Critica Sociale - Anno VII - n. 14 - 16 luglio 1897
CRITICA SOCIALE 223 che una signora finisca di cantaro a sera sul piano una romanza sentimentale e rispondere dalla strada con un suono che imita un altro suono il quale non è preci– samente d'applauso, ecco altri modi che il povero ado– pera, come acutamente osserva il Ragus:i Moleti, per mostrare la propria avversione contro il ricco. In teatro s'ingaggia una lotta di applausi e di fischi fra platea o loggione; questo vuole un bis, a cui quella si oppone. Non hanno a ,•incero iddi (essi), si dicono in loggione o tumultuano fin che iddi non abbiano ce• duto. E frldi sono i signori delle poltrone o dei palchi. Lasciamo la citl,\ e andiamo, col nostro fine osser– vatore, in campagna. Il contadino non è contento del suo stato; egli sente profondamente la. propria. infelicità. Fin dai sette turni egli dovè cominciare a. la.voraro ed obbe per giocattoli « la zappa e tu zappuni •· Certu 'un si campa senza lavnrari ! Ma non ca m'ha1111i(ebbi) A rumpiri li spaddi, E mancu 11icciridd11happi a jucari ! Cosi ragiona. un contadino improvvisatort3, e questo rammarico di esser stato privato dei giochi della fan– ciullezza ò quanto di più commovente e di sconsolato un infelice possa esprimere. Misero nella fanciullezza, continua ad essere misero per tutta la vita. Chi si cura di lui?, Nemmeno lui stesso. Anche al dolore o allo sofferenze dei suoi figli egli deve assistere impotente! Quanno fa friddo ci addumu lu luci, Si s'appurmuna, In maslru h1 Mgna. (Quando ha il freddo della febbre, accendo Il fuoco per ri• scaldarlo; e ~e gli ,·lene una polmonite, il barbiere lo fln• lasi;a). Quando sorge il sole il lavoratore non può benedirlo; perchè col sole incomincia il lavoro bestiale, il lavoro che esaurisce e macera quella. povera ca1·ne martiriz– zata. Quando il sole sorge il lavoratore non può che maledirlo e aspetta a salutarlo cho tra.monti finalmente. Quannu lu suli pigghia la calata Tannu (auo,·a) In jtirnaleri lu saluta. E questa ò la storia di tutta la vita! Tanti e tant'annl chi campu a znppari, Cu acqua e sulì, di tutti li misi, E agghiorna e scura, po· torna agRhiurnnri, Sempri una vita di stenti e di 'm1irisi ! ( 1 ) Ma ben diversa. è la vita del ricco. Lu rlccu mancia carni e claraveddi (caprelli), J,lngua di porcu, fic11.ti e n,lduddi t'), LI megghiu frulli prlzlusl e beddi Chi su purtati cu li llicureddi (S); P!rnici, franculini cd :i.ulri oceddi, Lu ,·ino bono clll ra li Cincuddl (•); E pri nunutrì nfllllti JlU\'ireddl, Quanno si, quanno no, pani e cipuddi <'). Eppure - sentite questi versi stupendi - eppure TuUi semu d',\damu tanti Adami, Tutti semu d'un'acqua tanti ciumi (•). Tutti semu d'un ferru tanti lami, Tutti semu d'un focu tanti lumi, Tutti 11emu a ·na tlla tanti trami, Tutti 1:1emud'un lignu tanti fumi. Adamo ru lu ,:uccu (il tronco) e nui Il rami t,a Tera nobillà su U costumi. (I) Imprese, lavori, fatiche. (') Fegato e midollo. Pl Con gli agnelletti. (•l Contrada \'inifera. (6) E per noi a.Itri amitti poverelli, quando si, quando nn, pane e cipolle. l'l Fiumi. B1b,oteca Gino B,arco E come nasce la ricchezza.? e come fa il ricco a con- li contadino lo sa bene: egli si ammazzò a lavorare tutto l'anno, e a.Ila raccolta venne il padrone, fece i conti, e :e,.1i e va :e1·u, si portò via. tutto e l'infolico rima.so cu l'occhi chini e li manu vacanti (con gli occhi pieni e le mani vuote). Per arricchire ci vogliono cenl'un-zi 'mmanu e du' un:i di mala cuscien:a (1). Indovina - traduco un indovinello - so hai mente, chi fa questo bel conto sorprendente; zero e porta zero; cinque più quattro venti; dicci meno due ottanta; io mi prendo le [poste·! buone e tu le cattive; a te non trcca. niente e a. mo novanta. - Risposta: il padrone. Sentite questa sfida fra. due improvvisatori: - ~I se' puett1, dimmi, Pe1ipi l.uca, Cu' ,·a grapennu toppl i-ei.z:\ chia,•i, cu· suea sangu e nnn e sancisuca, Cu' viaggin. pri mari senza navi 1 - Ascuta zoccu dici Peppl Luca: l.'oru gr.tpi li toppl senza chia,·I, f.: lu riccu la 'nfami ,ancisuca, Lu pinseru viaggia senza na,·i t'J. Andateli a servire i signori! Sel'vi signul'i e sapl'ai chi è (liluri ! Servi signori e o mm·i a la (ul'ca o a lu spilali,· servendo cavalieri, si mangia, per ultimo e si ò impiccati per primo. E sono ben prepotenti questi ricchi! Tutto si credono permesso e sopratutto si credono in diritto di togliere a.I povero la sua ricchezza più bolla., l'onore: 1rnr i poVi1·i la biddiz::a e clifeUu; per i poveri la bellezza ò una disgrazia.. Oh, lu sangu di tu povint iJ duci! li sangue del po– vero ò dolce t Oh, malidittu cu dici beni lle li galantomini ! Ma verrà pure lujornu di lu puvfreddu, e sarà giorno di vendotta, di sangue, <limorte! Certo che verrà.: la cuda qua.lchi vota si fa testa,· e spesso si videro m.un• ni::m·a ciurfri e jardina sicca1·i ( 1 ). In attesa, intanto, del giorno della giustizia., il povero talvolta. si vendica e gli altri poveri l'applaudono dal fondo del cuore. Una volta un Conte volle far da marito in casa <l'un povero contadino o questi lo freddò con una fucilata: c il narratore comenta: Mo' supirichiarii nnu'nni fa echini: 'Na scupittata \Jona l'aggiustau (t). E vero cho il contadino va alla. forca; forse va all'in• fernc-.,ma. lui è contento lo stesso, pcrchè si è vendicato: Patu ()), ridennu, tri mila turmentl, nnsta <:h'appi {ebbi) ht sangu di \u Conii. ( 1) Cent·onze in mano e due onze di mala coscienza. 1.·on:a i) un'antica montta. am·ca siciliana, (t) - Se sei poel&, dimmi, Peppe Luca. Chi ,.a aprendo toppe ser.z,'l.<:hia,·l, Chi succhia sangue e 11011 e sanguisug:i, Chl viaggia per Il mare senza navi? - Aflcolta ciò che dice Peppe Luca: L'oro apre le toppe sen1.a chla\'i, 1:: il ricco l'infame sanguieuga, li pensiero ,•iaggia senr.a na\·L (I) tmmondeuai fiorire e giardini disseccarsi. {•)Ora 11operchierie non ne fa più; una schioppettata buona lo conciò, (~lPatieco.
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