dia alla scala genealogica d'un grand'uomo. La determinazione dello origini cosi d'un uomo come d'un popolo, importantissima. nella scienza moderna per le ricerche sull'atavismo o por dare spiegazione a posle- 1·ioi·i dello purticolari qualità e tendenze dell'individuo o del popolo, non può nò elevoturbare a p1·io1·i il nostro giudizio su di essi. Ciò non sarebbe dn. positivisti e meno ancora da socialisti. Tanto varrebbe ritorna.re in onore il blasone e giustificare l'ammirazione per i di– scendenti, anche degeneri, dogli eroi. Non curiamoci dunque di ricercare più. oltre quanta parte di globuli rossi i greci moderni abbiano ereditato dagli antichi, i quali, del resto, sia detto fra parentesi, so aveva.no del valore e del cervello, non erano vera-

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