Critica Sociale - Anno VII - n. 5 - 1 marzo 1897

CRITICA SOCIALE 71 -----------------·------------------ zione obbligata ci sono semre; di giorni resti vi :d~;o u n:ir~~~;t~n~t~t!u~ut~~~~t~fn~~at~~~t~ cl : ne va a lavorare nella Capitanata per le mietiture. o alle saline o alle vendemmio. Siccome qui i sa– larì sono piuttosto alti, il bracciante mangiando pane nero, bevendo vino dell'acqua acetosa, dor• mendo SUb Jor;e frigido, mette da pal'to - se le cose vanno bene - un po' di quattrini, con cui paga la pigione di casa ed estingue i debiti fatti nell"inverno, so non tutti, una parte, Ma le cose non sempre vanno bene e spesso il b1·acciante torna a casa senza quattrini e colle febbri mala– riche per giunta. Il Pavoncelli, il ro del grano della Capitanata, quelle febbri non le ha prese mai. MASSAI. A parte quei pochissimi che sono stipendiati per tutto l'anno, questi si trovano in condiziono non molto migliore dei bracciaoti; solamente, come di– ~ttori tecnici, sono J.l~~atiq~alch~ soldo di ~iù a! t~~~~iiS:' t~~~'\n 0 d 0 oJ:~us~t~!1~=~~1r~~ellamedia det PnOPRIF.TARJ. A intendere la condizione di questa classe bi• sogna risalire agli anni, che mono dal /8 all'S I, durante i quali anche nello Puglia si ebbe quella floridezza fittizia, che appa1'Y0 per poco in tutta Italia, scomparendo do1>0 ben presto e lasciando dietro di sò un cumulo di r<)\'ine. Fu quello il periodo in cui si iniziò a Molretla la costruzione del porto, che è tuttora incompiuto e sembra un braccio spezzato buttato a mare; al– lora sorsero o si !-lvilupparono, io una città di 30 mila abitanti circa, venti stabilimenti industriali, impieganti ognuno centinaia d'operai, por la pro– duzione di rarine, paste alimentari, sapone, oli, alcools. La citt..\ obbo anch'essa il suo sYiluppo edi– lizio ed in pochi anni crebbe di un quinto. I ca– pitali abbondavano; il credito era racilissimo; si videro persone contrarre debiti per milioni senza da,·e alcuna garanzia o dando garanzie ridicolo. Anche i proprietari contadini rurono travolti dalla rollia collettiva. Non contenti delle loro terre. pre– sero in affitto nel territorio quanti pii1 rondi po· :S~:d~ f11 i t!,~~i\~r1~ 1 ~ i"Co~n~~';z!11~ 1 t:~~-i~nI~i~~~ tive, invasero i territori vicini. La 1;•rancia, rovi– nata dalla filossera, raceva grandi richieste di vino; ai misero allora a vigneti ,,asto estensioni di terre, che prima erano a grano o a ulivo o a ~~rf/~~~ ~a~e~\~~-no su queste ter1•e nuove Per il principio tante imp1•ose arditissimo veni– vano compensate a usura; i vini si vendeYano a P!'ezzi ~agerati; se manc.'lva l'olio, suppliva il vmo e viceversa. E si andò avanti all'impa7.zata, gettandosi sempre in nuove imprese. sroggiando un fusso tino allora ignoto a quei paesi. Ma veno~ro presto i gio1·ni di magro. li 1881 u~a !"agn1flca raccolta d'olh•e venne in pochi g1orm distrutta dalla mosca olearia, e per sei anni di seguito gli oliveti non resero assolutamente nulla. M~no male che c'erano i vini, col cui gua– dag~o s1 compensava in parte la J}erdita degli olivi. Ma nel 1887 gli inte1·o.ssidinastici, combinati al bisogno di protezione dello industrie settentrio– nali. produssero la rottura delle relazioni commer• clali colla Francia (1) e i vini scesero da 40 lire a 2 lire l'ettolitro. ( 1) Chi Torrà rare la storlA delle lotte economiche fra :a.Ilae baua Italia nel seno dell'Ual/ o uno dal 1860In poi, avrà molte cou nuove e lntt1re11an1Ida oneru.re e da dire. I.o svilUJ)J)O Fu un cataclisma universale. l fitti non si pote- 1-0110 più pagare; i fallimenti dei coltivatori si succede tero a decine pe1· mese; dopo i piccoli caddero i grandi; due caso, che ave\•ano milioni di debito colle Banche e coi privati, rallirono e trascinarono con sè tutti i 101•0 creditori; rallirono la Cassa di risparmio e la Banca popolare; falli• rono i due terzi degli stabilimenti industriali. Dall"S I in poi si può dire che non passi giorno senza che una espropriazione non si faccia; il ere• dito è scomparso; l'interesse onesto del danal'O è del !) e del l2 0 /'; all'interesso disonesto poi, è meglio non pensarci: dà i giramenti di testa. La conseguenza di tutto questo finimondo ò sL'lta cho pochissime famiglie, por non essersi abbando– nato troppo alla corrente delle speculazioni, o per ~~~ 0 1~~~:~n~e 1 ~::t~~~~ °a1 frt'c~~\:'i r::in~ 0 ~~~n resto anch'esse sconqua.ss. 'lte la loro parte. l più dogli antichi proprietari s ono andati ad accrescere la classe dei braccianti e dei massa i; di quelli tuttora esistenti, credo si possano contare sulle dita i rortunati cho non hanno tutti i loro cenci ipotecati; gli altri tirano avanti penosamente, spe– rando sempre, per accomodare i fatti loro, in una raccolta ricca, che non verrà mai, perchè, por quanto grande essa sia, basterà sempre appena a pagare H~lI\\e';r~tlu~~iti~l~bil!t11!~~!~u~? 1 ~~1lle \1~~:!: 1 1:g, maffgiori, verso gli strozzini. Se allo Banche e agh strozzini aggiungiamo l'agente delle tasse, il terno O completo, e possiamo affermare che non passeranno molti anoi e i piccoli proprietari di una volta scomp..'lriranno definitivamente. lo, verbi• grazia, sono un piccolo p1-oprietal'io, se dio vuole, già « scomparso •· Sunt lacrtmtP 1·e1·lmi, diceva. quello! FrTTAIOl.1. na quello che abbiam detto innanzi, nasco che i nttaioli anteriori al 1881 sono tutti scomparsi e sono andati anch'essi ad acc1·osce1·e il numero dei braccianti e dei massai. I padroni oramai non dànno in fitto le terre se il pagamento non è an– ticipato; vogliono mettersi al sicuro. Questa pre– tesa dei padroni, oltre all"aver dato l'ultimo tracollo ai flttaioli antichi, ha prodotto il nascere di flttaioli nuovi. Il pagamento anticipato, il rischio che corre il coltivatore investendo i capitali in terre, in cui le culture non son punto variate e la perdita nel· runa non può essere compensata dal guadagno nell'altra, la mancanza di capitali. hanno ratto de– cadere enormemente il saggio dei fitti: un rondo che nel 1881 si aveva per 100, oggi si ha por 30 ed anche per meno. E chi sono i nttaioli nuovi t Per lo pii1 ~li stroz– zini. Nel momento della crisi si son trovati posses– sori di qualche migliaio di lire; in p<>cln anni questo migliaio è diventato dieci migliaia; i rondi si affittano a prezzi bassissimi; essi sono i soli. c'he abbiano un po' di capitale; prendono i rondi, sicuri di guadagnarci su, e intanto continuano lo strozzi- delle llnH rerro,larle, I carrou.lnl delle rerrovie merldlon11,lie del tabacchi anenuli al tempo dell'antica e ora - ahimè! - U1nt<> one11a du1ra, l'azione <:orruurlu del p:,.rll10 11.5rrarlo,la quesllone del catuto. aono tanti epleotll di qudta loUll.Che si con1- b11.Ue lutti I giorni. - A proposllo della rottura colln. Yuncla, si suole ouerrnre che questo mercato. appena rlcoatltultl I suoi 1•lgnell, si aarebbe chiuso lo steuo al Ylnl merhllonllll. A q11es10 ti puc) rispondere: t.• <:hela Yrancla anche dopo la rlcottltutione Imporla vir.l dalla 8pa5rna; t.• che Il re11rlng1mento del mer<:alo Hrebbe anenuto 11.lcunlanni do110 e I guadagni rrauanto N!a• llu.atl a.vr11bberoalmeno In parte comptn!ali gll enormi Heritlzi r11.ttl; 3.• 11 re11rlnglmento sarebbe an,nuto gradatamenle e anemmo :ivuto Il tempo di :idattanlcl e di lr,uformare col ca– l)ltnll i;rundagnllll le nostre Jlrodutlonl.

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