Critica Sociale - Anno VI - n. 24 16 dicembre 1896

372 CRITICA SOCIALE presagio, torna nelle suo pagine come un ritornello. Ma non gli paro\'a cosa da ln(astidirne il prossimo 1 e il presagio della tomba, in lui, non piange, anzi sorrido. Al postullo, che importa? !,'eternità è immensa e l'o.. pera dell'uomo si perde in essa come un pulviscolo nel vento del deserto. Povero alterigie umane! L'es– senziale è cho la. giornata sia piena e che il cuore di– stilli lo resine dell'alfctto, che gocciano olezzanti sopra lo 110\'i della lerra. Cerca di fore ogni giorno una cosa; meglio che nulla è anche piangere, o Rosa. li tempo ha fretta o va senza saluto e dobbiam dirgli ogni sera: ho vissuto. La rolicità. è riposta in questo ulilc, metodico impiego di ogni giorno, di ogni ora. Sentito queste Q,uatlro strofe, degno della 7'avolo.zza di Emilio Praga. E bene di sè, della sua giornata operoso, che parla il povero Bollini: Con una grande fretta, tirala allegramente, suona \'!l una squilletta. Dalla sua cupolina parla,•a a.ll' ullim'ora con \'OC8 mingherlina. Sull'ol'izzonte acceso suona,·a la chiusura d'un giorno bene speso. Mia rima dolco e strana, la tua corta. misura mi par quella campana.. Così si può vi\'ere la vita. Cosi al poeta, che ange la mancanza d'un amore di donna che lo inebrii e lo elovi, fiorisce nel cuore la speranza. Da quando ha cominciato a dar fiori il mio cuore, e ancor non ha cessato, io lo so che in 1rntura disamata non muore nessuna creatura. Il tripudio di un'ora ha un moti,•o infinito pe1· ripetersi ancora .... È proprio vero 1 Troppo spesso pare che il Dettini no dubiti. Certo rispondenno a una emozione in lui ph't persistente questo altre strofe, la cui nota è come il lell-moliv dei suoi Versi ecl Acque1·elli: Senti l'umido "ento frusciare nei custagni, i;nsseggier della slrada 7 A che luoghi vai tu 7 D0110piani e colline vi son colline o piani; se Eei !unge da. casa non ritornarvi più. Ogni anno queste piante de\'On lasciare a basso lo stormente fogliame, la festa dell'spril. Passeggel'o, quel cura b :1.id' affrctlil.re il passo e non g :uard:1.rea destra una siepe g:enlil7 Ora ,•iene l'aulmmo. Se Bi sfrond:1. ìl boschetto, se la nolto si aJJensa, S'l \'ien l'umido e il gel 7 Passegger dc In strada, conosci un paesello do,·e il gole ò men roseo nella. cappa del ciel 7 Vocian là g:iù nei campi, stride un falco lontano: )a\'Oran gli uni, o l'alll'O scende dai colli a \'Ol. Si fa buio ... è una. nube. C.omeho magra la mano! Che mi reati da vivere forse quest'anno sol 7 OoTe nndò il pa!:seggiero? Cosa farà nel mondo? o i contadini? e il falco? si fa seuro di più. 11 sole oggi non torna. Che silenzio profondo! DO\'0 vai senz'amo;c, do,•e ,•ai, gio\'enti1? Questa. malinconia pacata, senza smanie, lo assale tutte le \'Olto ch'egli lascia. per qualche giorno il con• sueto lavoro e la madre. Egli sa che la morto è il nulla, che non può celare ignoti sgomenti. Chiudere lungamente le palpebre ò il morir. Il ciclo azznrro mente .... u u dico egli a un bambinello mala.lo. E cosi canta. la sua. Ca,uone di giovani: Oltre, nulla non v'è. Lume o sorriso dà in copia il sole; la terra fiorita sarà l'ullimo letto; il turchino ò almosrera; il paradiso non è più. santo del fiume di vita ch'essa ci \'ersa in petto. Sarebbe cosa da folli volero dar di cozzo nelle rata: il meglio ò essere filosofi e anticiparo in sè stessi il pensiero dell'ora estrema, serenamcntt'. g cosi che contemplo ((t1esto bel ciel d'tstate. Non son triste, ma volli punire I miei desir; colla mano sul cuore, colle ciglia calate, ho pensato al fuluro e ho pcns:i.lo :1.Imorii'. lo non tento di piangere; so che il raggio dol sole scioglie nelle mie lagrime i suoi sette co!or; so ch'esro ride sempre, anche so Il destin vuole ch'io presto chiuda gli occhi cho vi be\•on 1'11mo1·. Perché so di morire, la mia soienia è compita: nulla O per me Il futuro e nulla ((Uel che fu. pualo speranza debbo domandare alla v:ta 'I quale mortai bellezza posso amaro quaggiù f Parole! parole! dice\'& Amloto. La. giovinezza, la. vita. si ribellano a queste rassegnazioni passive. Da una. osteria. sopra Napoli, in mezzo al sole che lumeggia un delizioso quadretto, il pensiero ferale lo tormenta. ed egli lo caccia.: O bel suol di Campania, lontano ho il c11or,non voglio morir qui. Persino l'inno di Mameli, suonato per le vie, che parla della morto sublime a vent'anni, un giorno lo irrita: Eppure: Le trombe di fanfara, dO\'Clalberga il tuo canto, deitano al di festivi per strada un clamor santo che fa fremere i \'ivi; danno al gio\ 1 ani il passo dei padri YOlontari.... Gloria di b3ionetta a che sen·e, o fra tel101 L'lL'\lia non () forte ed il suo cielo () bello. lo non amo la morte. E veramente doveva amare la vita costui che diceva di sè: Io Mn limido e buono essendo un uomo imbelle o che sentiva così intensamente la. bellezza da poter rirare una \'erginità. al tema più sciupato della poesia di tutti i paesi: i /i'iori. Poit.:hò \'Oi siete belli, poichò lo donne v'amano, poiché da quattro m11ggimi cantate l'amor, poiché i prati, lo vesti, le treccia si ricamano dei colo1·vostri, sah·o, o ram glia dei fior; o figliolanza elfuncra di questa terra antica cbo fo' i nostri dolol'i e la Yoslra bella, di questa terra immano che con ugual fatica f.l dondolar lo stelo e crollar le eillà. Creature del sole, sento d'amar la pia, la di\'ina esistenza cbo un buon e.iso ,,i diè. Voi susurrato all'uomo solo per la sua ,•ia: do\'unquo "ai, passante, benodelto il tuo piò. Voi spandete di riso la landa trista e nuda, le zolle dei sepolel'i ed i campi del pan; nnche il lerron pili \'ile che il delitto trasufa se vi s1mntate è sacro e ai co1·rompe inrnn. Oh! coprilo la te1'1"a eome tepide neYi, ,•oi, cotoni dei pioppi che il \'ento distaccò, Y0i, pelali Yolanti come le alucci bro\'i d'angiolelti che ancora l'uom non imogin6.

RkJQdWJsaXNoZXIy