Critica Sociale - Anno VII - n. 14 - 16 luglio 1897
220 CRITICA SOCIALE MIGLIORISMO OPESSIMISMO EBRAIC01 (A 11ro1,osltodell' Ew·o1,c" oioume di G. }'errero) Goliardo della scienza, ritorna. a noi dai paesi <lolla nevo e della nebbia Guglielmo Ferrero, con l'animo riboccante d'ammirazione ragionata e scientifica per lo I razze nordiche. Le emozioni provate, le idee sorte in lui, acuto osservatore, col cuore ape,·to al bello e col pensiero alacre ed agile a sorprendere i vari atteggia– menti dc' popoli presso cui si tro,•ò, sono compendiate in questo quattrocento pagine, dense di fatti, vigorose di pensiero, luminose di arte latina: Perchè questo libro, scritto con intendimenti di sociologo, affascina il lettore sopratutto per la.sua genialità; genialità propria doi paesi del sole, ove la pronto1.za.dell'intuire soverchia non di rado la pazienza. del riflettere; 0\'8 l'entusiasmo e lo slancio non sempre sono temperati da. una medi– tazione fredde. e pacate.. La poesia sgorga. fluida e lim· pida dallo più alte concezioni sociologiche dell'autore; ond'ò che tutte le racoltà dello spirito sono amabilmente eccitate dalla lettura di queste pagine: le estetiche però più gradevolmente delle logiche. Delle molte recensioni cadutemi sott'occhio, nessuna affronta le idee espresse dall'autore. Ammiratore del poderoso ingegno del Ferroro, voglio esprimere alcune ragioni, per le quali parmi ch'egli non abbia collo nel vero nel determinare talune camtterisliche del genio ebraico. Queste note furono prO\'Ocate dalla. lettura del suo libro che agita la mente o suscita. nuovi richiami. Nè temo che siano per dispiacergli, pcrchè a' forti in– gegni l'obiezione suscitatrice di feconde dispute torna. più gradita assai dell'approvazione incondizionata. Gioconde e splendide, cosi novella la tradizione tal– mudica, el'auo state le nozze del figliuolo di Ravenà.. li banchetto volgc\'a al termine; la chiassosa. allegria. esultava. tra il cozzo dc' bicchiel'i o lo sp1·igionarsi di scherzi audaci. «Orsù,» dissero alcuni dottori ri\'Olii al rahbino Am· mona.; e orsù, maestro, intuonate, di gl'azia, un lieto canto!» E il rabbino incominciò cupamente: e Guai a noi, cui attende la morte!» e E con quale ritornello», interruppero i compagni atloniti, e alterneremo noi codesto triste canto? » e Cantale così, » riprese il rabbino: « Guai, guai ! Quali sono i nostri meriti che valgano a salvarci 1 » L'aneddoto mi rifiorì alla memoria, leggendo il saggio del Ferrero: La lotta di due ,·a..;ze e di due civiltà. Sentilo lui: « Esiste una profonda diversità psicologica tra l'ebreo e la popolazione ariana. in mezzo a cui vi\'e; l'antico spirito etico sospingo anche a' di nostri l'ebreo ... Questa missione morale è da lui compiuta poco allegramente; il pessimismo è lo stato quasi cronico '1ell'anima ebraica... 1·l pessimismo è la ter1uedel pensie1·0 etn-aico. In tutta la Uibbia,nel Vecchio Testamento che racchiude le prime esperienze del popolo, ci son pocho pagine frementi di piacere, quelle ùel Cantico de' cantic,; poche pagine serenamon10 e scetticamente tranquille (1), quelle del- 1'.èèclesiaste; sul resto si stendo un gl'igio pessimismo monotono e immenso corno u11 cielo d'autunno .... Le grandi creazioni dello spirito semitico sono tutte tristi e la nascita di un genio ebraico significa quasi sempre una S \'entura. pel gene re um ano. Spinoza gli ha annun– zia.lo che il bene e il ma.le non esistono; Marx. che le soci età sono la. lizza di una disperata. lotta di classi, lu. cui leggo suprema. è riassunta nel motto: Mors tua, '-" IV vita mea; Lassalle, che per la leggo di bronzo un ope.. raio non potrà. mai a,·ere quanto l'a bisogno per \'i\'ere, mtL solo quanto basta 1>e1· non morire; Lombroso, che gonio o sanità sono malntlie, e che l'origine della società è nel delitto.» Mi perdoni !';:unico Ferrero, ma. c'è un verso del Ma• rin i che mi sta fitto in mento e \'uol venir fuori a lut.ti i costi : Chi non sa fat· stupif', tiada alla striglia! Un 1>0'intontiti si resta dopo h\ lei.tura. di quella pagina, ma. non persuasi. Riassumendo, la tesi è questa: il pessimismo è lo stato cronico del popolo ebreo (vita pratica.); il pessimismo è la legge del pensiero ebreo (vita teorica). Avevo ragione tli rammentare rabbi 1\mmonà. i L'ebreo nel banchetto dei popoli fu. la parte di lui, secondo il Ferrero. Se non m'inganno, duo considoi·azioni di natura di– versa l'han persuaso a formulare quo' principi. La !>l'ima, I.~ pro\'enzione di voler trovare una conti• nuili\ 1>sicologica di caratteri dall'ebreo dei tempi di Oa,·ille a quello ùo' giorni nostri. tanto d;1. paragonare la forma paratassica, slegala do' libri del Lombroso coi versetti della Genesi (o i periodi atlicamente snelli cd agili del povero Camerini? o la prosa elegante o clas– sica.mente attillata di 0 Tullo Mnssarani?). Non nfnccingo a dimostrare quanto sia poco probabile siffatta. congettura: ò argomento <1uostoda libl'o, non da t\l'ticolo. Le indagini nè scarse nò affrettate eia mo fatto su questo argomento mi inducono a giudicaro temeraria ogni alfcrmazione di riconosci men lo di qualità. congenite ed immutate in un 1>opolosbattuto eiaimmani tempeste, flagellato da 1>ersecuzioni orrende, costretto per necessità. di adattamento non pure a modificare, ma a trasformare di sana pianta i caratleri più tenaci e più saldi. Non ò desso un cuneo d'acciaio, che per– mano inalterato tra i popoli, bensì una pianta. ricca di linfa, ma i cui frutti \'ariano col variar de'climi. Pili \'era la seconda. considerazione: l'ebreo è melan• conico. Sta. bene la premessa; nH~non ne traggo la con– seguenza ... poco cartesiana: e dunque ò pessimista». Adagio un tantino: quo· patetici figli d.Albione sgunl• citi in tanti romanzi, erranti pel mondo col filantropico scopo di dissipare lo nubi della loro fiera melanconia, anelanti ad emozioni eccezionalmente strane che li strappino dal dominio tormentoso dell'idea fissa, annun• zia.no ro1-seal mondo una nazione l'Osa ùal nir\'ana.? A quali ariostesche fantasie s'nrri\'erobllo qualora si giu– dicasse ùa questi ammalali di ta:clium, ville l'intera civiltil. inglese, l'espressione più piena e compiuta dcl– l'otlimismo in Lutto lo suo manifestazioni, che vanno dall'utilitarismo filosofico all'epicureismo della vita, alla cura costante per l'« effettuabile• senza. la smania. di correr dietro alle ino.fferrabili idee? Sintomo eloquente della mancanza di quel bisogno d'annientamento per ricreare un novo mondo fantastico con la divina arte do' suoni, è appunto l'inettitudine secolare degli inglesi por la music.t.ila più pessimista di tutte lo arti, secondo il Wagner. L'ebreo ò triste, talvolta lugubre, come lo vedeva. san (lirolamo. Non ò corto il rimorso del deicidio cho lo ronde tale, come fllosoreggh\ Uossuet, ma sì la stan• chezza delle lotte passale. Nel dileggio folkloriano alla decre1>itozza.<lolla loro l'eligione s'annida. qualcosa di \'Oro: la mancanza di giovinczz:l, che 1>aredisdegni quei vetusti rappresentanti d'una. ll'adizione che l'unanimità. ignorante secolare repu ta.va. la prima. Il sangue fluisce lento e languido in que· corpi troppo adusati; l'andatura loro è atassica, saltellante.
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