Critica Sociale - Anno VII - n. 11 - 1 giugno 1897

CRITICA SOCIAf,E inconsciamente», pe,·chò 01·clinal'iamentc noi siamo trascinati dall'onda sto1·ica a coo1·di11at·e cou l'azione alfrui la nostra azione individuale po,· il fatalo di– veni1·0 umano. Ed ò natu1·ale elio rimpulso pili cosciento venga da quelle classi tlil'igenti che, 111;1s– :simo uei pcl'iodi che lll'ecedetto1·0 lo sviluppo del capitalismo, 1·appl'esenlava11O iu qualche modo il cenello dell'organismo sociale. « na quale intc1·essoeconomico, si domanéla il Loncao, avl'ebbero potuto essei-e spinti lo schiavo 1·omano, l'Elota spal'tano, a sonogge1'8 le classi domi11anti nei loro attl'iti esterni, se pe1· la loro conciizioue giu1·idica tutto ciò che acquistavano :rndava al 101·0pad·rone? » - « Come va, l'imbecco io, che lo schiavo romano, l'Elota spartano, quasi sempre seguì in guena la classe dei padroni? Che, pu1· uscendone danneggiato, vi sostenne la parte Jll'incipale1 » 01· è appunto il determinismo econo– mico, che mosse l'intera collettivit:\. a impegna,·e la sua energia per un bisogno cl i conservazione sociale, bisogno sentito pili delicn.tamente e più co– scientemente dalla classe dominante. Cosi C chia1·0 come le guene sian lotte di col– lettività, i cui momentanei benefìz'ì però sono. come tutto il 1·esto 1 sfruttati dalle classi pl'ivilegiate. I Bomani, ad esempio, ebbero a lottare con gli Ell'llschi. con i Sabini, con i Volsci, con i Sanniti, con tutti quasi i popoli dell'Italia, perchè l'ol'dina• mento economico della collettività 1·omana si tl'o– vava in un diverso scalino della produzione a schiavitù. Quando, colto il momento opportuno, la classe soggetta si ribella e non obbedisce agli ordini di marciare alla difesa delle istituzioni economiche della collettivit;\, essa non fa cl~e l'ispondere ai propri bisogni di classe srr·ultata. E, pe1· riprendere la. similitudine accennata più sopra, una parte del– l'oq:~aoismo che si l'ibella al cervello, perchè questo ha usurpato per sè la miglio,· parte dell'alimento; e, l'ibellandosi. prepara le condizioni di una pili giusta 1·ipal'liziono degli elementi nutritivi. Ecco allora che, a spiegare questo fatto, entra in campo la lotta di classe, che ò l'altro f'a.ttoi·e determinante il progresso intimo delle singole collettività, ma che non perciò può o de\'e intendersi assolutamente sce\'erato dalla lotta fra collettività: tutti e due questi fattori possono intrecciarsi. senza con ciò 11asconde1·e la propria sp2cifìca individualità. Roma lotta con Porsenna. Il pati·iziato romano, che sente pili coscientemente il pericolo che in– combeva a tutta la collettivitit, chiama alla lotta il popolo; questo dapprima lo segue con entusiasmo; quando pel'ò (forse dietl'o sconfitte) sente che il danno cade sopratutto sulle sue spalle, dimentica pel' un momento i richiami deterministici della lesge cli conse1·vazione sociale, per ascolta1·e, come piu fol'li o più urgenti, quelli della conservazione cli classe, o si ribella ritirandosi sul monte Sacro: in questo ultimo avvenimento ontrò in campo il fattol'0 «: lotta di classe» perchè esso più vigoi·osa ha levata la voce. :'Ifa la classe dominante, che è la J)ii1 cosciente. sente che da sola non ha che da aspettare la ,·ovina della collelti\'ità e, per dovere di conservazione, dene a patti, persuade il popolo, e questo torna a lottare, a vincere, e quindi a muoversi cli un passo ancora noi cammino generale della p1·oduzione . . ,ra con ciò la catena della schiavitù non ò certo spezzata, non è certo caduto il privilegio, a guer·ra finita, le prepolenze e. le cupidigie della classe ,1O– minante si 1·idestano, si 1-iaffe1·mano - tuttavia quella collettività ha fatto un piccolo passo ve1·.s0 le future rivoluzioni. 810 1otecn Gino t11arcc Cosi quando la collettività Homana ha esteso il suo dominio su tutti popoli d'Italia, ha bisoi:;no anco1·a d'espansione, poiché la vita della societa è appunto l'espansione, e a 11uesta è aflldalo il pro• g1·essivo afl'i·atellamento degli umani. Il popolo Romano sente agita1·si oltl'e a· suoi con– fini il popolo Ci allo, vivente in un ben cliver:so 01·- dinamento economico, ubbidiente a una diversa rnu– rale, c1·edente ad alti-o divinitit, go,•ernato da dif– ferenti costumi. (I popolo Romano sente che, se non piglierit egli l'of18nsiva per- conquistare il popolo fìallo, sal'it questo che l'indomani varchel'.\ un'altra volta le Alpi, e impor,•;\ all'Italia la propria vita o le pro– prie islituzioni. Ed ecco che Cesare è mandato a po1·tare colle armi la civiltà romana in Gallia. Cedo nessun interesse palese o cosciente sollecitò il ple– beo romano o il servo italico a espori·e la vita contro il Gallo - nC, tornando vincit01 1 e, la sua vita fu migliorata. che anzi le spese della guerra si do– vettero per lungo tempo liquidare sulle sue spalle. E pure, quando il bisogno reclamò nuovi eserciti e nuove legioni nella Gallia, lottante per l'indipen– denza, o pili veramente per una legge determini– stica di sviluppo, il plebeo romano e il se1·vo italico ripulirono la loro spada e il loro scudo, mossi palese– mente dal pensie1·0 dell'onore romano, ma più in– timamente da quel medesimo determinismo storico cui era affidato l'avanzamento di tutta la colletti– vità 1·omana noi p,·ocesso generale della civiltà. E che cosa potò muove1·e la massa disel'edata e abbietta del popolo <ìallo a scordare le interne ini– micizie e i tl'avagli e le miserie di un ordinamento a base di p1·ivilegio, a sollevar.si come un solo uomo pe1· la minacciata esistenza di questo medesimo 01·dl– namento che la immiseriva, a morire piuttosto che piegarsi, a trasfol'marsi nella ci\•iltà dei vincitol'i piuttosto che abbandonai-si inerte al giogo dello straniero? Che cosa, se non quel medesimo deter– minismo storico, che intimamente e fatalmente in• citava tutta la collettività a lottare per una 1·agione cli autoconservazione, la quale fini col divelllare causa di sviluppo 1 Cosi non fu forse lotta di collettivi fa quella com– battuta fra Genova e Pisa, tra Genova e Venezia, tra i Comuni medievali? non f1·l1tlarono forse que• ste lotte un avanzamento nei rapporti economici di queste collettività! li borghese, sel'\'O allora del feudo, non salì per essa un gradino di quella scala che lo menò alla sua vittoria sul barone 1 ~on furono cosi maturate quelle nuO\'e forze di p1·ocluzione che do\'evano poscia spezzare l'involucro delle vecchie forme pro– duttive? Corne, senza. l'ipotesi della lotta di classe, non si spiegherebbe il progres!-O delle singole società nel cammino generale della produzione, senza l'ipotesi della lotta fra collettività non si spiega. in questo stesso cammino, il processo dell'umauifa. A un dato momento le due lotte possono inti·ecciarsi, ma non da ciò può dedursi che le classi soggette 11011 ab• biauo interesse alle guerre. Così fu pura lotta di classe quella che mosse gli Eloti a solleva1·si quando parta. lottava con Atene - ciò vuol dire che questo fatto1·e sto!'ico trovò hl sua propizia esplicazione p1·oprio in quel tempo: per impulso di lotta di classe si solleval'ono gli schiavi in Sicilia (101 a. C.) quando Rom,1 combat– teva contro i Teutoni e i Cimbri: fu lotta di classe in un periodo di lotta fra collettività la 1·ivolta dei Ciompi, quando Fi1·enze si batteva con Pisa. Ma anche in queste ~uerre, se il nemico fosse giunto a minacciare la vita indipendente della collettivilc'l, I gli od'ì inte,·ni av,·ebbero di corto taciuto. Yiceve1·sa, se fosse ve1·a la. te&i del Loncao 1 a Ofp1i atLrito

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