Critica Sociale - Anno VII - n. 10 - 16 maggio 1897
CRITICA SOCIALE 157 possa produrre ordinamenti sociali. in cui ? non esistano interessi di classe opposti, o, _se es1sto~10, siano talmente mitigati da non comphe3:~ seria– mente le (accende ... Ma la verit:.\, che a 001 mcombe di riconoscere, è che, con l'umanità quale è adesso e dovrà continuare ad essere per lungo tempo an: cora, il possesso dei cosi detti diritti poli_tici u~ual! per tutti non garantisce la preserv~z1one degli uguali dfritti che possono chiamarsi veramente tali. • (') Il che dimostrerebbe, come abbiamo altra volta notato('), che l'opposi1.ione che fa lo Spen– cer al socialismo deriva dalla sua imperfetta cono– scenza di questo (pr0\ 1 ata anche d~ ciò, eh~ noi passaggio citato della GtusU;;ta egh appoggia la sua c1·itica antisocialista sul Loo/tirig Backww:a di Hellamy), mentre. in fondo, molte delle p1·ev!– sioni sociali dello Spencer collimaao colle p1·ev1- sioni del socialismo scientinco. . Jmpo1·ta invece maggioi•mento not~re, per 11 u~– stro argomento, come una se1·ia critica alla teoria di Stuart Mili {che tocca quindi anche quella del f,oria da questa in germe contenuta) sta stata mossa dal Guyau il quale sostiene ( 3 ) essere nrna la speranza di trÒva1-e nella. riorganizzazione della società uua base dell'obbligazione morale fondata sui ratti dai quali nasca l'identità tra l'~n.t~resse ~ la relicità propria e !"interesse e _la re~1c1tà~lh·_ut. Organizzare gli interessi non è Hlenhficarh, dice Guyau. Anche in una societ..\ dorganizz~ta accadrà sempre che si ragioni cosi:« Ciò che vot possedete, aggiunto a ciò che io posseggo, rormerebbe un tutto df cui ciò che io posseggo ò la parte: questo tutto, essendo più graode e più desiderabile che la parte.-:· Dal momento che la voslra felicità mi apparirà ptu grande della mia, io la desidererò, desidererò d'es: sere al vostro posto; e, se non posso metterm1c1 che cacciandovi. perchò non do,•rò ~en~rlo? » (') Noi conveniamo in queste osservaz1~m del G~yau, riconoscendo che una perretta 1de11htà. tra I 111te– rosse proprio e l'inte1·esse altrui non si J):Otràaver~ neppu1·e nella società socialistn. E una piena obbh– gnzione morale ispirata all'utilitarismo e. fo~data sui ratti non si potrà quindi ott~nere. Ma r1temam~ anche collo stesso Guyau che m nessun modo s1 può avere una piena obbligazione morale fondata sui fatti, e che una tale morale debba ~sere n~ces– sariamente <inomos f•). Se dunque la r~or_ga1~1zza_– ziooe della societa riuscirà soltanto a d11mnu1re 11 conflitto tra l'interesse proprio e l'altrui. ciò basterà pe1•chè la condotta social~ di~eng~ (se non perretta) migliore che oggi non sia. h ~ d1m111u1_re. quel con– flitto contribuirà naturalmente m grandissima parte la soppressione della appropriazione privata del ca– pitale e la conseguente unh'ersale necessità ciel la– ,,oro. Jnratti « il lavoro, sc1·lve lo stesso Guyau (l'), è il renomeno insiene economico e mo1-ale in cui si conciliano meglio l'egoismo e l'altruismo. Lavo• rare è produrre, e produrre è esser~ utile insie_me a sé e agli altri. Il lavoro non può diventare perico– loso che colla sua accumulazione sotto la forma del capitale; allora può prendere un cru-attere r1:1~ca.– mente ef!ois!a e, in vil•tù_ di una ~ontradd1z.1o~e intima, r1u:SC1realla propria soppressione per I «?ZIO stesso che permetle. Ma, sotto la sua forma viva, il lavoro è sempre buono. » jl) Sl'J!NClm, 0111,tiJla, ed. tll, !)l'jt. 199. ('J (,'11 •l'IQgl1ma .tOclali11((1: SJ~IICCI', U011W{JIIOII, Ma,·x; nellll CIUTICA SOCIALM,16 110\'tmhre 1805. P• OUYAt;, La mort:(d Ull(JlGUo! conttmporah1e. - Pari1, 8111!– ll~re, 1879, t.• parte. livre 111, Ch. 111, 1>ag. !95 e 1eg. (') OUYAU, loc..cit. ,., OUYAU, B1q11tuc d·,m• morale 60,U Obligatlon ,rf #QIICIIO". - Parla, Alc.111, t58.5. l 1 J OtJTAU, lbld , pag. S!-!3. Noi dunque non pensiamo che il socialis~o debba convertirsi, neppure in parte, in una sentimentale esposizione di massime altruistiche, come vorreb~e il Malon. Ciò sarebbe perrettamente vano. Lo di– mostra lo stesso :\'falon l:\ dore scrive: « Dopo avei: letto questi magniOci estratti, si p1'0v~ !lD se~so dt tristezza considerando la poca espans1v1t...i. det pre– cetti mo1•ali.In questo mondo,durante trenta secoli di scom•olgimenti etnici, di guerre di razz~ e di _poJ?Oli! di invasioni e di trasmigrazioni, di d1sti-uz1on1d1 nazioni. di fondazioni di religioni e _di i_mp~ri,. di 1·ivoluzioni d'ogni soda, di progressi sCJ_eotific1e politici, la morale pratica ò stata la 1_1egazwne della morale teor•ica che abbiamo teslè citata. > (') Non dunque da un appello ai sonlimonti altruistici, come hnnno inutilmente fatto le 1·eligioui qui esaminate dal Malon si può aspetl81'si l'instaurazione di una condotta ;ociale guidata da pl'incip'ì superiori. Ma invece da una 1·io1•ganizzazionesociale che identi– fichi. per quanto è possibile, l'intel'esse di ogni in: dh•idno con quello degli a\11-i.possiamo attende1~1 che il più rol'te motivo della condotta umana, 11 motivo utilitario. operi in ogni individuo in modo prevalentemente consono, o almeno non contraddit– todo, alla relicità altrui. Oggi dunque, l'interesse della classe proletaria, che la spinge a lottare per la sopp~ess10ne delle classi· domani, l'interesse dei membri della comu– niri\ di lavoratol'i che sorgerà sulla sparizione ~~Ile classi; questo è e sarà il solo fondamento poSlhvo della momle sociale. GIUSEPPE RENSI. (I) )IALON', IA ,Vorale SM,alc, J)AP:, tG. LA MEZZADRIA NELL'UMBRIA lii. Dissi git'I. che lo condizioni economiche dei nostri conl1tdini peggiorarono precipitosa.monto in questi ul• timi decenni. La conforma. la <fa il termometro della. miseria che, superati n. muno a mano i gradi della. denutrizione, della. fame cronica, della cachessia. e delle molto1>licinfezioni, toccò altino quel punto culminante che 110. nome: pellagra.. i.·vmbria. ignorò affatto questo terribile morbo nei primi quarant'anni del seeoloi nel 18-16 !"Ospedaledi Perugia. rico\'erò il primo pellagroso e nel 1854 il Ma• nicomiopro,·incialo accolse Il primo pazzo per pellagra. Un. allora ru un crescendo spaventoso, dapprima inos– sorvo.to ruorchò da. qualche medico, indi palese agli o cchi di tutii. Quando si detie l'allarme, si tentò bensì di gridare alh~ esagerazione, al pessimismo e persino alla menz ogna. Ma mtanlo i pellagrosi della. provincia. saliva.no nel l8i9 a circa 5600, nel 189"2 a 15.000, il m orbo a,·endo inrnso altri 22COmunioltre i 32 dapprima. conc1uistati. E queste cifro utllciali non discoprono che una parte del ,•ero. perchò - attesta lo stesso medico pro\'incialo - e pochissimi rurouo i medici, i quali, pur \'ivoudo in mezzo a pellagrosi, hanno preso a cuore lo studio di quostu. g1'a.\'O inl'ol'll1ità.: dalla forma e dalla quanlità <lolle notizie por,•enuto, ho dovuto convincermi che i J>lù non avevano in pronto nC osservazioni nè l'egìstrazioni su cui erigere calcoli esatti o previsioni rigorosamente scientiftche ». Aggiungete che le diagnosi dei modici pone,,ano nella cachessia ordinaria tutti quei casi di pellagra la cui evoluzione non giungeva al suq apice: alla rrenosi od al manicomio.
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