Critica Sociale - Anno VII - n. 1 - 1 gennaio 1897
CRl'J'JC,1 SOCIALE Il assorbimento reciproco di civilL\, o meglio di forme economiche, che era inconsciamente utile, anzi ne– cessario, all'evoluzione progressiva della produzione, i cui aerei rampolli sono la scienza e la coscienza. La costituzione spartana 1 mirante a consolidare le forze dello Stato e il suo tranquillo srruttamento a carico degli Iloti e dei Pel'ieci e a beneficio dei Oori abitanti di Sparta, mirante a distruggere gli affetti e i sentimenti della famiglia e del cuore, ave\'a fatto dei cittadini un esercito di guerrieri intrepidi sino all'eroismo e aveva svolto di quel popolo relemento aristocratico econservatore. Sparta divenne il centro e la cittadella dei partili aristo– Cl'filici, divenne la metropoli della penisola, svol– gendo meravigliosamente la sua egemonia militare, e dovette quindi venire a lolla colla nuova potenza democ,·a!ica, determinata da più ramnali mecca– nismi economici,che fece di Atene, vinta o vinci– trice, il faro irradiante progresshri sviluppi alla Orecia e al mondo. l\fenti~e gli Spartani si mantenevano, si istruivano e si governavano col lavoro degli Iloti, gli Ateniesi erano obbligati per vivere a esercitare ragricoltu1'l\, l'industria, il commercio: I primi, rigidi e privi di arrendevolezza, caratterizzano un grado inreriore nel cammino dell'attività; i secondi attirano nell'At– tica trafficanti stranieri, incitano il commercio con ogni mezzo, e la loro struttura economica, esempio splendido di attività democr·atica in quei tempi di produzione a schiavitù, si esplica balda e pieghe– vole in quell'arte che non ha riscontro nella storia e che mi fa pensare, con un intimo senso di dol• cezza, all'arte che fiorirà nel periodo socialistico. Atene adunque fa ombra a Sparta, e lottano; ra ombra al potente popolo Persiano, e questo si muove per fiaccarla e nello stesso tempo conquistar la Grecia che ormai troppa luce folgo1'fi all'oriente. Sparta non si leva in armi, perchè il suo interesse di città conservatrice è questo: sente che la Persia è sua alleata di fronte alla fase economica di Atene. Ma Atene da sola, direndendo vittoriosamente sè, direse quella civiltà che essa aveva diffuso nella Grecia, che si apprestava a diffondere nel mondo e che era stata l'effetlo di quella sua costituzione economica. E, se si pensa che Sparta ave"a già dovuto su– bt,·e in va,·te, o nella guerra o nella pace, gli er– retli della pii, avanzata fàse di produzione di Atene, facilmente viene a spiegarsi come anch'essa venga ad allearsi poscia, nella seconda guerra persiana, con tulle le città greche, contro quel popolo per– siano che era rimasto indietro nel cammino della sto,•ia concepita materialisticamente. Ilo detto « s-u– Dt1·e in va,·te •• perchè c'è ancora molta differenza tra le due città greche, diflerenza il cui effetto na– turale è il l'itorno alla lotta: così avvenne diratli. Roma viene, per la dive,-sit,\ delle condizioni eco– nomiche, a !ollare con i popoli dell'Italia e trova in sò l'energia e la fortezza di assoggettarli tutti. Ci troviamo ancora nel periodo 11enerale della pro– duzione a schiavitù, le cui infimte fasi sono appunto le differenziazioni economiche che producono quelle lotte etnobiologiche: queste lotte medesime elabo– rano i germi che dissolveranno questo sistema cli produ1.ione. Roma, conquistata l'Italia, si ti-ova di fronte a una potenza di prim'ordine, la quale, pur vh•endo e governandosi collo sfuttamento degli schiavi, aveva raggiunto una fase differente in questo si– stema generale di produzione: di fronte cioè a Car– tagine, la quale svolgeva la sua energia commer– merciale, marittima e industriale con una atlivilà meravigliosa. Roma, quindi, la grande potenza terresil'e, e Car– tagine, la grande potenza marittima, vennero ad una lotta gigantesca, da cui bisogua,·a uscire \'il– toriose o essere assorbite. Cartagine è completa– mente annientata, ma mo,·endo cede a Roma quella sua splendida potenza avente in seno germi svi– luppanti lentissimamente rorze produttive nuorn, che poi dovranno far tramontare quel lunghissimo periodo della p1•oduzionea schiavitù. Roma non ha più freno: si mette alla testa di quel moto della produ1.ione e bisogna che imponga questo moto me– desimo a tutte le genti che si t,•ovano in differenti punti del cammino: lolla quindi con lutti i popoli del mond~conosciuti e li raccoirliesempre più attorno a quel centro di produzione eh cui essa è il nucleo. L'Impero Romano altro non fu che la conglomera– zione di quasi tutti i popoli, amnchè sorpassassero quelle rasi produttive, senza di cui non si può da un sistema economico passare a un altro. Quando poi le rorme di p,•oduzione a schiavitù non possono pili contenere tutte le nuo,,e for1.0 produttive, sorge. incarnazione dei nuovi bisogni, Cristo e la sua religione, la quale ha perciò un ca· ratiere umano e va minando l'Impero Romano; o scendono per di più alla lotta con questo popoli germanici, che si trovano in una fase di produzione molto differente: questi, vincendo, sono travolti dalla civiltà dei vinti e, accolta la fede cristiana che aveva abbattuta la schiavillÌ, danno origine a quella nuova forma di produzione che fu la servile, che durò tanto tempo e che ebbe tante fasi. L'edifizio gran– dioso del Romano Impero, cui era sostrato una forma invecchiata di produzione, si sfascia, e i po– poli 1•ipigliano la propria individualità per la fe– condaz10ne delle forze produttive che hanno celate net grembo. I Franchi, possedendo gran parte della Germania e quasi tutta la Francia, erano il popolo più forte di quel tempi e a,·evano potuto nel nuovo cammino impresso alla produzione procedere con una rapi– dità relativamente maggiore. Questo nuovo sistema economico è ora caratlerizzato dal cristianesimo: bisognava che gli altl'i popoli, che ancora ave1•auo in embrione o poco sviluppate le energie del mec– canismo economico feudale, venissero a lotte fra loro e specialmente col popolo f1'finco,che dovo•,\ alzare quindi presto la bandiera della società feudale. Questa è la tendenza economica di quei tempi e il p,-ota~onista di quel movimento è Carlo Magno. Egli quindo, espressione di questo bisogno sociale, com– batte, vince, assoggetta un grande numero di po· poli e ne forma un impero vasto quasi quanto lo Impero Romano d"occidente; e do1•unque egli fe– conda senza saperlo, coll'idealità della conversione al cristianesimo che significa abolizione della schia– vitù, quei germi della produzione reudale che non aspettavano che la linfa vi"Hicatrice della nuo\'a religione. Fu allo1·a solennemente proclamato il Sacro Romano Impero; il J>Opolo Franco si trovti in condizioni da compiere, nel periodo della pro– duzione a servitù, quell a medes ima funzione che nel periodo della schia1•iti1era.si compiuta da Roma. Morto Carlo Magno, che colla sua energia aveva potuto recisamente affermare in tutti quei popoli raccolti nel suo impero l'inizio del sistema econo– mico feudale, i popoli ripigliano il cammino che le diversità organiche loro impongono; o le diffe– renziazioni che ne risultano li costringono di nuo,•o alla lotta; finchè, elaborate più o meno rapidamente le nuovo rorze produttivo e distrutte da queste le forme di produzione che i11\la110 tentano racchiu– derle, va integralmente frionra11donel mondo una nuova classe di privilegiati, che alla forma produt– tiva reudale ra succedere il sistema di produzione ca1iilalista, per cui è legge sostanziale la libera concorrenza e sono affermazioni semplicemente giuridiche l'uguaglianza, la libertà, la fratellanza.
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