Critica Sociale - Anno VII - n. 13 - 1 luglio 1897

CRITICA SOCIALE 203 terebbe se, poi sala1·io sproporzionato che riceve, ne dovesse andar compromesso il capitale. Ciascuna delle due parti agisco esclusivamente sotto il punto di vista del proprio interesse, senza cura1·si del resto e, siccome individualmenJe poco potrebbero, così capitalisti e salariati si organizzano in classi, una contro l'altra armata. Il salario è la risultante <lelle due forze contrarie e, dai fenomeni econo– mici succedentisi Cht, rinforzano 01· l'una 01·l'altra tendenza, nascono le oscillazio□i del salario. Sta a favore dei capitalisti il mino:• numero e quindi la più facile intesa, la maggior forza eco– nomica e quindi il maggior grado di resistenza, il potere politico che li protegge ed aiuta, la maggior istruzione che li 1·e11depiù coscienti e disciplinali. La lotta si esplica nella domanda e ne\l'offel'ta di forza cl i lavo1·0. Vi sono però due limiti ben definiti, oltre cui il salario non può scendere nè salire du1•evolmente. Il limite inferiore è fissato dallo stretto necessal'io alla vita dell'operaio, il limite superiore dall'inte– gritil del capitale. Per quanto i singoli capitalisti e i singoli salariati non possano darsi pensiero se il salario oltrepassi pc1· avventura questi limiti, la automaticità del sistema provvede. Perché, sia che pel salario troppo basso deperisca la forza di lavoro, o che pel salario troppo alto deperisca il capitale, avviene uno spostamento nella domanda e nell'of– ferta cli forza di lavoro e quindi una corrispon– dente correzione nel salario. Ma se al limite superiore non si giunge mai, si può dire, per l'insufficienza della pressione operaia in confronto della resistenza capitalista, spesso non si giunge neppu1·e al limite inferiore, e ciò per la resistenza operaia. I due più grandi incenth•i della lotta sono le trasformazioni dei mezzi di lavoro e il crescere o diminuil'e della popolazione in confronto· dello svi• luppo del capitale. In fatto di salari, le abitudini nel regime di vita formano spesso una seconda natu1·a.. Quando una popolazione operaia, per un periodo favorevole di sviluppo economico. ha goduto per un certo tempo di un salado cho le permise di abituarsi a certe agiatezze di vita, se le condizioni si mutano in suo disfavore e il sistema tende a far ribassare i salari, quella popolazione tenta la resistenza con ogni sforzo e, prima di cedere, emigra, rinuncia alla procreazione. Riepilogando, il salario è la risultante della lotta tra capitalisti e salariati, lotta che si esplica nel– l'offerta e nella domanda di forza di lavoro, lotta che ha i suoi limiti nella vita dell'operaio e nella integ1·ità del capitale, e per la quale il salario si allontana tanto più dal limite inferiore quanto mag• giare è la resistenza operaia in confronto della compressione capitalistica. Questa lotta ha i suoi incentivi nella continua trasformazione dei mezzi di lavoro e nella fluttuazione della popolazione. trova i suoi baluardi nelle abitudini di vita, e si combatte colle armi della solidarietà, della resi– stenza e ciel potere politico. . .. Ora l'imposta sarebbe per caso un'arma politica nelle mani della borghesia per ritogliere al prole– tariato quel miglioramento nel salario che ha sa– puto st,·appare colla lotta economica I Vediamolo. Le imposte possono colpi1~eil salario facendo rialzare artificialmente i prezzi dei generi di consumo, obbligando cioò l'operaio a sborsare una somi:na maggiore pe1· avere la stessa quantità di beni. E chiaro però che la lotta tra capitalisti e salariati si combatte per il salal'io reale non pe,· il salario nominale. Il salario è di tre lire perchè tre li1·e rappresentano quel grarlo di bene3sere che, date quelle condizioni di lotta, l'operaio ha potuto con– quistare; sa1•ebbe di due soldi o di dieci lire se, date le stesse condizioni di lotta, tali somme rap– presentassero un'uguale quantità di beni. Quando l'imposta. sposta il valore reale del salario. la lotta si ingaggia per apportare le necessarie modificazioni al valore nominale, affinché il valore reale sia 1·i– pristinato e, se le condii:ioni di lotta non sono mu– tate. non c·è r·agione pel' credere che non ci riesca, Ecco perché aduuque l'imposta non può guari rovesciarsi sul salario, non tanto, come conclude .Maironi, perché il margine che esso pre3enta al– l'imposta sia piccolo e vada sempre piu rimpiccio– lendo, quanto perchò, grande o piccolo che sia, 05SO è il frutto delle forzo interne e organiche del si– stema economico e, come tale, non può essere guarì intaccato da una forza este1·na e superfìciale come l'imposta. È innegabile però che la parte, a favore della quale il valore reale ciel salario si sposta, si tro\ra nella lotta in una condizione cli privilegio, come l'esercito che occupa una buona posiziono di fronte all'esercito che deve scacciarnelo. t pur certo che le piccole trasformazioni, ag– giunte o riduzioni d'imposta, alterando di poco il valore reale del salario, non sono sumcienti per p1~ovocare un conflitto e qui11di 1·esta110a f,wore, secondo i casi, dell'una o dell'altra parla. Così la riduzione del prezzo del sale dn 55 cent. a 35 pro– babilmente è andata a favore dei lavorato.ri , come il nuovo aumento da 35 a 40 ceot. è andato a fa– vore dei capitalisti. E interesse pertanto del proletariato che lo va– riazioni d'imposta non tendano a diminuire il va– lor·e reale del salario, ma piuttosto ad accrescerlo. Sal'à un lieve benefìcio, un be1ieficio passeggiel'o, ma pur sempre un benefìcio. Ma, a parte le piccole modincazioni, deve il pa1•• tito nostro ben gua1·darsi dal farsi troppe ilusioni sulle radicali trarormazioni d'imposta, illusioni che poi sconterebbe amaramente scendendo dalla teoria alla pratica. sia perchè incontrerebbe sul camminG insormoatabili ostacoli all'effettuazione delle pro• messe riforme, sia perché nou otterrebbe da esse gli spe1·ati eflèlli. R volendo precisare maggiormente i criteri ai quali, a mio avviso, il partito socialista de\'0 sub• ordinare la sua azione in materia d'imposta, dirò conci udendo: Che finchè, in una data amminist1·azione, il par– tito socialista è minoranza, non deve prendere l'ini• ziativa di nessuna riforma ti'ibutaria, ma appog– giare tutte quelle che, senza apportare un troppo g,·ave sconcerto all'economia, tendono a far 1·ial– zare il salal'io reale i opporsi viceversa a tutte quelle altre che tendono a farlo diminuire o, pur lasciandolo invariato, sono richieste unicamente per ispese non utili alla classe lavoratrice. Quando poi il partito nostro arriva alla conquista di qualche amministrazione comunale, non deve portare gravi innovazioni nel sistema tributario, bensì convergere a favore della classe lavoratrice quanto pili può delle entrate comunali. Occorrendo nuove imposte, darà la preferenza a quelle che pili difficilmente si ripercuotono sul salario. Delrimpnsta progressiva sui redditi dirò nel nu– mero prossimo. 0JUS8PPE BONZO. L'aòòonamcnto cumulativo alta Critica So– ciale e alla Lotta di classe costa L. 10 al– l'anno, L. 5 al semest,·e (pc,· l'este,·o 1·/spettiva– ,nente L. 1 t, o L, 7,50).

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