Critica Sociale - Anno VII - n. 2 - 16 gennaio 1897

30 CRITICA SOCIALE Per questi motivi credo opportuno desumere dalla viva voco di prorossori e studenti una più ampia documcn• tazione a sussidio di fenomeni che altra volta. accennai di passata. Un sintomo più degli altri grave - cho forma. come la premesso. dolorosa di questo mio studio - è senza dubbio il fenomeno della ipcrpopolaziono universitaria, esteso oggidì a tutti gli Stati pili civili, come provano le grida. di allarme cho gli insegnanti levano da ogni angolo dell'Europa. Cito: il Gide da. Montpellier, il Lau– ronl da Bl'uxelles, il Lexis da Berlino, il Durkheim da Bordeaux, il Jt'errari da Padova, il Ferroglio ed il Gia– cosa da Torino. C"ò poi nelle affermazioni di questi e altri professori l'accenno o il convincimento coucordo cho la questione socia.lo ò penetrata a sconvolgere o eorrompcro Io più sane idealità. universitario. Vediamone qualcuna. . .. Il Gide, parlando agli studenti di Montpellicr in una rapida ma. chiara sintesi sociologica('), osserva corno al doprozzamonto delle proressioni liberali faccia con– rortevolo riscontro il cresciuto prestigio del lavoro manuale. Anch'egli (e questo dico a mo' di parentesi esorbitando dall'argomento) ri1>eto,con la solita unila– teralità. delle vedute borghesi, che quei benedetti salari aumentano, senza punto aceo.nnaro che aumentano ad un tempo lo spose, 1>0r il rincaro sempro più audace dello merci indispensabili all'esistenza, e i dcsiclol'i in pro1>orzione della coltura ratta più ampia in una pal'l0 del prolot.ll' iato: tanto che, so riescono ancora possibili pl'ivazioni o rassegnazioni medioevali in un montanaro, data la sua lontananza quasi ininterrotta da ogni civiltà urbana, non così facilmente un operaio, messo ogni gio1·no a contatto dell'opulenza dalle necessiti\ del suo lavoro, può soffocare e distruggere quel solletico a. star meglio che ò il dirillo o l'orgoglio della natura umana. Senonchò il Oide stesso non pare troppo convinto <lal– l'oltimismo di questo preconizzato ineonll'o ed equilibrio rralerno dell'attività. intelletluale con l'onergia fisica, porehò ai suoi futuri Cineinnati in sedicesimo non sa ris1>armiaro un rimprovero: 1''orso in questo giorno di ritorno la fino delle va– canze vi lascia qualche rimorso: rorso non ò senza ap– prensione ~o voi avolo visto riaprirsi tlinanzi a voi le austero po1·lç, di questa università. Ah! tre mosi fa qtu.:1.11do v i lo avole visto, o porchè non dirò: quando noi lo abbiamo visto chiu<le1-siallo nostr·o spallo o get– tammo nella nostra biblioteca. i libri inutili, cho alle– grcz,m! ... Bene; ma a.veto voi pensato che i ,•ostri com– pagni 11 !) del lavor·o manuale non conoscono nella. loro vita alcuna. vacanza., o per dir meglio essi le cono– scono, ma non lo desiderano, anzi lo detestano troppo qu~ste vacanze, che per essi, per un'amara ironia, si chiamano giornate senza pane, stagioni mortoL. Da essi o. voi misurate la differenza. Pensato che il lavoro minimo che vi si domanda non è che il prezzo, il giusl-o prCzzo del vosil'o privilegio: pagatelo senza mercan– teggiare. Queste parole mosso innanzi con tanta efficacia di colorito non dicono più che la.Toro manuale e profes– sioni liberati si vadano incontro, si piuttosto spalancano sotto gli occhi atterriti del lettore l'abisso che ogni giorno ingigantisce tra. gaudenti e proletari. C'è tuttavia una lacuna. E gli studenti povori che di vacanze non godono? Non può certamente ignorare il professore di (1) CUARLES Orns, Pro(elllOHf llberall e lat:o,.,, manuale, In Rl• forma Sociale, anno Il, voi. lii, raec. !, 'il gennaio tl93. Torino, Roux. Fr:u:11atle C. - Prolusione al corso di eeonoml& politica 189.\-9:inell'Uoh·ersità di Montpelller. Montpellier che ogni anno un numero sempre ma.ggiore di spostati aspira ad un diploma. di laurea. QuesU, a. voler parlare con esallezza, vanno precipitando nelle fl:le dei non abbienti, questi rappresentano il deprezza– mento delle proressioni liberali perehè, messi a. contatto di chi gode o trionra., vie più sentono incrudelire nel loro animo il desiderio insoddisl'a.lto dei grandi orizzonti. Ma l'altra classe - i ricchi - che al termine dei non sudati anni scolastici porta a carezza. <lolle proprio am– bizioni il mal compro diploma, s'à fatta un monopolio, un'arma. terribile delle professioni liberali. Il povero studente dell'oggi sarà domani il copista ennesimo della spaventosa ragnatela burocratica, l'ingegnere che con– corro per 90 franchi al mese ad un posto negli uffici delle ferrovie, oee, ccc.; il ricco studente dell"oggi sarà. domani il vero proressionista nell'ampio senso della J>arola: egli è intanto il folico mortaio che a luglio prendo il ,•olo per i bagni di mare o per i freschi sog– giorni della montagna, gettando con gioia i libri inutili nella biblioteca. Libri inutili! è sfuggita una grande verita. all'economista francese! Altro che solidarietà universitaria! ... Piero Giacosa, a sua volta,(') dopo di a"or rievocato le pagine glorioso degli istituti medioevali, lamenta che al fìne scientifico di quei tempi aurei si vada oggidì sostituendo la. prcoccupa.ziono professionale: Dobbiamo pur troppo conressarlo, in Italia, por virtù della legge che le governa, o dell'opinione dei più, le universitù non sono e non debbono essere altro se non il mozzo di ottenero tliplomi che lo Stato esige cla. ehi vuoto esercitare un'arte libern.le. ... La classe agiata, eho ha J"invidiabilo sorto di poter eoltivaro il sapere senza. preoccupazioni secondario, ha quasi abbandonato J'uni– vcrsii.i't, o per naturale successione di e\'enli che hanno condotto al t1'ionfo dei principi di eguaglianza 1 si sono sostituito le classi di media fortuna.i il che, se da un lato ò un progresso, dall'altro ò un mutamento grave, come quello cho tonde sempre più ali imprimere alla universifa il suo carattere di istituto professionale e la distoglio dai suoi veri fìni. Sono necessarie anche qui alcune osservazioni. In primo luogo mi pare troppo artificioso elio il eon– rerenzierc ftLcciadipendere dalla legge che li gove1·na e dall'opinione dei vii, questa ·mdicalo trnsrormazione d'indirizzo negli istituti superiori. La storia. c'insegna cho url"opiniono, un meccanismo di leggo non bastano a produrre fenomeni essenziali nella vita. dei popoli o anche di una loro classe soltanto, so manca. la molla 1>ode!'osadel bisogno. Cerchiamo dunque più addentro nelle condizioni economiche della vecchia. o decadente Europa, cerchiamo nell'accentrarsi progressivo dello ricchezze, nel dilagare del proletariato, nella caccia al– l'impiego, nella concorrenza. erudclo dello irrisorie li· bertà contemporanee, le causo di questa. dolorosa evo– luzione negli studi! Una.seconda osservazione circa. la.diserzione dei ricchi dallo università. « Le armi e la. Corto - dice il Gia– cosa - presentavano troppi allettamenti alla focosa nostra gioventù aristocratica ... contribuirono a relegare la coltura. al secondo piano, come si suol dire, raeon– dola servire unicamente corno strumento.» Orbene, pur riconoscendo che il militarismo, il titolo nobiliare, la deputazione, ecc., abbiano distolto o distolgano ogni giorno un corto numero di gaudenti dagli islituti su- (') PIRROOucos", 1 /tmh:er.tiui Italiana e Il .ruo ativenire. I.et .– tura ratta :i.ll' Auoclnzlone u11iver1ltnrlaTorinese la sera del t7 di• cembre t89:I. - Torino, L, Roux e c., t89J.

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