Critica Sociale - Anno VII - n. 13 - 1 luglio 1897
CRITICA SOCIALE 199 latori d'esperienza e questo per il semplice fatto d'esser vecchi. Noi possiamo avere un'idea approssimativa delle condizìoni in cui doYevan essere pl'imitivamente la medicina e la meteor·ologia, vedelldo come sono praticate nello campagne, dove esse costituiscono anco1·a una raccolta d'esperienze personali. Sono vecchi contadini che non hanno mai avuto sen– to1·0 di barometro, né di termometro, e che sanno presagire, nno a un minuto e nuo a un grado, la pioggia, il vento, il caldo, senza che pure un segno esteriore pe1·melta ai profani di presentirli. La lunga abitudine d'osservazione quasi incosciente del vento e della sua direzione, della forma delle nubi, del grado d'umidità. li 1·ende atti cosi a giu• dicare con una grande prontezza ei esattezza di tutte le variazioni atmosferiche; e se si pensa al– l'importanza che hanno ancora nelle campagne e che dovevano avere nei tempi pl'imitivi, in cui tutta la vita è 1·appresentata da semine e da rac· colte, la pioggia, il sole, il vento e la grandine, si capisce come questi individui dovessero essere con• su ltati e venerati. Così dicasi per la medicina, che non aveva alcuna base anatomica e fisiologica. Pure essa era prati– cata e anche con un certo successo: ma era pura– mente empirica. Un individuo che aveva osser\rato un gran numero di casi di tifo, vaiuolo. colera, ecc., e ne aveva seguìto i sintomi e la cura, bene o male riusciva, col solo aiuto dell'osser\razione, a giudicare se la malattia fosse o no gra\'0, quale ne sa1·ebbe il decorso e quali i rimedi che nei casi veduti prima avevano agito pit1 erfìcacemen te. I "ecchi erano allora, per la medicina, la meteo– rologia, ccc., degli accumulatori, una specie di ,·ap– so~i della scienza, come erano i rapsodi della poesia. E in questo senso che essi acquistarono una così grande influenza, influenza in parte giustincata, perchè l'esiguità della loro scienza era ricom– pensata dalla sua estensione; avevano sì nozioni embt·ionali, grossolane, ma ne avevano su ogni soggetto. E poi questa esperienza. che noi possiamo guardar di lontano con un certo displ'ezzo - fof'ti dei nostri metodi esatti - rappresentava in quell'epoca pri– mitiva un immenso lavoro di pensiero e d'osser– vazione; bisognava imparare e sperimentare lutto eia soli, perchè non esisteva la divisione del lavoro che appresta elaborate le singole parti della scienza. Non è pili dilllcile diventar ora un grande igienista - trovando già. pronte le nozioni più varie e pre– cise di chimica, di Osiologia, di anatomia, e do– vendo solo assimilarle - che non diventar allora un empil'ico g1·ossolano. che pure dol'eva cercare e osservare tutto personalmente, spigolare le cono– scenze qui e là come il caso le offl'iva. E la scienza empirica aveva ancora un altro vantaggio che dava adito a questa ammirazione universale - per ra– gione psicologica: - la mancanza d"originalità. La scienza moderna ha per carattere una specie di equilibrio instabile in cui tutto può essei' ogni momento sconvolto, in cui ad ogni momento nuove scoperte vengono a rompere l"equilib1·io delle no– zioni gia prestabilite, sollevando tanta più opposi– zione quanto più. coteste nozioni erano profonda– mente radicate. Ricordiamo solo le controversie sollevate nei primi tempi dal virus antirabico e dal vi1·us antidifterico, la cui azione pure era inconte– stabile. Ma il brusco passa(!g-io dall'oscurita a una luce fulgente fe1·isce rocch10. Ora, la scienza dei vecchi, che era l'esperienza, non aveva di questi lampi né di questi bruschi passaggi. Le conoscenze dei vecchi erano, più pre– cise, più nette, le nozioni stesse che. allo stato vago indeterminato, possedevano tutti gli individui, e che quindi erano le più alla portata di questi indi– vidui. E certo non può paragonarsi il sentimento che si pro,·a per chi ci riconferma, ci assoda in una idea vaga, imprecisa, e il sentimento che si prova per chi, anche involontariamente, anche volendo farei vantaggio, tende a sconvolgere tutto il nostro sistema d'irlee. Inoltre la divisione del lavoro. che ha sostituito il lavoro eseguito laboriosamente e pesantemente da una sola mano. ha invertito la formula per cui prima il lavo1·0 del vecchio aveva una reale supe– riorità sul lavoro del giovane. Una volta perchè una sedia uscisse dalle sue mani l'uomo doveva abbattere l'albero nella foresta, sega.l'Io, spianare le assi 1 comporle, tornirle, vernicia1·le; occo1Teva un lungo peeiodo di tirocinio; ma o~gi una seg– giola esce dalle mani di dieci uomrni. c·e il bo– scaiuolo che abbatte l'albero nella foresta, un se– gatore lo sega, un altro lo spiana, uu terzo fa lo gambe, un quarto tornisce la spalliera, un quinto dà la vernice. E mentre una seggiola vien fuo1·i rlalle mani di dieci uomini, ò dieci volte minoro il tempo occorrente per insegnare all'individuo la sua parte di lavoro. Lo stesso avviene pel medico, che non solo può assimilare nozioni già ridotte a sintesi di fisiologia, di anatomia, ecc., ma che di– venta a sua volta uno specialista, un oculista, un osteologo, uno psichiatra. rn questo stato di cose, si capisce come un indi• viduo giovane possa ,ralere quanto un individuo maturo e anche più - perchè possiede, pil'1 dell'in– dividuo maturo, la plasticità, l'intuizione, che son diventate qualità essenziali nel giuoco della civiltà. Nei nostri tempi, in cui tutto va accelerandosi, in cui ogni momento è prezioso, ogni atto deve tendere a compiersi il più rapidamente e precisa– mente possibile; ò l'intuizione più rapida, che deve prendere il posto della deduzione tarda e prudente, la plasticità che deve soppiantare la conse1·vath•ità, il misoneismo ◄!elle persone mature. Le condizioni di vita in cui questa supremazia dei vegliardi aveva una rea.le utili!:\ sono comple– tamente mutate. Il nucleo dei popoli ormai ò for– mato, 11011 è più un..debole germoglio, ma un forte fascio di fibre, nè ha bisogno più di essere co1·az– zato e protetto dal misoneismo per non dissolversi. La scienza ha cambiato interamente direzione ed orientamento, è entrata ormai nel periodo dell'espe– rimento. Lo scienziato moderno ha preso il posto dell'antico savio. La stampa, i libri, i giornali han sostituito la dif– ficile tradizione orale o i rari volumi manoscritti. Il vapore, la ferrovia, ha sostituito il carro, la diligenza; noi abbiamo una posta rapida, delle bi– blioteche, delle scuole, l'istruzione impartita rego– larmente, che rende le conoscenze accessibili a un più gran numero di persone; tutto l'armal1\entario insomma della civiltà di questi due ultimi secoli mette la scienza molto più alla portata di tutto il mondo. E la scienza non si fonda più tanto sull'e– sperienza individuale quanto sullo studio delle espe– rienze anteriori, e si può acquistare in un modo molto pii, rapido collo studio. L'esperienza individuale e ancora, sì, un coeffi– ciente, ma non più il solo e neppure il principale. Se intelligente, l'individuo l'acquisterà nel giro di pochi anni ; se inintelligente, avrà un bell'aver cinquant'anni d'esperienza individuale, questa non gli servirà a nulla accanto agli altri forniti di no• zioni scientifiche. Non ò dunque in nessun modo giustifìeata questa confisca, che si continua a fare a prò degli uomini vecchi, di tutte le funzioni, di tutta la vita politica,
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