Critica Sociale - Anno VII - n. 3 - 1 febbraio 1897

CRITICA SOCIA L.E 35 sequestrato della Cl'tltca, ci dedica la Gaz:etla dell'Emtlta: 1''arvedere che una ra.i:ione esprime speranze che offendono il più puro e più elento sentimento no.zio– nale; che essa. desidera soltanto quanto sarobbe por la nazione intiera. causa di prorondo e grave dolore: mo– strare il cinismo e la srrontalezza con la quale tale Catione si oppone ai voti di lutti e ra voti in,·ece per la morte dei ftgll e lo strazio delle madri, equivalo 11. dire o a. provare che quella razione non potrù. mai rac– cogliere intorno a sè se non quanti hanno rinnegato la patria. Si racconta che i padri Spartani mostrassero ai Ogli gli Iloti ubriachi por disgustarli dal vino. IlasterlL met– tere sotto gli occhi dei giovani generosi e dabbene due o tre articoli corno quello riportato qui sopra, per dis– gustarli del socialismo per tutta la vita. Si. o patrioti purissimi, noi la l'inneghiamo la vostra patria. Potremmo dirvi che la 1·in11oghiamo precisamente in nome di quei principi che la ri– voluziono borghese, proclamando i « diritti del– ruomo , ha scritto nel codice della sua momlo; potremmo soggiungere che la rinneghiamo in nome di quei principi che servirono di bandiera alla borghesia italiana pe1· rivendicare la indipendenza nazionale. Ma voi direste, come dite, che questa è retorica vecchia. Non è però certo invecchiata tra coloro contro cui stanno oggi lo truppe ik'lliane, e che si sono levati a gue1·1·asanta contro gli inva– sori del loro suolo. Leggete il mauiresto di Menelik e il sorriso vi si ghiaccerr.\ sulle labbr-a. No, es i non vogliono saperne dei ,·ostri I..iv1-aghi,dei vostri Baldissera, dei vostri Baratieri. Per conquist..11·0 quella terra do,•ete sterrninamo gli abitatori. Co– desti seivaggi - cosa volete farci f - non sono aucora abbastanza inciviliti da avere rinnegato ramoro :tll'indipendenza. Ma so l'amore all'indipendenza patria, se l'ap– pello ai principi di diritto nazionale, voi chia– mate retorica, è permesso chiedervi in cosa con– siste il vostro patriottismo, o signori f La l'isrx,sta è semplice: consiste nella difesa di quegli interessi onde fu provocata la guerra presente, e pei quali voi chiedete la si prosegua sino al rondo. Questo è il vostro patriottismo. Già. da tempo noi ::;ocia– listi abbiamo ri\•elato come sia fatto e di che sia ratto. È patriottismo figlio di ladre1•ie o di vio– lenze. Ma un'occasio11e era fin qui mancata. pel' dare alle nostre dimostrazioni il conforto di una grande pr-ova. La prova è veuut..1: i pafrioti d'ltalia si sono dati un restino. L'ebbre1.1.a h ha presi o si mostrano per quel che sono. Noi, ora, non abbiamo altro da rare che additarli al popolo la,•orato1·e perchò guardi ed impari. LEONIDA B!SSOl,ATI. FILOSOFL\.DI UN SEQUESTRO Fu un senso di meruiglia che ci preso quando ci vedemmo piombare addosso il sequesl!-o per l'articolo e Becchi e tuu1011ali! • dell'ultimo numero. Come! offesn. alle istituzioni, offesa all'esercito? Non ricordavamo infatti di n.vere scritto mai un ar– ticolo che, al pari di quello, rosse non solo così rispet– toso pel' le istituzioni, ma anche cosi Jcguo di essere laudato o apprezzato dagli uomini «d'ordino•· Diciamo di pili che lo stesso procuratore del re, elio ha. in cura l'anima. nostra e cho sorveglia la nostra. vita por di– renderla e purgarla. dalle criminose ispiro.zioni, si sa– robbo dovuto grandomento compio.cere - so almeno ~~~• ~ 0 di 0 ,.!~~~e~~bt~iJd~t~~Ì-~~~a 1;!s[r~tt~e:C"1~f~ 1 i ni~ denze o.li' e odio di classe• e di vedere invece spuniare flnalmcnto nell'anima nostra il sentimento di quella e armonia tra le classi sociali> che i socialisti hanno appunto il grue torto di non sentire. Non scherziamo: quel disgraziato articolo su cui cadde la mano del regio procuratore era tutta una fraterna nmmonizione alla classe borghese porcl1è s·avvedesso del pericolo a. r.uì ,·a incontro nella ~uerra africano.. 1\nzi, meglio che frate rna, quelrammomziono polo\'a. a rigor di termini chiamarsi flgli,-Je: dacclu) il socialismo è ftglio del ca– pitalismo, e appunto perciò a noi interessa\'#\ porgere i nostri lumi alla borghesia italiana che, collo. guerra d'Africa, cl pal'e avviata a gettar11i per una via dovo, impedita di crescere o di ror1itlcarsi, stenterà a pro– durre quel che noi aspettiamo dallo viscoro sue. Era dunque un novìssimo e com movente senso d'a– more per lo. borghesia. quello che ci detto.va. lo scritto che è tanto dispiaciuto a.I regio procuratore. li quale, so1·preso rorso o insospettito dal nostro atteggiamento che non gli riusci di comprendere, pensò che in ogni modo il meglio era sequestrare: urebbe intnnlo avuto agio di meditar meglio sulla cosa, o decidersi a por– tarci o no in giudizio, visto che anche di un sequestro lllegalo non ò lui cho paga lo spm~c. E poichò seque– strare sotto il solito motivo di eccitamento all'odio di classe non ora possibile assolutamente per quanta buona volontà. ci mettesse, trovò di accusarci quali denigratori dello istituzioni e della istituzione dell'e– sercito. Abbiamo sottolineato quella particella congiuntiva., perché ossa rorma uno dei problemi che ci tormentano l'anima da una quintlicina di giorni a questa parto. Se noi abbiamo offeso l'istituzione dell'esercito, non bastava. ch e il sig nor procuratore dicoss,e addirittura che noi a,· eva.mo orreso le istituzioni? f: incluso rra queste o no n ò inc lus o l'osercitof Una parte così distinta e sin• golaro dn.ta all'esercito indica. un erotico dubbio lam– peggiato ne ll'animo del re,zio procuratore circa la qualità di Istituzione che all'esercito si vuol dare, o non ò invece la dimostrazione di un rispetto speciale a questa che egli considera rorse la istituzione dello istituzioni, la istituzione 1>oroccollonza, quella che da sò sola ,,alo iutte le allre1 A noi paro che quest'ultima ipotesi sia la più verosimile. In reallà. oggi l'istituzione predominante ò quella dell'esercito. Per essa, ossia per lasciarla runzionare pilt liberamente, non si è rorso sospesa quell'altra che sino ad oggi i prorcssori di diritto costituzionale ci dicevano essere la base di tutte lo istituzioni, o cioò il Parlamento1 Ma se così è come diciamo, in qual modo avremmo noi offeso l'esercito augurando che in luogo di essere battuto poco per volta, diremo cosl omeopaticamente, sia bnttuto sonoramente e in modo risolutivo i Noi non neghiamo - Dio ce no guardi - che l'osorcito sia una istituzione, o non racemmo contr'esso voti sovversivi. Solamente, siccome la runzione dell'esercito è tanto di battere come di essere battuto, non ci par,·e di violare alcuna legge esprimendo il nostro sommosso avviso ~~: ~~n~~!~~o i::1~~:nt~J~1!~/ii1i~ttli~!t~e~g~c:~1:.~1,!~~ Ma vi ò dunque una legge - se non la conosciamo il regio procuratore ce la indicherà - che obblighi i cittadini d'Italia a desiderare che la impresa d'A(rica abbia quell'esito che può al go,•erno piacerof lfaltrondo il governo stesso o i suoi giornali e i suoi portavoce ufllciali ci insegnarono in questi giorni che le sconfltte del nostro esercito sono altrettanto vittorie. Sono ben questi signori che ci rintrona,·ano ancor ieri lo orecchie gridando che Amba Alagi o Makallè sono duo grandi successi morali. Porchè dunque noi, poveri ta– J>ini,dovremmo andare condannl\tl so racommo voti per un altro o più gran,10 successo del genere? Forse perchè da un tal successo noi ci ripromettiamo effetti che al regio procura.toro possono non piacere f A quosli dubbi che noi andiam rivolgendo nell'animo risponder,\, s~eriamo, il regio procuratore da"11nti ai signori giurati. Sononchò l'ultimo nostro dubbio, o il pit't gravo, ò questo: cho il rappresentante della. legge il quale dovrebbe al sequestro rar soguiro il giudizio, tonti di eludere i nostri desideri e di toglierci la sod– db:fazione o.Ila quale, secondo legge, noi avremmo diritto: la sod<lisf1\zionodi dirgli in pubblico quel che pensiamo llo' suoi atti o di chi glieli comanda. No,.

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