Critica Sociale - Anno VII - n. 4 - 16 febbraio 1897
CRITICA SOCIALE ciliabile collo leggi e coli!\ struttura della economia socialista. Cosi,noi ci trovammo tutti nll'uni:SOno nel porre la questiono in questi te1·minl: se e come la cam– pagna possa essere .conquistata al movimento so– clnllsln, questn campa~n• dove abbonda Inalo l'e • lcmento piccolo propr1otario, n cui pur dobbiamo presentarci qua lì rappresentanti coscienti e volenti di quella lenden1.a cho alla ~ropl'iol:\ individualo ~ 0 ! 1 fT •. !~:tin~uf:~ir:e~1l~il~ :.o~!::. sia - prepara . .. La questione ru primameute posta e risoluta da Lucio nel senso che, stante la preralenza delle vecchio forme agrarie di produzione - piccola prop1·iolà, mezzadria, piccolo affitto. colooato - non fosso nncor giunto il momento di portare nelle campagne la propaganda socialista. li tor1·0110p1·opfzioallo s,•olgersi della coscienza rivoluzionaria - Lucio sosteneva - noi non lo abbiamo cho 1:\do,•o predomina il tn·acclante, il ,·et'O o ~enuino salal'into delln campagna. fill obiettammo: non il bracciante solo, ma anche il colono o contadino obbligato - il cui contralto ò annuale o la cui 1·etribuziono ò p:u·to in salario o parto in comp:U'lecipazioni - de\'O ritenersi pro– leta1·io, perchè egli vh•o unicnmenlo del lavoro delle suo braccia, e SOJ>ra il p1-odotto del suo la– voro si ,•erinca, in modo evidente, il p1·elevamento a favore del p1'0prietario o del capitalista. Ora. nella sua rephca, /Melo riconosce che i c<mladtnt t~~~e::;~~..:!t~ 1 ~ ii;~fi! ~-~~=~i!f 0 ~ifil's ;. 0 ;u'!!~ ammessione di Lucio è CQ!òl rilevante che noi po– tremmo qui depor1•0 la penna, ritenendo con ciò l'isotta In massima la que,tioue, Se infatti noi ci facciamo a considerare il numero dei contadini o coloni che lavorano sullo terre italiane, è evidente come la primiti,•a tesi di Lucio: « abbandoniamo la campagna >, non sia più sostenibile. Lo stesso Lucio se ne a,•vede e ristringo la sua replica alla quc.stione circa la {)OSSibilità della propaganda fra i piccoli proprietari. Cirl·o recenti per determinare il numero dei coloni noi non 1>0ssinmo a,•e1·e,dacchè ci manca il censimento della po1>0lnzioneche do– ,1ova assero, a to1•mini di leggo, ripetuto nel 1891. Ma, anche p1·011dcndo lo cifro del censimento 1881, noi abbiamo elio i contadini o bifolchi a lavo,·o nsso sono 2.815.012. Sommando la cifra dei con• tndini con quella dei braccianti a lavo1'0non nsso: 2.Wl.600, si ha il numero complessh•o di conta– dini pt'Olotari: 6.376.681. Ora, giusta il calcolo di Lucio, i proprietari assommano a 4 milioni e mezzo. Il semplice paragone di queste due cifre ci dice dunque cho nelle campagne nostre so,·rabbonda il Ycro o proprio proletariato. Per que1to, dicevamo, noi 1>0h•emmodeporre la penna, pel'chè ci paro superfluo dimostrare che, se pur ro~so,·ero quanto Lucio sostiene circa la im– pcnetrabillth del piccolo proprietal'io, la mossa pro– letaria agricola ò già. cosi grande da rendere pos– sibile o do,•eroso il ta,•ot'O cli conquista delle cam– pagno. Ma la nostra con,•inzione è che questa asserita impenefrabilità del piccolo J>i'Oprietario non esista in reatt..\. I~ intendiamoci bene: noi, mentre di– ciamo che il piccolo proprietal'io può ,·eniro at– tratto nell'orbita del socialismo, non intendiamo con ciò di affermare che te condizioni per la pro– paganda ~lano t1gualmente favor0\'0li fra piccoli pl'Op1•ietario tra contadini. L'organizzazione della roslstenza, che ò solo possibile fra questi ultimi, 1·ende più evidente il mpporto antagonistico di claase. Ma n questa maggioro e più sensibile chia- rena di rapporti, che favorisce l'azione socialista nei luoghi dove p1•edomina il contadino proletario, fa riscontro il vantaggio di un più diff'uso alfabe– tismo, di una miglio1-e nutrizione e d'una mag– giore energia psichic.'\ che si trovano in molte po– polazioni do,·e l'elemento piccolo proprietario ha il sopravvento. E non por questo diciamo ancora che te condizioni si oqui\•algano sompro o in ogni luogo. La nostra discussione ve1·to sullo linee generali: si tratta cioè di sapero so una gran parte de' pic– coli proprietari, quali si h-o,•anooggi in Italia, possa aderire a una propaganda socialista che non ,•uolsa– perne di meuucc1 e di iofingimenti. J>erc-hè,dopo tutto, ò molto onio osservare cho i socialisti nella loro opera di esp:lDsione non andranno di propo• sito a cercare quei luoghi dove sia maggiore la resistenza, mB vorranno incomincia1•e o procedere da quei punti dovo lo condizioni del proleta.l'iato o quello dei piccoli proprietari oppongono una re· sistenza mln0l'0. Or bono; il peusio1-odi Lucio ò che e i piccoli proprietari, i \>iccoli arnttuad e i coloni sono in sostanza dei p ccoli capitalisti ». Noi crediamo che qui la pa,'Ola e coloni » sia stata scritta inavver– titamente da J_A.u;to. Perchè riuscirebbe inconcepi– bile como ogll torni a comprendoro nella sua tesi i e coloni > dopo ~wereammes30 - ne pr-cudemmo alto più su - che tutti i contadini< di quklsh·o,61ia coudizioue, dovunque essi vh•auo e sudino a creare r:me~z: 11 ~~i~t~er =~~c:n~. debbono ,·enire at- Mt, ci paro strano che Lucio - scrittore di SO· lito cosi esnUo - qualiflchl capilnlisti i piccoli proprietari. F'orae egli allude ai proprietari la cui prop1•ìetà non ò cosi piccola da poter essere colti– ,,ata dalle sole braccia del propr1eta1·io o della sua famiglia e che hanno perciò bisogno di assumere a salario altri lavoratori 1 In ,•erilà non si com– prendo come possa ,·enir-e chiamato capitalista oolui il quale non sfrutta cho sè stesso. Bisognerebbe dunquo ritenero cho il piccolo proprietario che non impiega nessun alti-o sotto di sè, che non si ap– propria alcun sopra-valol'e, sia e,cluso dall"argo– meutazione di Lucio. E nllora, alla cifra gia così elo\'ala doi contadini pl'oletari doVl'emmo aggiun– gere quella, cho non abbiamo modo di dotorminare, ma elio sappiamo essere puro olevatissima, dei col– ti,•atol'i-propl'iotari cho vivono esclusivamente del lavoro p1-op1·io, o che - come in seguito dimostre– remo - hanno poi comune coi proletari il carattere di e sudare a p1'0Clur1'0 ricchezze per altri». . .. L'idea di Lucio, a ogni modo, paro che sia qu03ta; che anche Il piccolo proprietario, o mezr.adro, o amittuale, 1>urnon essendo srruttatoro d'altri laYo• ratori, non può indursi a fare causa comune col proletnriato. Come lo dimostra egli I Ila tentato dimostrarlo col ratto dello solle,•azioni dei contadini medievali e anche del secolo scorso, che non miravano a 1-0,•esciaroil sistema dei feudi e non furono perciò una fo17.a concorrente colla rivoluzione cho si oporava dalla borghesia. :\la è troppo facile rispondergli che i cont.a,'ini pro– prietari di quelle epocl,e non pote,•ano trovare nella loro vita economica, tutta a baso di produ- !:i~1; ~·:':o~i~l~~t~ 1 ~ 1 ~~~,~~fr~f1io~iu:~· lismo. Anzi, l'economia feud';_{fe do,•eva apparire ai 101'0occhi corno la struttura dentro la quale sol– tanto la loro autonomia economica poteva conse1·– varsi. Al contrario, la economia capitalistica, che ti costringo a passare dalla produzione per l'uso alla produzione per il cambio, minaccia rn realtà le basi della 101·0esistenza. Ond'ò che, se il conta-
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