Critica Sociale - Anno VII - n. 14 - 16 luglio 1897
218 CRITICA SOCIALE l'osservazione se nvesse ricordali gli splendidi ritratti del carattere di vario classi che si trovano in passi nu• merosissimi doi nostri teorici, o se al'esse osser\•atoche, se il solo ammontare dcll:l ricchezza.posseduta. non ci spiega. le qualità. comuni ad UIH\ classe, la sua funzione economica, che no determina lo occupazioni costanti, e tutlo il tenor di vita, lo fa ampiamente. Cosi al carat– tere meschino della. vita economica della piccola bor• ghcsia.rispondo quello gretto o tentennante della. sua aziono politica. L'esempio storico che chiude il capitolo, e che tratta della costituzione inglese, è principalmente una cri– tica. di alcuno alfermazioni storiche del Loriai pure, con alcune conseguenze elio no trae, l'Autore mira a. colpire la teoria. in generale. Ed in primo luogo egli nota, accanto alla. lotta fra lo classi, l'azione dello S.tato, che talvolta conferisce ;id alcuni la. pròprietù, e chiama dello clt~ssi ad alcuni uffici pubblici. Nessuno dei tluc fatti contrasta con la nostra teoria., e dalle opero stesse tlel Marx e doll'Engels ( 1) potremmo trarre altri esempi simili; ma ciò che lo Stato non può fa.re ò da.re alla prorn·ietà. assetto clive,-soda quello ·richiesto dallo svi– luppo delle {01·:e materiali clella proclu.=ione, e non di coorcrirla all'uno o all"altro indi\•iduo. In quanto all'in• dipendenza. dello Stato dalle classi, credo di poter ri– man,taro a quanto ho scritto innanzi. Il Ferraris nota inoltro la grande influenza delle diversit.'.\ di religione sulle lotte politiche della Rivoluziono inglese, ma ò un fatto accertalo, riconosciuto anche dal )laeaulay e), verso il quale è nota la. poca simpatia dei socialisti, che le differenze di religione in questo periodo corrispondernno a differenze di classe ( 1 ). (La fi11t al pnn,imo mm,ero). E. C. LOXGOBARDI. (1) Vedi p. H. Rsous, Soclall.rm, Utoplan amt Sclentl{fc. lntro• ductlon, pag. XXI\' i e M.rnx, Le Capttat, I, 1i:ig. 3t8•3!0 dell"edi– :r:lonefrancese. t:) Sto,·Ca ,,• Inollllte,·1·a. l') Cfr. 1<;so1n.s, Socialt1m, l!lopla11 an~ Sclmtltfc. lntroduction. LEIMPOSTE E ILPARTITO S CIALISTA Il. L'imposta unica pl'ogressivn sui redditi. Passiamo al1a secouda questione. Deve il partito socialista propugnare l'imposta unica progressiva sui redditi! Questa seconda questione è in gran parte elimi– nata dalle conclusioni della prima. Se solo certe piccole rirorme tributarie possono essere utili al proletariato, chiaro è che l'imposta unica progres– siva, come riforma generale del sistema tributario, non può esse,·e nè proposta, nè appoggiata dal par– tito socialista. Ma procediamo analiticamente. L'imposta pro– gressiva sui redditi ha due qualità ben distinte, quella di personale e quella di progressiva. Come imposta personale, a prescindere dalla sua qualità di progressiva, quando non fosse unica, quando cioè non suonasse riforma radicale, ma solo lieve ritocco o aggiunta d'imposta, si può dal par– tito socialista appoggiare con qualche vantaggio pel proletariato, pe,·chò, come ho già osservato, le pic– cole variazioni d'imposta, che non colpiscono diret. tamente il salario, non hanno forza di ripercuo– tersi su di esso, e tanto meno questa, che è una delle più difficilmente ripercotibili. Ma.quando cessa di essere una piccola varia– zione, per diventare una trasrormazione ab imis del sistema tributario, allora perde ogni sua virtù, perché, non solo per i suoi gravi effetti gene1-aun conflitto tra capitale e lavoro, conflitto che finisce per togliere al lavoratore ogni vantaggio acquistato, ma genera altresì una grave crisi economica sfa– vo1·e,·olealla classe lavoratrice. . .. Qui incontro le recise opposizioni de' miei con– traddittori. li Mortara nega che la sostituzione del– l'imposta unica progressiva alle altre imposte possa generare un turbamento economico. (I) l\la, e per• chè, dal momento che le più lievi aggiunte o mo– dificazioni d'imposta portano questo turbamento! Come tutte le trasformazioni, anche questa dell'im– posta progressiva ò in sostanza uno spostamento di ricchezza; ora non ammetterà il Mortara che i danneggiati da essa si agiteranno, si sforzeranno per 1·isarcirsene 1 Come! Si aboliranno le dogane, l'imposta fon• diaria e fabbricati, ecc. e il prezzo del petrolio, dello zucchero. del grano. delle pigioni resterà invariato? Si aboliranno i dazi sui consumi e il salario non subirà nessuna modificazione? E, se salari e prezzi dovranno spostarsi gravemente, se i ricchi, colpiti dalla nuova imposta, ricorreranno ad ogni mezzo in 101'0potere per scaricarla o sui salari o sul prezzo dei prodotti, come tutto ciò non produrrà un turbamento economico? Ma,dice il Mortam, l'imposta sul reddito, essendo pt'Ogressiva e cioè colpendo con diversa misum l'ettaro di terreno del grande e del piccolo pro– prietario, il metro di cotonina del grande e del piccolo industriale, non si J)Otrà dal 11randecapi– talista riversare sul prezzo dei prodotti, perché in– cont,·ercbbe la concorrenza del piccolo. Ecco,io credo che succederà precisamente il con• trario. Al piccolo capitalista, che si trova in pes– sime acque appunto per la concorrenza del grande capitalista, non parrà vero che costui sia. costretto, per la nuova imposta, a rialzare· i prezzi dei pro– dotti e, lungi dal rargli concorrenza, come opina il Mortara, sarà ben felice di seguirlo per rimpol– pare un po' gli scarni profitti e trarre ancora un respiro. Non accade for3e un fatto simile a propo• sito dei dazT protettol'i ! Per essi non sono già, pe1• esempio, i grandi produttori di grano americani che debbano rinunciare a tutti o ad una parte dei loro profitti, ma sono gli empirici e magri produt– tori italiani che approfittano del rialzo artificiale creato dal dazio pel' seguitare nel loro sistema ir– razionale di coltura e proh-arro una vita tisicuzza. . .. l\la, dato pure, il che è inverosimile, che l'impo– sta p1'0gressiva non possa ripercuoter3i sul salario o direttamente o 1•incarando i generi di consumo, le resta sempre l"altro grave diretto di essere una pietra lrinciampo all'accumulazione capitalista. Qui le proteste si ranno più vive, sia da parte del Mortara, sia da parte di quanti, prima e dopo di lui, hanno difesa una tale imposta dal punto di vista socialistico. Ma è questione d'aritmetica, o signori. Se un ca– pitalista, cho ha 100 mila lire di reddito, di cui 15 mila vanno per le spese peraonali, IOmila per le imposte e 75 mila all'accumulazione, è tassato con una imposta del GO'/,, chiaro è che, detratte 15 mila lire per le spese personali e le 50 mila per l'imposta, non avanzerà più che 35 mila lire per l'accumula- Pi CRITICA SOCIALE, 1897, N. IO, pasr. I~: In dl{oa dtll'impolta :vrogreulr.a.
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