Critica Sociale - Anno VII - n. 5 - 1 marzo 1897
CRITICA SOCIALI, 77 alla polla del P.8-flSiero s cialista abbinmo un do– cumento nel hbro dell'A.sturaro; e lo &\'remo più esplicito e completo nei volumi che seguiranno questo, che è soltanto la prima sezione della prima parte dell'opera, quale è nel disegno dell'Autore, e tratta soltanto dei metodi generali della socio- ~0e~i! i c ~f :~~~a !!~~:~n ;:rl O c~fo~·~~~ 10 ::t1:1\c~~ 1 ~g~ ciologia descritti\•a); e soltanto la seconda parte esporri\ i risultati della sociologia generale. Ora, se solamente in quest'ultima parte la ten– denw. cui accenniamo potrà essere messa complo– tmncnte in luce, non ne mancano in questa prima sezione traccie notevolissime e tali da rarci aspet– ta,·e con ,•ivo desiderio il completamento dell'opera. Questo primo volume ha per iscopo di stabilire il posto della sociologia nella classificazione delle scienze. Esamina perciò l'Autore la divisione delle scienze in teoriche e pratiche o dello prime in fondamentali e derivate; indi il metodo delle prime che ò prevalentemente induttivo-deduttivo, e quello delle seconde che è deduttivo-indutth•o, Vale a dire che « nelle scienze fondamentali è specifica la de– dudone inleJ·na. cioè quella che trova le sue p~ messe nelle deduzioni compiute dalla medesima scienza; nello derivate reslenia. cioò quella che tro,•a le sue premesse nei risultati dello altre scienze • (pag. 30). Bisogna però notare che nelle scienze rondamentali complesse (come la biologia) accanto al metodo induttivo,dedutth-o ha vigore anche l'altro, il dedutli\'O•induttivo; perchè una categoria di fenomeni, contraddistinta da una pro– prietà speciale (per es. vita) che è oggetto di una scienza speciale (per es. biologia). contiene anche molte proprietà. pit'1 semplici (per es. peso) che sono oggetto di scienze piu semplici (per C!t. mec– canica e fisica); onde pe1· quella scienza più com– plessa giovano o il metodo doduttivo-indutti\'O che elabora i risultati di queste scienze pili semplici circa le più semplici proprietà di quei fenomeni, e l'induttivo-dedutti\'O col quale quella scienza indaga la proprietà speciale di essi che ò suo campo particolare. Di questi due lati, che presenta ogni scieo1.a fondamentale complessa, il lato dedutth,o– induttivo è storicamente anteriore (Pitagora cercò colla sola matemati'ca di spiega1·e l'universo) e quanta maggior parte del fenomeno esso riesce a spiegare tanto minore è il residuo dovuto alla proprietà speciale sulla quale anobbe campo di esercitarsi il lato induttivo-deduttivo. Ciò premesso, \'eniamo alla sociologia. Essa non è, nè può divenire, nello stato attunle, scien1,a fon– damentale, perchè non vi è nei fatti sociali nessuna proprietà irl'educibile, nessun residuo, che non si possa sp!~re dedueendo dalle leggi della biologia e della psicologia: non la lrasmt.~stone stortca di Comte, non la conlrallualtlit, non lo tdeatilà soctalt (delle quali la parte che non fu ancora rldolla a p1·oprietà spiegata dalla psicologia, non essendo quahtativamente diversa dal resto, non può affermarsi irreducl/Jtle). I fatti studiati dalla sociologia adunque, se sono distinti e specifici, non sono il'reducibili; essa è scienza derivata, e il suo metodo quindi è il deduttivo-induttivo: la deduzione dalle scienze precedenti verificata dall'induzione. Nel trattare questo metodo, il quale non è da conrondersi con quello dell"analogia biologica che sta ad esso « come l'ombra al corpo , (perché le analogie esistono, ma non giovano come stromento di scoperta; e devono appariro come risultato, anziché essere premessa, dello studio sociologico), bisogna e,•itare di dedurro da un solo principio d'una scienza fondamentale (timo1·e di Hobbes, interesse di Bentham, ecc.), le leggi dei fenomeni sociali; bisogna invece procedoro a una integra- zione successiva dei fattori, stabilendo, nel campo della sociologia umana, mediante deduzione dalla psicologia, una serie dei vari motivi la cui totalità non si troverà che negli animali superiori o nel– l'uomo. Questa serie, di progressiva dipendenza, comincia col bisogno della nutl'izione e conserva– zione e Onisee con quello della osservazione e cu· riosità; ed è tale che < le variazioni di ciascun termino dipendono dalle variazioni dei termini precedenti assai più che queste non dipendano da quelle. Ad essa corrisponderà la serie dello scienze sociali,, di cui la prima e fondamentale sar.\ quindi l'economia politica. La sociologia generale « non è dunque la sintesi dei risultati scientifici, nò la unificazione, poste– riore, delle leggi delle scienze particolari»; essa fornisce a queste le principali idee direttivo, e ne è non la figlia, ma la madre. La sintesi viene dopo delle une e doll'alfra nella demologia o scienza dona storia. . .. Tale ò nella sua linea più generale il pensiero dell':\sturaro in questa prima seziono della sua opera. Ora noi, pur riconoscendo il valore scienti– neo di queste ricerche metodologiche (che furono anche premiate dalla R. Accndemia di scienze mo- 1·ali e politiche di Xapoli). amiamo meglio soffer– marci su alcune ,•edute che entrano nel disegno generale del libro soltanto come dettagli, ma ri– ,•elano quella tendenza, cui accennavamo poc'anzi, della sociologia ad assimilarsi i teoremi fondamen– tali del socialismo. Andiamo dunque riconnetten– dole attraverso i varl capitoli in cui si trovano sparse. La deduzione prO$'!'essi\•a (il metodo prevalente delln sociologia) « c1 pone a principio d1 fronte a condizioni che non sono sociologiche, ma bio– psicologiche e telluriche ... additandoci il fattore sociologico più fondamentale nel bisogno economico e la più fondamentale condizione o causa determi• nanle, esterna, delle sue variazioni nel territorio e nel numero dei concorrenti (popolazione) >. Territorio e popolazione: ecco dunque le condi• zioni fondamentali. Ora, dato un territorio di gran lunga esuberante, il prodotto totale, e quind·i la sua eccedenza sul consumo, c1·escorà proporzional– mente alla quantifa della stessa popolazione, al numero cioè dei lavoratori, nno a che la decre– scenza della p1•oduttivit.\ della terra e il continuo sviluppo della popolazione non producano un ec– cesso di popolazione, e quindi miseria, mortaliti1, degenerazione. Avrebbero dunque ragione i mal· thusiani se e.ssi non affermassero che sempre la miseria è generata dall'incontro della J.lrogressione della popolazione con quella delle sussistenze pos– sibili, e non considerassero che un diverso modo di produrre e di cooperare può dare, a parità di territorio o di fertilità, un ~rande aumento alla produzione. L'economia politica studia questi di– versi modi di produrre e dimostra che ciascuno ha una produttività maggiore del precedente, stante il maggior grado di associazione del lavoro. Lo stesso spazio, che è appena sufllciente per alimen• taro una società di cacciatori, può alimentare una società più grande di pastori, una ancor più grande di agricoltori (dissociati), una ancor più grande di agricoltori a schiavi, una più grande ancol'a ba• sata sul servaggio, una più grande anco1-a basata sul salariato; e questa serie non avrà termine« se non quando i mezzi di produzione e il lavoro non saranno socializzati sopra tutta quanta la superficie terrestre > (pag. 16;;). I rappo1•li economici mettono adunque, in cia– scuno di questi tipi sociali, dei limiti alla produt ..
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