Critica Sociale - Anno VII - n. 11 - 1 giugno 1897

164 CRITICA SOCIALE Tutte le classi ne saranno gravemente colpite; e, se per i produttori potl'à. tra.1tnrsi della posizione, per i lavoratori o per le loro famiglie si tratterit. del pane quotidiano! Si calcola.no a pill di mezzo milione lo persone che vivono di questo lrafllco nella sohi Sicilia e che si tro– verebbero da un giorno all'altl'o prive di qualsiasi mezzo di sussistenza. •'• Oi fronte a cosi disperata. condizione di cose, può il partilo nostro, legittimo rappresentante delle classi lavoratrici, disinteressarsi di un'agitazione che mil'a, se non a eliminare, ad atlenunre il disastro? !. 'agitazione, risponderà. taluno, giova solo alla classe abbiente, che tenta servirsi della rorza della masse per strappare al Governo provvedimenti in proprio foxore; l'interesse dei lavoratori rimane estraneo; la. costoro esistenza non ò legata a questa o a quella pro<luzione, se mancheriL loro un diLlo impiego, il capit,~lc, non po– tendo restare inoperoso, h'O\'erà, nel proprio interesse, ili impiegarli a produrre altre cose, delle quali sia mag– giore richiesta. Or ciò, se vale, sino a un certo segno, per le industrie manifatturiere (anche nelle qua.li una }Jal'iedel capita.le, macchine, ccc., va pur sempre distrutto), non mie ugualmente per lo industrie agrarie, do\·c il capitale circolante ò relativamente limitato e la grande massa del capitale è fissata nella terra, e consisto, come poi- la produzione agnunal'ia, nel valore delle piantagioni, che andrebbero distrutte. Certo, prima o poi, perdurando la crisi, le trasfol'mazioni colturali sì imporranno, ma esso richiedono anni, massime in Sicilia, dove il c,tpitale difetta; e, frattanto, come vivranno le famiglie dei la– vora.tori'? Poi pro1>rietari tutto si ridurrit a rinunziare a. certi agi. . .. Questo ò uno dei casi, in cui l'interesse ciel lavoro coincide, fino a un certo punto, coll'int«wcssc dc' pro~ duttori. Il conflitto d'interessi esiste, ma principalmente, per ora, con un'altra classe di propl'ictari. Noi ci tro– viamo di fronte a un episodio della lotta di classe, la quulc, ò risaputo, non si comba.lte solo fra capitale e lavo1·0, ma anche fra le frazioni della. borghesia; e nel caso presento fra. il 1·edclito fondial'iO, rappresentato dai proprietari di I.erre bonificate, e la rendita, rappre• senta.la dai latifondisli. La politica protezionista del Governo, che col dazio sui cercali mantiene arflcialmento elevata la rendita della te1'ra, a danno di milioni e milioni di consumatol'i, è la causa prima della presente crisi, o, <1uanlo meno, l'ostacolo insormontabile alla pronta risolu1,ione di essa. La crisi, infatti, ò dovuta alla chiusura dei mercati esteri e all'impossibilifa di a.vere nuovi sbocchi (quale la. Russia) per il diniego opposto dal Go,·erno ad accor• dare agevolazioni alle nazioni estere sui loro prodotti di esportazione; e ciò, sii~per ragioni fiscali, come sa– rebbe pci petrolii, sia. per ragioni prolettive, come sa• rebbe pei frumenti. Cade cosi anche robbiczione, che il partito socialista non possa. unirsi all'agitazione promossa dai pl'oprie– tari che chiedono al Governo f<wore e 1)1'0lezfone, questa. risolvendosi semp1·e in un maggiore aggr,ivio pei con– sumatori. Ciò che si chiede al Governo è pt·incipalmento un po' di giusti:=ia distl'ibutiva: che sieno eliminati gli ostacoli alresporta1.ione dei prodotti, o, quanto meno, attenuati gli effetti della disa.Sll'osa politica prote1.io • nista, che ha creato attorno a noi come una 1Jru·1'iera. Bib 1otecaC:ì1no B1arco per le elevate tariffe doganali, colle quali lo altl'c na• zioni si sono viste nella necessità di colpire i nostri prodotti di esporlazionc. Lo stesso carattere di giustizia, o non già. di favore, potrei dimostrare essere pl'Oprio alla maggior pal'le delle proposte fatte al Governo, ma ciò sconfinerebbe eia' limiti imposti ad un articolo. l)el resto a. mc inte– ressava solo dimostrare che lo conseguenze della crisi saranno, specialmente, disastrose per le classi la\'OJ'a– trici, che non hanno mezzi per resistere, e che il Governo potrebbe pron•edere, non già. spiegando p1·otezione o largendo favori, ma iniziando una polilica. doganale pili conforme a giustizia ed in cui gli intel'essi nazionali non fossero sacrilicati a vantaggio d'una classe privile• giata di pa1'assiti, com'è avvenuto sino ad oggi. .. Posta in questi termini la questione, il pal'tito socia– lista avrebbe dovuto, non gfa aderire all'agitazione dei produttori, commercianti, ccc., nHt prendere esso l'ini- 1.iali\·a di un·agita1.ionc, come il rappresentante degli interessi dalla presente crisi più gra,·omcnto minaccia.ti . Certo non avrebbe domandato nò la. proroga al paga• monto <lcll'unposta fondiaria, nò l'esenzione temporanea. dalle tasse por le l'abbrichc destinate alla J)roduzionc dei derivati del limone, nè fatto altre simili proposte, elio tendono al vantaggio quasi eschtSi\'O dei produttori e degli industriali: ma avrebbe potuto benissimo, a nome <lolla popolazione che vivo del la\'oro, domandare che sia modifica.la quella politica p,·ole::ionista, la quale mi• naccia di alfamal'C centinaia di migliaia di lavoratori. Un pal'tito politico come il nostro non può !imitarsi ad una fun1,iono negativa: a registrare cioè le contrad– dizioni del regime borghese, o a mostrare in che cosa si riso I vono le cosidetlo armonie economiche, o come il capitalismo sia impotente, in ultima :tnalisi, a risoh•oro le crisi che col suo sviluppo ha prodotto. Anche l'Avanti!, che pure rispecchia. la tendenza. più illuminata elci no– stro pnrtito, considerò la questiono in modo affatto semplicista. Esso conchiudeYa riconoscendo l'impossibi• liti1, da parte del Governo, di JH'On>cdcre; nò più nò meno, per questa parte, di quanto avea affermato alla. Camc1'a l'on. Di Rudini; e addita\•a. come unicll solu– ziono un:i migliore distribuzione dello ricchezze, che, allargando i consumi dello classi non abbienti, valesse ad :issorbire l'eccesso di prodotti, causa prima dello ocliernA crisi. Questa., invero, è la solu1.ionc definitiva che sola può esser data dal trionfo del socialismo. ~la crede proprio, lo scrittore dell'...lv,rnti !, che, senza ironin, possa darsi questa risposta ai lavoratori che muoiono di fame? Ma ò poi YCl'O che anche nell'attuale regime, o nella questione in ispecie, non sia possibile una sohtzione che, per quanto provvisoria, valga a scongiural'o l'im– minenza della crisi e a dar tempo che si compiano gradatamente lo ine\'ilabili trasformazioni colturali che finii-anno JJer ristabilire l'equilibrio fra l'offerta e la domanda'? Indubbiamente l'ordinamento capitalis'tico è impotente a l'isolvcre conforme a.gli interessi <lella maggioranza i problemi economici, che tmvaglìano J'nmanifo, ed in ciò principalmento sta la sua condanna; ma da. questo 1.1. sostenere che esso abbia. esaurito tutto il bagaglio delle riforme, delle quali è virtualmente capace, ci corre; tanto più quando si pensi cl!c nella Sicilia e nel Mezzo– giorno d"lt1lli.Lsiamo ancora ad un'economia. semifeu– <lale,usw·aia, come Celicemento rebbe a chiama.re la Critica scrivendo del prestito per l'Africa.

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