Critica Sociale - Anno VI - n. 23 - 1 dicembre 1896

CRITICA SOCIALE ed il dogma potranno i giovani scegliere libera– mente la via migliore. La scien1.a 11011 teme questa lotta. r socialisti dunque non devono op1>01·siall'inse– gnamento religioso nelle scuole secondarie nè alle facolt.a teologiche nelle Unive1·;ità, dato che i neo– gueln del parlamento, appoggiati dal governo fra11- camente liberale e sinceramente conservatore, vi insistano. Ma devono esigero in compenso la piena libertà delrinsegnamento scientifico nelle scuole secondarie e nelle università; devono vigilare ar– finchè, col pretesto di 11011 anàticare troppo i gio– vani, l'insegnamento dello scienze fisiche e naturali non venga ridotto ad uni\ superficiale ed arida de– scrizione di piante, di animali o di istrumenti, ma si innalzi alle leggi generali della natu1·a ed abitui te giovani menti al metodo sperimentale, al pro– vare e riprovare, al dubbio, il quale, secondo l'e– spressione di Galileo Galilei, è il padre della inven• zione. Devono vigilare afllnchè i programmi, che regolano l'insegnamento delle scienze, non siano fatti in modo da rendere rinseguamento pesante, repulsivo ed inefficace. Devono impedi1·e, od almeno denunciare i soprusi e le per.$ecuzioni che patiscono, da parte delle autorità, i professori che compiono il loro dovere insegnando la scienza senza omis– sioni o restrizioni vili e colpevoli. Io, che ho insegnato per parecchi anni nei licei e nelle scuole normali femmrnili gli elementi delle scienze fisiche e naturali, so quanta influenza ab– biano queste dottrine sulla mente dei giovani e delle giovanette, influenza che, lo credano l'on. Pl'i· netti e gli altri neogueln del parlame11to, no11 potrà certo essere paralizzata dal catechismo. E non c'ò forza al mo11doche possa impedire la propaga– zione del metodo e delle leggi naturali alla filo– sofia, alla sociologia, alla politica. Sono rami che si dipartono dal tronco. E badino i neogueln del Parlamento italiano: se anche esigessero che i testi per la fisica e l'a– stronomia rossero le opere del padre Secchi, per la geologia quelle dell'abate Stoppani, per la fllo– soHa quelle di A. Rosmini, eromperebbe anche da queste opere, solo apparentemente ortodosse, il pen– siero sc1entiHco rivoluzionario. Nessun libro come Le Stelle del padre Secchi mi ha convinto delre– ternità della materia, delle sue continue ·trasfor– mazioni, del suo indissolubile legame colla forza; nessun altro libro dà un'idea più chiara e pii, pre– cisa dei fatti e delle leggi rondamentali delrevolu– zione astronomica. Lo splendido inno al Creatore che chiude l'opera è messo là per placare la Con• gregazione dell·tudice. E sur.ergiù lo stesso bisog11a dire del Rosmini. In lui 11credente ha la funzione di far accettare agli ortodossi il metafisico ed il critico. Ciò ben comprese la Chiesa quando, qualche anno fa, con– dannò le famose quaranta proposizioni. Quest'anno si inauisurò con gran pompa un monumento al Ro• smini rn Milano; durante l'inaugurazione papa Leone ribenedisse la memoria del filosofo rovere• tano. Come si spiegano queste contraddizioni 1 )la i gesuiti hanno ragione: Rosmini è un panteista, come, prima di loro, avevano dimostrato lo Spa· venta. il Fiorentino, lo Jaja. Quando 1111 nlosoro vi sostiene che la ragione sola deve spiegare il fon– damento ed il valore del conoscere; che l'anima non è nel corpo, ma il corpo ò assorbito nell'a– nima, onde il dualismo, l'opposizione fra corpo e anima, che tanto piace ed è utile alla Chiesa, viene a mancare; che Dio è e si fa nella scienza e nella conoscenza, onde il processo filosonco, sia pure un processo nel divino, appare più lar$o e superiore a qualunque religione ed •~re la via alla discus– sione tanto temuta dalle religioni; quando, in una ot d G 10 B n parola, r Ente ideate ed il sentimento (ondamen– lale sono le basi di un sistema filosofico, esso si– stema, nonostante una qualunque, e sia pur sin• co1•a, inve1•niciatura di fede, è sostanzialmente pe1·icoloso e bisognerà. che i neoguelfi, per tenere un po' ancora puntellata la baracca, quel Rosmini, che era già entrato trionfalmente perfino nei se– minarli, lo caccino anche dai licei. Bisognerà., egregi signori, ritornare a san 'l'omaso, livragare, con p1·e· testi e bugie indecenti, !"insegnamento scientinco ed affidare ai preti l'insegnamento letterario. L'eccellen1.a del ministro Gianturco poi vuol com– battere, nelle scuole, l'ateismo, lo scetticismo e la incredulità. Quanto all'ateismo, biso~na intenderci sul con– cetto di Dio. Se l'on. mintStt'O intende di parlare del Dio dei teologi, del Dio antropomorfo, carabi– niere, che è posto fuori dell'unive1•so sensibile o che può sostituire il suo capriccio alle leggi natu1•ali, questo Dio, già detronizzato dal Kant, è negato dalla scienza e non c'è ormai arte di preti, di sta– tisti o di sovrani paurosi che valga a rimetterlo sul trono. ~rase la mente dell'on. ministro \'aghcggia un Dio immanente nell'universo, un Dio che rappre– senti la sintesi delle eoergio della natura operanti incessantemente a produrre forme sempre pili belle, fu11zioui più elevate, dalla semplicità geome– frica dei cristalli nno al maravig1ioso labirinto ce• 1·ebrale, elaborante il pensiero ed il sentimento, il genio ed il sacrificio, allora, si acqueti !'on. mini– sti·o, la scienza e con essa i partiti rivoluzionari non sooo atei. Quanto allo scetticismo, esso è, nella gioventù borghese, u11 prodotto 11ecessario delle immoralità della propria classe. Quando raria è ammorbata dal lezzo che emana dalle immondizie del Panama, della Banca romana e dell'Jmmobiliare; quando mi– nistri, deputati, senatori, commendatori, cavalieri sono accusati e pro, 1 ati ladri, falsari, bancarotliel'i, concussori; quando molti di c1uosti signori se la passeggiano liberamente, vanno alla santa messa, ed impiegano parte dei fondi rubati in tridui, be– nedizioni e processioni e solo qualcuno entra in carcere sotto la pressio11edell'indig11azione popolare, per uscirne tosto glorioso e trionfa11te; quando tutto ciò avviene su lal'ga scala, creda l'ou. ministro che la lettura di Plutarco nelle scuole non varrà a riaccendere nell'animo dei giovani la fede negli ideali. Se !"eccellenza del ministro per la pubblica istru– zione vuol sapere che cosa sin la fede, venga fra noi; venga a vedere i lavoratori che dopo dodici ore di fatiche trovano il tempo di leggere, di di• scutere, di frequentare i Circoli, di assistere alle conrerenze del partito; venga a vedere come essi, i calpestati nel diritto, gli sfruttati nel lavoro, non nutrono alcun sentimento d'odio contro le persone e solo vedono in una struttura economica della so– cie~\ che ha ratto Il suo tempo la causa della mi– seria del proletariato; venga a conoscere i loro sagrifici ignorati, la rinunzia al sigaro, al bicchiere di vino. alla merenda della domenica per soccor– rere i compagni malati o disoccupati, per compe• ra,·e un libro, per abbuonarsi ad un giornale. E qui fra noi troverà numerosissimi i transfughi della borghesia che ha11110 rinunciato alle brillanti carriere, si sono esposti ai boicottaggi i più iniqui, sono andati incontro ad amarezze d'ogni genere nella loro stessa famiglia per co11tribuire al trionfo cli un ideale di giustizia nel mondo. Qui, qui fra noi, signor ministro, è la fede, tanto più pura di quella predicata ed imposta dalle religioni in quanto non spera alcun compenso in questa e tanto meno nell'altra vita. EDOARDO BO'.'IAROI.

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