Critica Sociale - Anno VII - n. 3 - 1 febbraio 1897

CRITICA SOCIALE 37 PROPAGANDA INUTIUJ (Replica sulla questione agraria) Caro Btssolalt, Per intenderci meglio scrivo a voi direttamente. Nella nostra polemica un punto ò fuori contesta– zione, questo: nell'orbita del socialh~mo possono e debbono essere attratti anche i contadini proletari. li forte sta nel vedere da qual parte s'abbiano a prendere, e come si possan comporre alc uni anta– gonismi, piuttosto tradizionali che 1"0,1.li, tra la cam– pagna e la citt\; ma nessuno potrebbe negal'e, che dover nostro indeclinabile sia di organizzare i pro– letari di qualsivoglia condizione, dovunque essi vi– vano e sudino a creare ricchezze per altri. Il dissidio fra noi scoppia, e diventa irrecooci• liabile, quando dai salariati saliamo un poco più su od arri viamo ai piccoli proprietari, ai piccoli flttaiuoli, ai coloni ed ai mezzadl'i, insomma a tutti coloro. che si trovano all'esfremo lembo della classe capitalista e lottano per non cadere nel proletariato. Voi dite, che razione nostra deve abbracciare tutta cotesta gente. In questo senso intendete la conquista della campagna, e con questo concetto nella mento osservate, che il rinunciar,•i equh·arrebbe al sui– cidio del partito socialista. Della ,·osti-a lesi non adducete altra ragione scientifica e J)ositiva che questa: i piccoli capitalisti d"oggi sono i proletari di domani; e dei vantaggi di una nostra azione, svolta su questa direttrice, scorgete i segni non dubbi e manifesti nelle vittorie elettorali e nelle bello votazioni ottenute dai socialisti noi reggiano, nel mantovano, nel parmense, nel cremonese, nel pavese e perfino nel comasco. Il pensier mio era ed è diverso. Io dicevo: no, il partito nostro deve indirizzarsi soltanto ai l)T'O· letari, a quelli cioè, che non hanno altra proprietà che la forza delle proprie braccia, altro mez1.o di sussistenza che il salario. Sono questi il fulcro della storia futura. I piccoli proprietari invece, i piccoli fittaluoli, i mezzadri e i coloni sono in sostanza dei piccoli capitalisti. Possono li'ovarsi e si trovano talvolta in conflitto coi ca{>italisti più ~rossi, ma hanno interessi antagonistici a quelli det proletari, una coscienza diversa, un obbiettivo opposto. Lot– tano per tdnersi in piedi. La paura del peggio li spinge a. seconda delle circostanze, ora verso il prete, ora verso i radicali, ora \'Orso i socialisti. Ma in fondo son conser,•atori sempre, e, finchè durino cosi a causa del persistere delle ro1·mean– tiquate e dome:itiche di produzione agraria 1 razione nostra urterà contro di loro come contro uno sco– glio insormontabile. L"esperienza stol'ica di altri tempi e di altri paesi e i fatti accaduti ultimn.– mente in Italia conrermano, bene interpretati, questo modo di vedere. La conclusione del mio discorso era che biso– gnava attendere, anzichè avveutu1·arci sopra un terreno pericoloso, attendel'e che le forme antiche di produzione sparissero, che il capitalo invadesse e tnduslt·taltz;asse l'agricoltura, che i piccoli bor– ghesi della campagna fossero lanciati nel proleta– riato. Questo, che è il problema e il còmpilo storico della borghesia. è soltanto un dato nel problema di noi socialisti, e noi non possiamo affrettarlo nè di un anno nè di un minuto. Non è così? possiamo in,•ece accelerare il processo storico e lo svolgi· mento delle forze p1'0duttivef e allora rinunziamo alla nostra qualità e ai nostri scopi ed aiutiamo i capitalisti a proletarir.zare la campagna. La riduzione all'assurdo, anzi al ridicolo, della DO!!tradottrina e della nostra. azione era così evi• dente in questo che dicevo, che mi parve superfluo il dichiararlo. Per forza stessa del contraccolpo dialettico noi eravamo giunti al caso di quel me– dico1 che, a corto di ammalati, protende\'a inocu– lare una malattia a delle persone por pote1·legua• rii·e. 'l'alo il senso della seconda parto del mio articolo e con questa intonazione ironica io l'ho scritto. Sicchè, quando dico che si debba favorire l'emigrazione, promuove1•0 l'introduzione delle mac• chine, la costituzione dei Consol'zi agrari, ecc, non significa gi:\ che i socialisti debbano divental'e agenti d'emigrazione, comme."lsi viaggiatol'i o pr'O• motol'i cli soeiet.i in<lustl'iali ai ser, 1 [gi del capitale, ma significa cho ossi debbano ,•edere in questi fatti i presupposti necessa1•idell'azione 101·0, i generatori di nuovo e più profonde anlitosi sociali, presupposti ed antitesi che 11011 è dato a noi di c1'00re, se non a p..·\ttodi negare l'esistenza nostra come socialisti e le ragioni della nostra. osisten1,a. E perciò non dobbiamo piangere :sulle miserie dell'umanità, non dob~iamo corC..'ll'Opor ogni buco una pezza e un 1·attoppo, tanto meno dobbiamo foro del socialismo la dottl'ina consolatl'ice degli afflitti, il rimedio specinco e sovrano per tutti i mali. Nell'attuale regime della concorrenza che dh·iene di giorno io gforno pH1sfrenata, in tanto impc1·• versare di crisi, ora croniche, 01-a imp1'0vvise, che abbattono papaxeri alti e p..1.1_)3veri baS!Ji,nel com• plicarsi delle forze produttive, nell'acuirsi degli antagonismi tra le vario forme di capitalo grande e piccolo, industriale o fondiario, banc..'ll'ioe com· merciaie, nell'anarchia sempre crescente della pro· duzione, si può dire che i p1l1ricchi e i meno ricchi si trovano quasi a eguale distanza <lal proletariato e gli uni e gli altri hanno quasi le medesime pI'O· babilità. di pl'ocipitarvi. Con qual criterio noi sepa– reremo le pere mature prossime a C..'lde1•e da quelle pili acerbef e perchè dovremmo spellarci le mani ne' ferri dell"altrui bottega, quando le Ole del pro– letariato. pur diventando sempre pili nume1·0 e o dense, giacciono inoperose ed morti t Bisogna affrettare re,•oluzione. si grida da tutte le parti e sta bene. Ma questa frase, do,•uta piut• tosto alla paura di non rare abbastanza, che a una idea esalta della nostra azione, del campo sul quale si deve svolgere e dei limiti noi quali va contenuta, si deve intendere cosi; che, organizzando il prole• ta1·iato in partito politico, istruendolo ed agguel'· 1·endolo,destando in esso la coscien;:a della sua classe e dei suoi interessi, noi aumontii.lmo la ten· sione della sua forza, av,•ieiniamo il giorno del cimento. aumentiamo lo p1'0babilità della l'iuscita; ma non significa che dobbiamo cercare alleali per· manenti e reclutar proseliti in altra classe e fra altre persone che non siano i proletari. Questo è un concetto falso: esageratelo, portatelo alle sue conseguenze logiche estreme e voi arriverete al• l'assurdo, arriverete fino a quei socialisti smaniosi, che per rare più presto il socialismo vorrebbero aiutare la borghesia a formar prima il proletariato. Come voi, C.'ll'O Bissolati, che avete una nozione cosi chiara del socialismo e ne conoscete così perfetta– mente il vigore dialettico quando dite che esso« si r~:~e~.ta00~~ t~T ~~;a~~~~oir~.!l::,r-~11\: rt>~:~d~~!~ tir.alo muoveva dallo stesso concetto, e come a,•cte potuto attribuirmi sul serio dei pensieri cosi l'idi– colil Questa dilucidazione, che l'amico Turati avrebbe potuto risparmiarmi('), non ò sprecata. Essa rispodde a molte critiche vostre che sarebbe1'0 giuste se io le avessi meritate, spoglia la questione da ogni equivoco e la delinea precisamente: secondo me (') Non ti pentiamo punlo, et pour cauu, di 11011 averlo fatto, (l,A OlltBIIONl!l,

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