Critica Sociale - Anno VII - n. 6 - 16 marzo 1897
CRITICA SOCIALE questo non bastasse, lotte nuove si hanno ad ogni nuova nomina dei professori; gli scadenti vogliono conser,•are il pane, i disoccupati vogliono conqui– starselo; quindi intrighi, calunnie, battaglie a colpi di spillo avvelenato; scene stomachevoli, a cui mezza città prende parie. Noi socialisti abbiamo un'idea chiara e semplice da far prevalere: ogni liceo-ginnasio vescovile o non vesco,•ileoggi è una fabbrica di spostati e non soddisfa nessuno degl'iutoressi e dei bisogni del lavoratore; al diavolo i preti o i laici; con il sus– sidio, che si passa al Seminario e con cui si vo1·– rebbe fondare un liceo laico, fondiamo una scuola pratica gr·•tuita d'arli e mestieri. Mi son fermato un poco su questo argomento, perchè credo che i gruppi socialisti dei luoghi, dove tali quistioni si agitano, dovrebbero occupar– sene seriamente, adattando ad esse i loro programmi minimi. Qualche istituzione economica in quest'ambiente si può anche tentare; per esempio, una Coopera· tiva di consumo avrebbe fo1•3ebuoni risultati; ma fra questi operai l'azione dev'essere prevalente– mente politica: si deve fare del socialismo leol'ico e pratico e specialmente del socialismo comunale all'uso inglese. V. Piccola borghesia cittadina. La piccola borghesia cittadina, sebbene sia adatta a ricevere il seme socialista quanto gli operai, pure è quella dalla quale, secondo me, il nostro partilo ha più da temere. Questa classe, pl'ima del 1800, era in flol'ide con– dizioni: la vita molto a buon mercato e i bisogni limitati facevan sì che chiunque avesse un po' di rendite era un sign01~e. Il piccolo proprietario, che non lavorava direttamente il suo fondo, lo dava in fitto, apriva una botteghina di merciaio o di generi alimentari, o una piccola manifattura domestica. e fra la rendita del podere avito e il guadagno dello sgabuzzino, \'ivacchiava alla meno peggio. Tutta la sua ambizione era di aver un fi– glio prete; e appena i genitori si trovavano ad aver fabbricato un marmocchio non del tutto ere• tino, fin dai dieci anni lo tingevano di nero, gli metterano il nicchio in testa e via al Seminario. li rampollo veniva su come dio voleva, si faceva prete e diventava il sostegno e il lustro maggiore della famiglia. I preti allora stavano benone ; perciò l'avito fondicello ritrovava ben presto qualche fra– tellino; le rendite crescevano geometricamente; la famiglia del prete si rimpulizziva, si elevava lentamente, e se la seconda generazione 1•iesciva a produrre un altl'o prete, entrava addirittu1•a rra le case nolabili e per bene della città. Dopo il 1800 la piccola borghesia continuò natu– ralmente a seguire la stessa via. Senonché ·1e idee liberali erano arrh•ate fino a noi e non tutti ave– vano piacere a vedere un figlio prete; d'alfra parte anche i ragazzi la chierica la pigliavano mal vo– leatiel'i. Che cosa fare! La proprietà familiare di• visa fra i figliuoli si 1•iduceva a nulla, specie se si considera che la vita diventa.va sempre più cara; dunque tutti i figli .di rendita non potevan vivere; mandare al lavoro manuale un figlio lli buona famiglia sarebbe stato disonor·e; dedicarlo al com– mercio era impossibile perchè i capitali non ba• stavano. Non c'era che una via: non potendone fare un prete, farne un impiegato o un professio– nista. Quindi sac1·ifìzi enormi per mantenere il fi– glio agli studi, nella speranza di rifarsi appena ·lo studente trovasse un impiego o ritornasse laureato in paese. u C, J no B1ar o Però le cose cambiavano. Prima del '60 i preti, anche se eran molti 1 se la cavavau bene, perché le rendite delle chiese eran grandi e ce n'era per tutti: ma lo stesso non era dei medici, degl'inge– gneri e degli avvocati: le case che crollano, gli uomini che s·ammalano, gli affari contestati non sono senza limiti; cosl i p!'Ofessionisti sovrabbon– danti cominciarono ben presto a trovarsi a disa~io. Venulo il delir-io degli affari, anche i professionisti e i piccoli bottegai e i propt'ieta,·i cittadini vi si gettaron dentro; e la aébacte travolse essi come tutti gli alll'i e peggio degli altri, perché, non coltivando direttamente la terra, dovevano portare maggiori spese; i pochi, che si erano astenuti dagli affari, fu1•ono rovinati lo stesso dalle raccolte pes– sime e dai fittaioli, cho non pagarono a nessuno; quelli che sai varo no qualcosa dalla dèv.-tnoola,te generale, non ne ebbe1·0 gran vantaggio, peL"chè i Otti ribassati han decimata la rendita. Cosi dei piccoli proprietari ciltadini di 50 anni fa, moltissimi sono scesi a confondersi cogli operai; quelli che non sono del tutto caduti, stanno peggio di tutti. Gravati dai debiti, che assorbono tutta la rendita, incapaci al lavoro manuale e sempre in cerca di un impiego che non trO\'ano mai 1 dissan– guati dall'agente delle tasse e dallo strozzino, con tutti i figliuoli studenti o proressionisti senz'affa1·i, soffrono la pili squallida mise1•ia sotto quelle certe apparenze decorose, che o~ni famiglia pe,· beue deve avere nei paesi piccoli. Parlare a questi di socialismo ò come invitarli a nozze; non lo discutono, non si occupano di ca– pirlo, non lo accettano nemmeno: intuiscono che è una teoria rivoluzionaria, essi son rivoluzionari per fame, dunque essi son socialisti. t impossibile dire le forme mostruose che prende il socialismo in queste tesla spostate, mal nutrile, storpiate dal latino e dal greco. Dovunque questa gente penetr·a, po1·ta la disor1pnizzazione e la rovina. Finché si trovano all'Uo1vers:tà. o al Liceo, tumultuano, mal– scalzoneggiano, oggi in nome del socialismo come ieri in nome della repubblica('); ritornali al paese fanno gli agitatori, urlano, sbraitano, tìnchè non han trovato chi turi 101-0la bocca con un boccone qualsiasi; si gettano nelle pastette locali, discredi– tando sé stessi e il partito nostro. A Molfetta gli spostati non st sono ancora gittati al socialismo; ma ben presto avverrà qui ciò che é avvenuto negli altri luoghi. Ed è questo il pericolo serio che corre il nost1-o partito nei paesi meridionali, dove pur tante condizioni vi sarebbero favorevoli al suo sviluppo. E che io non m'inganno. lo dimostra la stol'ia stessa dei partiti borghesi in parecchie città mel'i– dionali. lo mi son proposto di occuparmi in questo studio solo di Molfetta; ma leggendo la parole che seguono molti poti-anno dire a sé stessi: de te fabula narratur, e prendere in conseguenza le loro precauzioni. lJS TRAVET. (La fine al p1'ossimo nume1'o). (1) 't bene che questa verità la diciamo noi per i 11rimi: mentre I giovani più bra,·t e 11lùseri delle nostre Uoh·erslt:\ 111trovano rra I socialisti - è cosa che luni i 1irofessori riconoscono - nelle Universilà meridionali (almeno m quelle di Napoli e Palermo, che io coaosco) buona prirte di quelli. che si dicono l!Ociallsti, sono gente d1e 1t ben qualificarla donel mettermi in urlo c:ol gahHeo. Il modo più spiccio per abbonarsi consiste nel mandare cartolina vaglla da L. 8 all'Ufficio della CRITICA SOCIALE, Portici Galleria., 23, Mi– lano (scrivere chiaro l'Indirizzo del mittente e Indicare se si tratta di nuovo abbonatoo di semplice rinnovazione).
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