Critica Sociale - Anno VII - n. 1 - 1 gennaio 1897

B 14 CRITICA SOCIAl,F. pensa che,,, le dct:eloppeme11t de la ,cience est iufini, te scoour, qti'elle cli1pe111e pour la conduite est limitC e nel 'fe1tame11t de Sylvanu, accusa l'intelligenza di non potere fournir un 1oli<lefontllment ti la y;ie, al uo Uroglio, che in La ,·Cactio,a conh·e le positivisme dichiara la scienza incapace di soddisfare i nostri bi– sogni morali i dal Villari 1 che in uno scritto La sto,•ia è una 1cie11 :a? svolge il concetto dell'impotenza della ragione a far la vita, a quelli del Ccretan e del Bonghi i dai romanzi del Bourgel a quelli del Rod, dai Pen,ie,·i su la religione del Romanes al iYovo ,pi,·ituali.smo del \Vallace: perfino l'lbsen, il fiero apostolo della verità, ha riconosciuto negli ultimi drammi, sopratutto nell"A– ,,il,·a ,elvalica, la uecessità di certe regole di vita. niente affatto razionnli, la e menzogna vitale » come egli dice. Ultimi di questo coro sono venuti il Brune– tièro coi suoi articoli dello scorso anno, e a poca. di– stanza il Batrour col suo The foumlalion o/ belief, a il Salisbury col suo discorso a l'Associazione britannica. dello scienze, e il Kidd con la sua ornai ben nota Social evolulion, che insieme col libro del Batrour ha provo– calo il novissimo articolo del Rrunetièro, da cui ho preso lo mosse per studiare questo movimento anti– raziono.lisla del nostro tempo. Al quale si Ioga come effetto a co.usa il moto reli– gioso presente, in quanto è serio e appare disinteres– sato. Il passaggio, anzi la derivazione dell'uno da l'altro ò naturalissim&: lo scetticismo verso lo. ragione ò sempre stato il miglior punto di partenza verso la redo. Per salvare, dicono i nuovi o.posloli, la società da. terribili convulsioni, è necessario che al rinnova. mento sociale, che si sta. compiendo, si unisca un rin– novamento morale: ora può esso compiersi? E rispon– dono di no, e da l'incapacità dimostrala dell'intelligenza di giustificare la morale deducono la. possibilità., la. probabilità, la certezza. che al contrario solt.o i colpi della ragione al dissolvn 1 como già il sentimento reli– gioso, così ora. il senso morale, che invece di un mi– gliornmonlo 8'abbia. un peggioramento mora.le , che por ciò Il rinnovamento sociale sia. compromesso e che la cirW,alion, 11e potwcrnt ,e tran1figu1·e1· clan, le feu cle la charilt\ ,·ecroule clan, l'ùicewiie allume par la haine qui couve pa.rtout. Come dunque salvarla 1 La. radico dell'antinomia ratale è nella tendenza. razionalistica dello spirito moderno, che ha tolto quello credenze elle dimostravano razio– nale a l'individuo la morale allruistica i bisogna dunque combattere quella tendenza. in lutti i cam1>i,mostrando la debolezza della ragiono, i limiti del pensiero, il poco valore anche teorico dell'intelligenza e aprendo cosi la via a uno scetticismo teorico, che, facendo della ra.– gione una potenza neutrale in causa della sua impo• tenia, tolga gli ostacoli al perdurare o al risorgere della fede: allora. nel silenzio della ragione, poichè ci spinge il sentimento e ci traggono lo grandi necessità morali e sociali di cui si ò parlato, perchè non si tor– nerà n. quelle credenze religiose che sole possono giu• stiflcare la morale llelraltruismo e salvare quindi la moralità e la societit i Così la proclamazione della ban– carotta teorica della scienza o della. intelligenza. non ò che 11 complemento di quella della bancarotta mo– rale di esse, da.cui vivo.monto prende lo mosse l'anti– razionalismo contemporaneo e Il suo appello per un ritorno a la reda e a le credenze religiose. Per giudicare l'uno e rattro è dunque necessario ri– solvere questi due problemi: I.• h: o no vera l'a11ti11omia (,"a la 1·agione e la co 6Cien:a, può o no l'i11lelli!Jen:a dimo.st, ·a,• ro.:io11all' a l'indfoiduo la m01·a'6 alll·1d1lica 1 2.• Derioo veramente da la tJel'ità cli q1.1-e1lanti– nomia la 11ece1sità morale e sociale di ml 1·ùmova• mento 1•eliyioso1 P1ETllO l-'ONTANA. (Il 1C11ulto :11proe.slmo l'tlllll'to). La lotta di classe n i proverbi calabresi econdo la raccomandazione della Crilica, bo raccolto anch'Io dei proverbi della. mia. Calabria., che accennano alta secolare lolla che si combatte tra le va.rie classi sociali. Il popolo cal&brese t\ per molti riguardi simile al sicili&no, e questa somlglla.nza si maniresta special– mente nel linguaggio, che ha solo poche differenze; onde non rarh. meraviglia, se alcuni proverbi di quelli ch'io rlrerirò siano identici a quelli riportati dal Cam• mareri ( 1 ); altri ba.nno una forma del tutto diversa o più emcace. . .. Il proverbio: luUi l'acqui vani a lu mari, indica che dove sono ricchezze, ne piovono di maggiori, qaasi per una. forza. d"attrazione. Onde, quando un ricco, che è sempre assennato, perchè Rn dai tempi d'Orazio la ric– chezza. ha dato anche senno, dice a un povero, che non andrà mai avanti, percht\ non ha giudizio nelle cose sue, questo gli rispondo Invece: Di11aru fa cli11a1·i e 1>ùlucchitt /ci piducchi; perchè, tra. le altre coso, clii non ha denaro non ha modo di cogliere le occasioni opportune per guadagnare, e u pova,·ieUt, ha da vitrnfri u voiu quamii ,\ bititUu (deve vendere il bovo quand'è ancora vitello). Perciò avviene anche che il povero non può rare mai le cose quando vorrebbe e che quanni u buontt ma11gia 1 tt h·i1tu cucina. (Il buono è il ricco, perchè la ricchezza. dà anche il monopolio della bontà, o il tristo è, si capisce, il povero). Ma il ricco uon rimprovera. solo al povero di non aver giudizio, sibbono anche di non voler lavorare, perchè il lavoro à fonte di ricchezza, e non sarebbe povero se lavorasse (lo sa lui quanto rrutla il lavoro .... degli altri). E il povero, che sa Invece come il lavoro l'ha ratto a.ndare sempre avo.nti... cumi u g1·anciu (gam– bero), e d'altra parte non conosce le losche specula– zioni, lo false notizie sparse ad arte per ra.r rialzare o ribassare improvvisamente la rendita, non conosce come il padre di un Thiors possa misurare lo oscilla~ ;doni del corso di essa dalle oscillazioni della saluto del Rglio, non conosco come si possa affamare milion 1 d 'indiu.nl per incettare il riso o venderlo a caro prezzo in Europa, non conosco come la moglie d'un Oa.uglars, amica d'un segretario pri,•&to d'un ministro, possa 1icttrame11tc. rare a1·1·i,chiare al marito forti somme alla liorsa ; il povero, che non conosce tutto ciò, at– tribuisce la prosperità. alla rorluna e dice: Dàmmi tre calli (moneta. napoletana piccolissima) ·i scio1·li (sorte) e jettimi a mai-i - che corrisponde al proverbio ita• liano: Po,·lrma e ctonni. u riccit cam1>a 8Upni u povfru, questo si sa., ma. so qualcho volta viene in tesla al ricco di lavorare un po', allora si sente tutto morto e si lamenta; ma chi l;.lVora vera mento gli dico: A (la) gallina fa l'uovu e t•) 1:ar1lcolo del Cammarerl, cui qui al :allude, r1.1 11am1,ato nella Crmca del IS!Je, pag. !fil e 11 può rltroYarlo nen·o1,u1colo dello lleuo autore: /A lotta di Citu•e In Sicilia {R1blioteca di Prflll:t.g11nda).

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