Critica Sociale - Anno VII - n. 14 - 16 luglio 1897
222 CRITICA SOCIALE STRASCICHI SUPERUMANI L'articolo tlel nostro egregio amico dott. Pietro ,~on– tana., pubblicato nel precedente fascicolo, sul Sogno llel futuro dominio llei teuerati, ha messo, sembra. un po' a rumore il campo dei futuri dominatori, o ce n'è indice una lettera, a noi diretta, del sig. dott. Mario Morasso, il quale « non ci chiedo (meno male!) la solita os;pitaliLà, non il solito spazio degli autori criticati», ma chiede invece « a noi personalmente una. temporanea ospitalità nella nostra anima (1), anzi noi nostro giudizio>, perchò pronunciamo un verdotto, che, con superumana cortesia, 11ir:hiaradi ritener fin cl'ora inappellabile, fra lo ragioni esposte d1.il r·ontana e le sue. li dott. Morasso - al ,,ualo il Fon lana, prendendo le mosse al suo dire, avea fatto allusione, come all',mtoro di altro rra gli appelli rivolti in questi ultimi tempi ai lettorati per indurli a scendere (va. bene il verbo!) nel• l'arena politica. contro il socialismo o a favore dell'in– dividua.lismo uniarchista, egoarchista, ecc. - si lagna, in sostanza, pcrchò il dott. Fontana, scambio di parti– tamente censurare o discutere le idee esposto dal dott. Morasso, nel Mar: :oc.co , contro \'astensione politica dei letterati, gli avrebbe attribuito propensioni, gusti, qualità. che gli articoli del Marzocco non lo autorizza– vano a.d ,~ttribuirgli, per finire a coinvolgerlo in un·ac• cusa generica di mancanza di coltura e di miseria spi· rituale. - Che sorta di critica ò cotesta 1 - ci domanda il ùoU. Morasso. - E in qual modo ci si può difendere da critica. siffatta i « Il cl'itico vi guarda il gilet, ,u12i non ve lo guarda neppu!'O, suppone che voi abbiate un r1ilet corto anzi che lungo, e vi dico subito: sci un ignorante, non hai idee, e così di seguito.» Or tutto questo è, a nostro umano o modestissimo avviso - non no spiac,~ia al dott. Mario Morasso - un torcere lo scl'itto del Fontana per farne sgorgare a ror•za una specie di « fatto personale» ch'csso non con• teneva neppure in embrione. · . Il Fontana preso, ò vero, lo mosso da due articoli del dott. Morasso, dando loro un signiOcato che !"autore stesso non smentisce e citandone le proprio parole. Ma poi abbandonò completamente (o ogni buon lettore no è testimonio) il dott. Morasso o i suoi articoli, por di• rizzare l'indagine al ratto, ch'egli suppose « ben più interessante per l'osservatore•, dell'esservi oggi tali condizioni, tale «: clima storico» pc1' cui la tendenza, che incitt~ i letterati a un futuro dominio, si può rumo• rosa.mente e insistentemente afTerma1·e. E il Fontana questa indagine prosegui con una serie di constatazioni e di osservazioni, elle a noi parvero sempre serie, spesso acuto, e pc1'ciò degne di pubbli– cazione e di discussione - osservazioni affatto obbiet– tivo, che sarebbero stato indubbiamente molto pill inte. ressanti so avessero preso di mira il dott. Mora!ò:SO, ma nello quali invece - sgraziatamente! - il dott. Morasso non ha, personalmente ed in proprio, nulla a vedere. In tutto il seguito del lungo articolo egli infatti non è citato, nè a lui ò fu.Ua in <1ualsiasi modo diretta. allu– sione, so 11011 in un punto, affatto di passata, e nella 01101•evolocompagnia (egli stesso la riconosco per tale), <lei 13arrès, degli Strindberg, dei D'Annunzio, ccc. Nè quella citazione - la carta ò sempre fa cho canta - ebbe alcu11ehò di offensivo pel' lui o gli pMstò altra tendenza da quella che era detta nel principio e che gli articoli suol nel Marzocco larga.mente a.1Te1·mavano. All'infuori di cotesta tendenza, le propensioni, i gusti, le qualità. del (lott. Morasso - al pari del suo gilel lungo o co1'to - rimaser·o, come rimangono, nssoluta– mentP. invulncrati. Discutere di cotesto propensioni, gusti, qualità sarebbe dunque, nella presente contingenza, un fuor d'opera, tanto pili che la stessa. lettera del dott Morasso, a noi dirotta, lo la.scin completamente nel mistero. Questo - senza superumana pretos1i di ina1> pella.bi– lità. - il giudizio nostro, divc!'so da quello che il dottor Morasso invocava da noi, ma il solo che ci sentiamo di poter recare senza. peccare (s"intcnda il sostantivo nel senso logo.lo od etimologico) di impel'lincnza. Dobbiamo poi atto a.I Mar~occo di una dichiarazione che esso stampa nel suo ultimo numero, riferendosi con forma. molto cortese, all'articolo del Fontana ed a noi. 810 ime r-i Gino B1arco Il Mm•zocco dichiara. cho non ò esatto riunire tutti i suoi collaboratori in un unico giudizio e in un unico appellativo.« Se in arte - soggiunge- abbiamo qualche ideale comune, per nostra fortuna abbiamo della vita sociale concetti differentissimi, e l'articolista della. O,•i– tica potrà trovare fra noi, accanto a individualisti come il Morasso, socialisti inscritti al partito operaio italiano e abbonati alla C1·itica o all'Avanti!• Tutti però, con• elude, onesti e sinceri nelle loro opinioni - del che nè il Fontana nè noi abbiamo avuto mai occasione di dubitare. LA CRITICA. Aproposito dell'odio classe n l Folk-!ore L'odio contro il ricco, che nel cuore del povero si è accumulato a stilla a stilla attraverso i lunghi secoli del dolore o dell'oppressione, non appare con tutta la sua forza. e chiarezza nei proverbi; chi studia tutta. la vita. del popolino, il suo modo di comportarsi di fronte ai rappresentanti delle classi privilegiate, i giochi fan– ciulleschi, gl'indovinelli, i canti, le rappreseiltazioni po– polo.ri, le novelle, le leggende, vede di tanto in tanto prorompere, dall'animo dei poveri, scoppi di ira terri– bile, di odio feroce, che il proverbio nelln. sua brevità. o obbiettività è incapace di rappresentare. Il prof. G. Ragusa Moleti, che i pili conoscono come poeta o pochi come folklorista valorosissimo, studiando la vita popolare siciliana, ha raccolto una grande quan• tità. di documenti interessantissimi, che ha pubblicato nella Psiche di Palermo appunto sotto il titolo: L'odio cli classe in Sicitia ( 1 ); e l'odio, che egli ci rivela, è di una intensità. tale, che gli idioti starabbi siciliani e gli analfabeti giudici tirapiedi della borghesia italiana dovrebbero sentirsi atterriti molto più da esso che da.Ila propaganda ci \ 1 ilizzatricc del socialismo. Nella larga messe raccolta dal Ragusa Moleti noi dobbiamo contentarci di scegliere poche spighe; ma i nostri cenni dimostreranno la grande importanza del lavoro f,Ltlo dal simpatico poeta siciliano e invoglie– ranno forse i socialisti delle altro regioni d'Italia a ri• cercare le provo dell'odio di classe non solamente noi proverbi, ma in tutta la vita popolare. . . . Fato clic un giovanotto della borghesia - un Don Spi• lacardiddu. ('), un Don Sucasinmla (I), un Don Piccoli• passi - sì arrischi a mettere i piedi in un quartiere popola.re: molto probabilmente il suo cappello duro - guai se è a staio! - servirà di bersaglio a qualche proiettile non sempre pulitissimo; più di un monello sudicio gli urlerà dietro un strofetta di odio, di invidia, di irrisione: :Signurinu Culu chinu Mento i pani E menzo i vlnu ('). Se il malcapitato accompagna una signora. ben ve– stita e se la. via ò fangosa, forse una pietra. cadrà in una pozzanghera e farà schizzare il fango sulle vesti della signura pani e panella. Rompere a pietrate i cri• stalli di un bel palazzo, insudicia.re non appena finita. la pili bella facciata cli una casa signorile, a.spettare (') t.o giuqno, f.D luglio, i.o :igos10 1896. (1) Pelagalletti. (') succhiasemola. (') Mi pare poslla tr3dursi: :signorino [col] culo pieno {grasso, beo 1iasciuto}, [che ,,il•eJ in mezzo al pane e in metzo al ,ino (nel!' abbondanza).
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