Critica Sociale - Anno VII - n. 1 - 1 gennaio 1897

CRITICA SOCIALE 13 sale, è na.lurale che il Cristianesimo negasse poter la rogione condur ruomo ad attuarlo in sè o ad essa opponesse la rede, chf', con la credenza in un'altra vita, rendo,•a raiionale per l'individuo l'esercizio delle ,,irtù ascetiche o altruistiche. Fin qui il consenso po• sitivo o negativo era unnnimo: il disaccordo e la que– stiono sorsero, quando noi secolo passato, in parto già. distrutte, in parte scalzate lo credenzo religiose, la borghesia razionalista chiese e alle!o la. nuova regola di vita da la ragione, e questa, per bocca dell'Hobbes e dei sensisti francesi, risposo risuscitando l'ondemonismo antico e dichiarando irrazionale quella parto delritleale altruistico che non coincidesse con l'interesse indivi– duale. Molti allora, pensando non potere nò l'individuo nè la società. rinunziare a la parte altruistica dell 'ideo.le cristiano, cosi come s'era rinunziato a la parte asce– tica, tentarono provare che l'affermata. irrazionalità. dell'altruismo non è vera: cosi Il Oentham, che tentò dimostrare che l'interesse individuo.le e l'interesse so– ciale si conrondono e quindi è razionalo per l'indi,•iduo cercare lhe greate,t ltappine11 of tlte g1·ca/e1t number: cosi sopratutto E. Kant, che tenta risolvere l'antinomia fra la ragion pura o la ragion pratica con la distin– zione del numero e del fenomeno, mettendo il dorere come un assoluto nel campo numenico fuori della srera d'azione della ragione, limitata al campo fenomenico. Ma la dimostrazione del llentham non persuaso nes– suno, e l'immane sforzo del Kant per pronre la razio– nalità di una. morale disinteressata flnl con un atto di fede noi dovere o nel vnloro assoluto della morale, basato su quei postulati della libera YOlontà,dell'anima immortale, della ,•ita futura o di dio, che sono l'essenza delle credenze religiose; llr,I, cioè, col dimostrare che la morale non ò giustitkabiie innanzi a la ragiono indi• vidualo se non con queste credenze. E allora, si disse, poichè nè l'individuo nè 111. società. po!:sono rinunziare a questa morale, che è nnsiome dello condizioni della esistenza o del progresso sociale ( 1 ), è necessario un ritorno a quella fedo religiosa, che solo può salvarla: cnsi pensarono il De Maistro e il Lamonnais e gli eclettici francesi ed italiani, e a la reazione politica del principio del secolo si uni una reazione filosofica o religiosa. La stesS& vicenda s'è ripetuta nel nostro secolo. Nella. furia di distruzione, da cui la borghesia, movendo a l'ultima lotta contro la reazione, fu presa, nel trionfo del capitalismo e della libera concorrenza, e nel norire della morale industriale, la morale della solidarietà. e dell'altruismo fu, in baso a le dottrine darwiniste so– pratutto, dichiarata antiscientifica e, da gli economisti della scuola classica a lo Spencer, da lo Stirner al Nietzsche, l'individualismo morale o soriale fu la gro.n dottrina della borgbesio. Porò anche qui non manca• rono i tentativi per dimostrare la razionalità. della morale altruistica, e la scuola utilitaria inglese con• tinuò l'opera del Bentham, e i criticisti quella di Kant: ma la prima flnl, con la scuola evoluzionista, col fare della morale l'insieme dello condizioni della vita so• t 1) Cl permettinmo qui un'ouennlone fugnc<', e l'egregio no– stro collal>or:uure ci vorrà J)erdonftre ,e lnltn·enlnmo una l'olla a apezurgll li diacorso. Se è ,·er o che• 1 1èl'lncllr:lduo nè In so• clctA 1,0,10,10 rinunziare a queata mora.le, che è l'Insieme delle condizioni della et!llenza, ecc. a non è eg li evldence che dunque vi ho.nno lnlereue? anzi un lnterefge coa\ gnnde che pre\'ttle ad ogni allrol E allora che bisogno v·è dtl auuidlo dellll fede rei!• glos.\ I Insomma a noi pare che Il raglon:tmenlo qui riferito 1la una contraddizione In ttrm!nl o tro,·I già In sè stes110 la propria conrutnlone. (:Yota della c1uT1c4), cialo, senza curarsi se, razionale por la società, Io fosso nnche per l'individuo; o gli ultimi mossero sen- 1,'altro da l'atto di rode nella p1·imauté de la t·aiso,i p,·atiquc, ove finiva E. Kant. Cosi la persuasione che l'antinomia frn rogiono e morolo rosso in"incibilo si opprorondi\'a: o una voce, che dal nord ,•enivo. ad imprecare nl pensiero e a la scienza come causo delln ro,•ina morale minacciante l'umnnilà e a richiamar ques1a a la fede, unica possibile saha1rice, potè trovar eco in tutta Europa. Oli b che la voce del Tolstoi è risonato, mentre si opro un periodo no,•o o solenne della storia dell'uma– nilà, un periodo segnato dal più grande fatto che la storin registri: rannzarsi del prolelariato a demolire lo odierne istituzioni morali o sociali borghesi e a preparare un nuovo ussetto sociale che fttccia. ad osso una pili larga porte nl banchetto della ,•ila. Dinanii a questo minaccioso avanzarsi, la parte intelligente della borghesia, quella che non crede poter rormnro il mo– ,•imento col piombo o con l'acqua sonta, sento l'asso– luta necessità di cercare i modi di poter giungere per mezzo, non di una terribile convulsione, ma di una più o meno pacifica evoluzione, a. lo. nuova socie1à, di cui non lo sfruttamento di una classe per opera. di un'altra, ma rarmonia di esse, non la concorrenza Rfronnta, ma la cooperazione, non l'atomismo e l'indi– ,·idualismo borghese, ma la SC'llidarie1i1. saranno le basi. Cosl in questo ideale, con in1cndimenti o concetti o limiti diversissimi, convengono coi rappresentanti del proletariato quanti ha la borghesia uomini di pensiero e di cuore: il socialismo in senso lato è oggidi la ten– denza dominante in tutti i campi dell'attività umana. E come complemento necessario di questa riforma so– ciale si in,·oca. una riforma morale: se la giustizia o l'amore e l'altruismo non vh•ono nello anime, in\'nno saranno nelle leggi e nello istituzioni: occorro un in– debolimento dello sfrenato egoismo della noslra mora– lltà industrialo, occorre un aumento di amore, di al• truismo, di solidarietà: sitL che si creda necessario questo miglioramento morale a preparare la. riforma sociale, sia che si creda. che le due rirorme debbano procedere insieme (non parliamo di quelli che lo invo• cano solo a. tutela dello stato sociale presente), ò certo che i più pensano col SOcrCtan: q1,•ii faul que celle civili1atio,i ,e pw·ifie et ,e tran1jigm·e dans le feu de la cllarite où. qu·euc ù}c,•oule dan, l'incemlic aUumé par la /taine qui COttvepartout. Se non che potrà. ciò o.vvoniro presso generazioni rozionalisto come lo presenti se In ragiono non giusti– fica questo ideale morale della carità e dell'altruismo1 Il problema della razionalità della morale diventa cosi, di problema speculativo, uno dei più urgenti e impor– tanti problemi sociali. J::d è appunto come conclusione a la discussione di dSSO che alcuni hanno finito con l'affermare ancora una \'Olta il conflitto fra rideale morale e la ragione, fra la coscienza e l'intelligenza. In questo senso molti si pronunziarono anni ra quando la questione fu le,•ata dal Disciple del Bourget, o basta riloggero le recensioni del Oonghi, dello Jo.net o giù. lln d'allora del Drunetière per vedere quanto la sfiducia del Tolst-:>i nel valore mora.lo della ragione avesse già. conquistato terreno sul razionalismo contemporaneo. E.J essa andò sempre crescendo in questi ultimi tempi o sarebbe impossibile citare gli innumerevoli scritti, in cui, non per seguire la moda, ma sorinmento, la banca.rolla morato della ragione ò proclnm~t•; da quello del DoVogl,c, il qunlo

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