Critica Sociale - Anno VII - n. 14 - 16 luglio 1897
CRITICA SOCIALE 219 zione, e quiodi non potrà più arricchire colla stessa velocità di pl'ima. Ma l'imposta, voi dite, si verserà sulle spese per– sonali e toccherà poco o nulla il risparmio. Illu • sione! Un capitalista può rassegnarsi bensì ad ar– ricchire più lentamente, non mai a privarsi di una parte di quelle comodi(;\ a cui è avvezzo. Anzi spesso si vedono i ricchi che, prima che adattarsi ad un sistema di vita pili modesto e sacrificar di persona, son disposti a fondere anche i capitali ; altro che risparmi ! Se poi supponete che il nostro capitalista possa, con un aumento dei prezzi o con un ribasso sui salari, mantenere integro il suo profitto, ma allora i prezzi, alterati artificiosamente dall'imposta, andranno a profitlo del piccolo produtlore che paga poco o punlo imposta e che perciò solo potrà sostenere la concorrenza del grande e colla sua esistenza impe– dirà la concentrazione capitalista. Nell'un modo o nell'altro, essa è un'imposta esi– ziale allo sviluppo capitalista, una tassa di prote– zione pe1· la piccola produzione. Lo Jaurès stesso, nel suo fam030 discorso alla Camera francese, mentre si sforza di dimostrare il contrario, lo confessa implicitamente quando parla di piccoli campi che gemono sQtto il peso delripo· teca, appartenenti al contadino la"oratore che lotta penosamente contro la concorrenza capitalista, di commercianti che toccano il fallimento, ecc. Ma, se colla vostra riforma intendete di sollevare e trat– tenere dal precipizio questa gente angustiata, questi piccoli capitalisti che stanno per rovinare, come potrete asserire che essa non ostacoli punto re\'O– luzione capitalista, la quale si compie appunto sulla rovina di costoro 1 Delle due una. O l"imposta progressiva raggiunge il suo intento e giova ai piccoli capitalisti angustiati, e non può farlo che evnfortandoli come piccoli pro– duttori, e allora e un impedimento all'evoluzione capitalista; o, come voi dite, non impedisce il fatale procedere del capitalismo, anzi l'accelera, come qual– cuno aggiunge, e allora quale sollievo volete che porti a tanta povera gente la quale si vede spo– gliata de' suoi mezzi di lavoro, o ridotta ad un sa– lario insufficiente, o gettata nella disoccupazione appunto dallo sviluppo capitalista e alla quale a"ete fatto sperare la salvazione da una tale imposta I . . . Non m'indugerò a rispondere parlicolarmeote alle altre obbiezioni del Mortara, sia per non abu– sare della pazienza dei lettori, sia perché non ri– guardano la questione principale. Non so tenermi però dal fargli osservare che, se e lecito ad un socialista di non scandalizzarsi, in certi casi, per l'aumento delle imposte, non gli deve neppur repugnare l'aumento ciel debito pubblico, e ciò pel semplice motivo che questo non è che una appendice, un complemento dt quelle. Ma il debito pubblico e un parassitismo, dice il Mortara. Certo, come tulii i capitali di questo mondo; ma noi per questo ce la pigliamo forse coi capitali I Ma il debito pubblico, colla facile rendita che offre, distoglie la gente danarosa dal dedicarsi alle industrie, e un ostacolo al vero capitalismo. Distinguo: se il debito pubblico è creato per au– mentare gli armamenti, per dedicarsi alle imprese africane, allora certo distoglie una porzione di ca– pitale dalla sua funzione normale per sperperarlo in imprese pazzesche ed è quindi nocivo; ma se il danaro p1·eso ad imprestito serve per la costruzione di ferrovie, di canali, ecc., allora è lo Stato stesso che diventa capitalista e il dauaro prestato a lui compie lo stesso untcio di quello impiegato io aziende private. Come per l'imposta, la questione è ts n o dunque del modo col quale se ne impiega il ricavo. li debito pubblico, incontrato per bisogni legitlimi, e in sostanza un grande capitale amministrato dallo Stato e pro11to per la socializzazione. . .. Ed ora risponderò brevemente alle cortesi obbie– zioni dell'amico Bedarida. (') La questione della progressività dell'imposta non implica punto un maggiore assorbimento di ric– chezza privata per parte dello Stato, ma solamente una diversa ripartizione del peso tributario. C-onla imposta unica progressiva. come è comunemente intesa, e come è portata dal programma minimo socialista, lo Stato non aumenterà punto le sue en– trate, ma solo riempirà il vuoto causato dall'abo– lizione delle altre imposte. [ grossi redditi saranno colpiti pili fortemente, ma a scarico dei piccoli e co:11 il reddito complessivo seguited1. a subire la stessa detrazione a favo,·e dello Stato. Certo che !"imposta· progressiva sui redditi dà agio di abolire le imposte sui consumi, ma con reale beneficio delle classi lavoratrici I Quesla è la questione. Nè basterebbe ad impedire la ripercussione del– l'imposta sui salari lo stabilire correlativamente il sala1•io minimo legale, perchè essa può anche riper– cuotersi mediante un rialzo nei prezzi e allora bi– sognerebbe istituire un calmiere generale. :Ma così ritorniamo alle pastoie del medioevo. li collettivismo sano e robusto non può nascere che eia un capitalismo completamente sviluppato. Se, anzi tempo, lo Stato, con un artifìcio qualunque, come l'imposta progressiva, volesse impedire il fun– zionare del capitalismo per impossessarsi dei capi• tali, creerebbe un aborto. Del resto non ho detto che l'imposta pl'Ogressiva possa uccidere il capita- • lismo, ma solamente ho detto che ne ritarda lo sviluppo. Influe osserverò all'amico che non tutte le riforme ciel programma minimo socialista hanno il difetto dell'imposta progressiva, perché, se tutte in gene– rale mirano a diminuire il reddito del capitale a vantaggio delle classi la\'Oratrici, nessuna, come la imposta progressiva, mira a colpire il grande red– dito a favore del piccolo e, non alte1•ando quindi le proporzioni tra l'uno e l'altro, nessuna come que– sla può turbare il processo di accentramento capi– talistico . Più che al proletariato, l'imposta pl'Ogressiva giova alla piccola borghesia; più che un passo verso l'e– mancipazione dei lavoratori, essa ò una riforma pic– colo-bo1-ghese, una riforma conservatrice. E concludo. Se, per le sue diITTcolfadi ripercus– sione, l'imposta sul reddito personale, come piccola aggiunta o trasfo1•mazione d'imposta, può essere appoggiata con qualche vantagiiio pel sala1•iato, non giova però a questo nessuna radicale trasformazione tributaria e tanto meno quella che ha per base la imposta unica progressiva. In Italia, se il socialismo è poco sviluppato, lo si deve al poco sviluppo del capitalismo; e noi ci fa– remo paladini di una rirorma che riescirebbe ap– punto a mettere i basloni fra le ruote della mac– china capitalista I GIUSEPPE BONZO. ( 1) CRITICA SOCIALE, 18!17, Il. 11, pag, 171: DIICllUlOlll lUllt! t"l(Ol'mt! tl-llmto,·le. Il modopiù spiccio per abbonarsi consiste nel mandare cartolina vaglia da L. 8 all'Ufficiodella CRITICA SOCIALE, Portici Galleria, 23, Mi– lano (scrivere chiaro l'Indirizzodel mittentee Indicareae ti tratta di nuovoabbonatoo di semplicerinnovazione).
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