Critica Sociale - Anno VII - n. 9 -1 maggio 1897
CRl'.l'ICA SOCIALE 139 su· vari Ol'dini del giorno ... e votare non era da. anar– chici. lin Circolo voleva rare un manifesto: v'erano di– verse redazioni proposte che dividevano i pareri dei soci: si discuteva a non finire, ma non si riusciva mai a sapore l'opinione predominante, perchè era proibito ,,otare, o quindi o il manifesto non si pubblicava, o al– cuni pubblicavano per conto loro quello che preferivano: il Circolo si scindeva quando non v'era in realtà. nessun dissenso reale e si tratlava solo di una questione cli stile. E una conseguenza di questi usi, che dicevano essere garentia di libertà, era che solo alcuni, meglio dota.ti di facoltà. oratorie, facevano e disfacevano, mentre quelli che· non sapevano o non osavano parlare in pub– blico, e che sono sempre la grande maggioranza, non contavano proprio nulla. Altra conseguenza più grave e veramente mortale per il movimento anarchico era che questi anarchici non si credevano legati dalla so– lido.rietà operaia, ed in tempo ,Ji sciopero andavano a lavorare, perchò lo sciopero era stato votato a mag– gioranza e contro il loro parere. E giungevano fino a non osare di biasimare dei farabutti sedicenti anarchici, che domandavano e riceve,,ano denari dai padroni - potrei citare i nomi occorrendo - per combattere uno sciopero .... in nome dell'Anarchia « Contro queste e simili aberrazioni era diretto uno scritto che mandai alla confer·enza. anarchica interna– zionale di Chicago_del 1893. « lo sostenevo che non ci sarebbe vita sociale pos– sibile se davvero non si dovesse fare mai nulla insieme se non quando lutti sono unanimemente d'accordo; che le idee e le opinioni sono in continua evoluzione e si differenziano per gradazioni insensibili, mentre le rea• lizzaz:oni pratiche cambiano a salti bruschi; e che se giungesse un giorno in cui tutti fossero perfettamente d'accordo sui vantaggi di una data. cosa., ciò significhe– rebbe che in quella I.lata cosa ogni progresso possibile ò esaurito. Cosi, por esempio, se si trattasse di rare una. ferrovia., vi sarebbero cerlamcnlo mille opinioni diverse sul traccialo della linea, sul materiale, sul tipo di macchine e di vagoni, sul posto delle stazioni, ecc., e queste opinioni andrebbero cambiando di giorno in giorno, ma. se la ferrovia. si vuol fare, bisogna pure scegliere fra le opinioni esistenti, nè si potrebbe ogni giorno modificare il tracciato, traslocare le sta.z'oni e cambiare le macchine. E poichè di scegliere si tratta, è meglio che sieno contenti i più· che i meno, salvo naturalmente dare a.i meno tutta la libertà e tutti i mezzi possibili per propagare e sperimentare le loro idee e cercare d1 diventare la maggioranza. « Dunque in tutte quelle cose che non ammettono parecchie soluzioni contemporanee, o nelle quali le dif– rcronze d'opinione non sono di tale importanza. che \'alga la pena di dividersi ed agire ciascuna rraziono a modo suo, o in cui il dovere di solidarietà impone l'unione, è ragionevole, giusto, necessario che la minoranza ceda. a.Ila maggioranza. «: Maquesto cedere della minoranza deve essere effetto della libera volontà determinata dalla coscienza della necessità.; non deve essere un principio, una legge, che si applichi per conseguenza in lutti i casi, anche quando la. necessità. realmente non c·è. Ed in questo consiste la differenza. tra l'Anarchia ed una forma. di governo qualsiasi. Tutta la vita sociale è piena di queste neces– sità, in cui uno deve cedere le proprie preferenze per non offendere i dritti degli altri. Entro in un caffè, trovo occupato il posto che piace a. me, e vado tranquilla– mente a sedermi in un altro, dove magari c'è una cor• oter::i C:i1no B1arco rente d'a,ria. che mi fa. male. Vedo persone che parlano in modo da far ca.pire che non vogliono essere a.scolta.te , ed io mi tengo lontano, magari con incomodo mio, per non incomoda,· loro. Ma questo io lo fo perchè me lo impongono il mio istinto d'uomo socia.le , la mia abitu– dine di vivere in mezzo agli uomini ed il mio interesse a non farmi trattar male; e se io facessi altrimenti, quelli che io incomoderei, mi farebbero preslo sentire in un modo o in un altro il danno che v'è aJ essere uno zotico. Non voglio che dei legislatori venga.no a prescrivermi come io debbo comportarmi in un caffè, nè credo elle essi varrebbero ad insegnarmi quell'educa– zione che io non avessi saputo apprendere dalla società. in mezzo a cui vivo. :t> ... Fin qui il Malatesta, e ripeto che nella sostanza. di quello che egli dice in questo luogo convengo piena– mente. Due schiarimenti soltanto mi parvero, e mi paiono necessari. « In primo luogo Malatesta. (scrivevo rispondendo) sembra credere che le cose, nelle quali por le varie ra– gioni da lui addotte è necessità. convenire, sieno tulle cose di poco momento. Almeno cosi parrebbe dagli esempi che a.di.luce.Vado in uu caffè: trovo i posti migliori oc• cupa.ti: devo rassegnarmi a stare in sull'uscio o ad andar ,•ia. Vedo persone parla.re sommessamente: devo allon• tanarmi per non riuscire importuno, e via dicendo. lo invece credo (e rorse ~-lalatesta. lo crede pure, ma. non lo dice espressamente} che tra le questioni nelle quali converrà esser d'accordo, e quindi, se non si ò lutti della stessa opinione, bisognerà cerca.re un compromesso, ve ne sono delle gravissime; e sono tali propriamente tutte le questioni sull"organizzazione generale della società. e tutti i grandi interessi pubblici. Vi può essere nella. società qualcuno che ritenga giusta la vendetta, ma la maggioranza. degli uomini lta dil·itto di decidere che è ingiusta o d'impedirla. Vi può essere una minoranza. che pre!'erisca. di organizzare l'industria dei trasporti per lo vie ferrate in modo cooperativistico o collettivistico o comunistico oli in altro modo: ma, l'organizzazione non potendo essere che una, è necessità. che prevalga. il pa– rere dei più. Vi può essere uno che ritenga addirittura una vessazione il tale provvedimento adottato per im– pedire il diffondersi di una malattia contagiosa.; ma. la sociefa ha dritto di premunirsi I.lai ma.li epitlcmici. « Il secondo dissenso fra me e Malatesta ò in questo, che io non credo di poter profetare che nella società futura la minoranza. sempre e in tutti i casi si arren– derà volentieri al parere della maggioranza. Malatesta invece dice: e Ma questo cedere della minoranza. deve « essere effetto della. libera volontà. determinato.-dalla « coscienza della necessità. )), «: E se questa. volont:ì non c'è1 se questa coscienza. <lolla.necessit,\ nella minoranza non c'è1 se anzi la mi• noranza ò convinta di faro il suo dovoi·o resistendol Evidentemente la maggioranza., non volendo subire la volontà. della. minoranza, farà. la legge, dari\ alla propria deliberazione (come dice Malatesta. a proposito dei Con– gressi) un valo1·eesecutivo. « Malatesta va anzi più in lil.; e a proposito di chi trova. occupato il suo posto preferito a.I caffè, o di chi deve allontanarsi da un colloquio confidenziale, dice: « Se io facessi altrimenti, quelli che io incomoderei mi « farebbero sentire in un modo od in im alt1·0 il danno « che vi è ad essere uno zotico. > Ed ecco una coa– zione. E si tratta, negli esempi addotti, di rapporti in· dividuali e di questioni di pochissimo rilievo. Figuriamoci
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