Critica Sociale - Anno VI - n. 23 - 1 dicembre 1896
CRITICA SOCIALE 361 dell'on. Gianturco, veda. l'articolo dell'Italia del Popolo nel n. 310 o lì intorno, dorn troverà. che anche i non socialisti chiamano ridicoli tali applausi per una circo– lare che in qualunque altro paese non sarebbe neppur circolato. (chè non c·era bisogno), e che, se rosse circo– lato, non avrebbe riscosso tanti battimani, come una cosa naturalissima. Se dai licei e dalle univel'sità escono ogni amio, e non in piccolo numero, clei giovani, ai quali meglio che la penna .!tarebbe in mano la zappa - io dico che nei tempi passati, studenti « rurali all'aratolo», come dice l'Alfieri, ne uscivano dalle università proporiionalmente più di ora, perchè gli studi erano meno estesi e i pro– fessori molto più indulgenti di adesso; e creda pure che, per arrivare alla dottrina di molti vecchi barbas• sori della scuola vecchia (arteflci del resto essi stessi di questo bell'ordinamento sc<'lastico chinese), ci arri– veremo anche noi. Per parte mia dichiaro che fra i miei condiscepoli non ho trovato mai tanta ignoranza, quanta ne trovai e ne trovo tuttora. sovente in avvo– cati, medici, ecc., già avanti negli anni. Lei poi è sorvolato come una farfalla su quegli aUri motivi ancora più brulli, che fanno sì che i professori liberino annualmente questi stormi di dottori che vanno ad ingrossm·e la turba degli spostati. Ed è appunto <1uelloche voglio rischiarare un po' io stesso. Questi brutti motivi sono le protezioni e la corru– zione. Non è strano che i ricchi, i nobili, tanto in Italia quanto altrove (noi socialisti non facciamo parzialità. per nessuno), diventino sempre qualche cosa di grosso, presidenti dei tribunali, generali, direttori di banche, ecc.1 Ma se nel liceo e all'università erano i più asini 1 come hanno fatto a progredire così vertiginosamente 1 Il si– stema, signor Sighele; in tulto e sempre c'entra il sistema moderno! Si sa bene che la classe dominante si serve dei suoi per dominare, e non dei ngli del po– vero. E su questo argomento non voglio dir dell'altro perchè è troppo elementare. Creda. pure che ogni rimedio riesco vano, se non è tale che tagli affatto le radici del male. Nella società attuale si potrebbe tutt'al più riuscire a diminuire il ma.le da. una parte e ad accrescerlo dall"altra. Per togliere il gravissimo inconveniente che lei deplora., l'unico rimedio, il vero rimedio, più inrallibile del papa, è il socialismo. Al giorno d'oggi in ogni arte, in ogni mestiere, in ogni professione c'è sovrabbon • danza di lavora.lori. Soltanto i preti vanno traendo guai sugli altari deserti, suite pecorelle prive di pastore, e anche queslo è buon segno; è segno che la. men– zogna religiosa va pur essa. scomponendosi e scompa• rendo assieme alla classe dominante, che in ogni tempo la difese e la sostenne per istupidire le plebi e tenerle soggiogate più facilmente. E ch'io non m'inganno lo prova. il fatto che, su 100 chierici, più di 80 sono tal– mente poveri, che per mancanza di mezzi non avreb– bero potuto battere altra strada che quella. Ma la– sciamo ciò. Finchè il socialimo non avrà. vinto, il numero degli studenti crescerà. sempre più come quello di tutti gli altri disoccupati. Quando il socialismo non sarà più un sogno di menti esaltate, ma sarà un r11.tlovero e reale, allora, come per incanto, gli studenti scemeranno, disoc– cupati e spostati non ci saranno più. Oli è che allora, non si studieri1, come si fa adesso, pel' tio>i lavo1'areo per lavomre poco, perchè tutti la\'Oreranno quel tanto che non nuocerà. al corpo e che insomma. sarà neces– sario, e tutti avranno da mangiare comodo.mente senza 810 Ult:l.; I I..Jlrl0 O d U darsi agli studi, ma studieranno soltanto quelli che saranno veramente chiama.ti a.Ilo studio, appunto perchè sapranno che anche studiando non avranno vantaggi materiali sproporzionata.mente maggiori degli altri la– voratori, come ingiustamente accade nell'ordinamento sociale nel quale viviamo; e perchè uno, che non avrà ingegno e buona. volontà, sarà semplicemente tenuto lontano e.la.Ilesale di Minerva. Allora cesserà. anche la distinzione tra ricchi e po– veri, rra. protetti e non protetti. Così pure non si ripe– terà. più il caso che uno studii da farmacista. solo perchè lo z.io gli cederà poi la farmacia., un altro da prores– sore perchè si fa pili presto a guadagnare qualchecosa, un terzo da medico perchè per la medicina. ci sono più sussidi, un quarto da prete perchè non ha mezzi di darsi ad un'altra. disciplina; ma ciascuno sarll libero di seguire la. sua vera. vocaziono. I professori, allora, non si lasceranno più corrompere, perchè saranno uomini d'ingegno e di coscienza indipendente e perchè non ci saranno più coloro che vorranno corromperli ; non ci sarà. più il desiderio del pane governativo, perchè pane ne avranno tutti senza aspetta.re quello governativo, e la. s.cienza procederà. una bella. volta libera e forte, getta.ti i ceppi che in mille modi l'impastoiano presen– temente, e non sar& più la sciocca scienza. per la scienza, nè l'arte per l'arte, ma l'una e l'altra per l'umanità, per il bene di tutti; capisce, signor Sighele 1 dico di tutti! di tutte le na.zioni, di tutte le religioni, di tutti gli uomini. IL NEO-MALTHUSIANISMO Ve11te11t dlt'I bl quttml dice11t: neatae aterltu I LUCA, H. Nella Mi>ie,·va del mese d'ottobre, che non ho po· tuto leggere se non con qualche ritardo, ho trovato riassunto un articolo del reverendo Clarke su quello ch'egli chiama il neo-malthusianismo: nel quale articolo, uscito in settembre nella North American Review, e che mi duole di non aver occasione di leggere nell'originale, l'autore si scaglia contro cotesta pratica « immorale », non già. condannan. dola a prioi·i, dommaticamente, per principio re– ligioso, chè allora non ci sarebbe campo a discu– tere; e nemmeno invocando contro di essa l'autorità delle leggi inviolabili della natura, chè in tal caso la discussione si porterebbe sulla constatazione ed interpretazione di tali leggi, e sulla questione se la volontà umana non sia essa pure una leggo di ·na• tura, che si può !)pporre, o meglio compone, a qualunque altl'a, sia essa quella della caduta dei gravi, che l'uomo arresta senza peccato quando gli riesca dannosa, o sia quella della procreazione dei bimbi, che egli può parimente e con non minore innocenza infrcnal'e quando gli sembri soverchia · ma vuole invece far conoscere, il reverendo Clarke 1 i perniciosi effetti e le funeste conseguenze di si~ mili dottrina e di melodi siffatti, dal punto di vista del benessere umano e della moralità sociale. E da questo punto di vista, dato che una rivista impor~nte c~me la N9rth Ame,~ica~ l'ha presa sul se1·10 e l ha pubblicata, e che un altra rivista nostrana, la quale ha per programma di raccogliere e dare in sunto tutte le più caratteristiche ed au– torevoli ~anifestazioni del pensiero mondiale, ha creduto di dovercene rendere conto; da questo punto di vista, dico, la dissertazione del Clarke merita un po' di attonzione, e, per quanto è possibile farlo
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