Critica Sociale - Anno VI - n. 21 - 1 novembre 1896
CRITICA SOCIALE 325 Vedete: la magistratura di Mantova - che 11011 ò certo dello più immacolato - proprio in seguito agli scioglimenti del 189t.,sentenziava che l'aziono di quei Circoli socialisli era slata pienamente legalo e non incappava nemmeno in quel ramoso art. 5 i e la son• lenza ribatteva punto per punto tutto le accuse pre– rettizie, e, correndo più in lò, dimostrava anche la perfetta. legalità di quegli scioperi, che non erano esi– stiti che nella mente allucinata di qualche sparuto strumento di polizia. Oippiù, e ancora più di recenle, ai magistrati del mantovano pare finora ripugni acco– gliere le denunzio che il prefetto fa seguire ai suoi decreti, quasi percbò quelle coonestino questo. Dunque, à lecito domandare, quale è il concetto <lflla difesa. sociale che hanno questi nostri reggitori, o contro cui non dobbiamo urtarci 1 B quello della. ma• gistratura o quello del prefetto1 Come dobbiamo muo– verci, come dobbiamo parlare, se gli uni ci assolvono e gli altri ci condannano 1 E poi, guardiamoci attorno: a Modena, a Reggio, a Cremona, per tutta quanta, si può dire, l'Italia, i Circoli socialisti vivono nell'oIQbra discreta. in cui li relegano le circolari governative assunte a valore di leggi. E anche là. non si fa meglio o più modestamente di quello che si facesse a Castellucchio: anzi crediamo che in pochi paesi sbocci, come in questo del mantovano, una fede negli ideali nostri così sana, schietta, senza im– pazienze e senza feticismi, serena ma salda, tranquilla ma profonda. Perchè dunque a Castellucchio è perico– loso per le presenti istituzioni sociali quello che ò in– nocuo in tutti gli altri paesi del mantovano e d'Italia 1 Pt1rcllè proprio qui e non là 1 È questo uno dei carat– teri della reazione italiana: essa muta <l'intensità var– cando i conflni tra l'una o l'altra pro\·incia.. Anzi, me• glia: qui, dove si vuol serbare il Collegio a qualche lanzichenecco, fldo a qualsisia governo, si sciolgono i nostri Circoli; là, invece, si lasciano vivere; colà. an– cora, dove ogni speranza di accontentar le ambizioni di qualche avventuriero è perduta, si permettono ma• gari le riunioni pubbliche. Lo. reazione passa ai servizi di un partito o di una. cricca come fosso un galoppino oletlorale. All'infuori di questo suo ufllcio, non lo resta più nò dignità, nè coerenza. Oh! non diciamo che questa reazione italiana ò degna dei passati governi stranieri! E retorica questa. Le reazioni trascorso avevano, tutte, le loro idealità da difondere: idealità. che tramontavano, macchiate di stragi, ma pur sempre idealità. li tedesco odia.va l'ita• liana perchò questo gli insidiava le conquiste sue e mirava a sfrondargli gli allori della sua grandezza. na· zionale: egli impiccava imparzialmente veneti e lom– bardi. E questi scoppi dell'odio di razza avevano un indirizzo determinato, quasi un'unità di tattica: correva, dal governatore fino all'ultimo milite, come un'ebbrezza selvaggia di dominare, di opprimere e di sopprimere, un'energia violenta nel male, che invano cercheremmo nella. reazione presente. Oggi, all'infuori del servire alle vendette politiche, allo promozioni dei poliziotti, alle intimidazioni elettorali, la reazione non sa che si voglia: i magistrati contraddicono i prefetti, l'un pre– fetto permette ciò che l'altro ha vietato, si può chia– marsi socialisti a Torino, a Milano, non a.Castelluccltio, non a Mantova. Almeno, se i clericali fossero al potere, avremmo la Inquisizione e l'Indice in tutta Italia; il catechismo ci I insegnerebbe le norme per non finire sul rogo. Oippil1 i reazionari clericali avrebbero una propria bandiera. ' B , te ::i e no ,a e e Ricondurre il loro Dio corruccialo ed immisericorde sulla terra, riallacciaro la nostra epoca irrequieta alla immobilità fosca dei loro antichi secoli di dominio, se è certo un sogno oscuro ed utopistico, è pur sempre una idealità. donde un governo può trar la. sua forza. Al contrario, questa reazione italiana non creJe nem– meno in sè stessa: grida al pericolo quando le Ca. co– modo e allorcbò colla paura dello spettro rosso può rattenere le aspirazioni irrequiete alla libertà, alla moralità, al progresso; ma nel suo fondo è tanto scet– tica che scioglio il bavaglio alla propaganda socialistica quando essa può diroccare la potenza elettorale di un candidato anche soltanto di opposizione. Sempre a Mantova, quattro anni fa, i moderati - quelli stessi che si stringono attorno al preretto e lo stimolano o lo consigliano - non si peritavano di assoldare tre o quatto anarchici perchè interrompessero colle loro con• ciani i comizi del candidato avversario; o quando si scoprirono queste male arti, il loro machiavellismo non seppe suggerir altro che questo: lo scopo giustifica tutti i mozzi. Clic importa.va loro se i semi gittati dalla propaganda anarchica. potessero dare frutti ru– nesti ! Quando fosse appagata la vanità. d'un di loro, a che pro curarsi delle istituzioni, a che pensare al– l'avvenire l Ap1·èsmoi le deluge. È un luogo comune il dire che la reazione attualo ha la sua radice unica e profonda nell'interesse di classe della borghesia, che si vedo minacciala da presso nei suoi privilegi. E tutto vero cotesto 1 Se in Italia avessimo una borghesia autentica al potere, ben altre sarebbero lo forme con cui provvederebbe alla propria difesa: sarebbero più intelligenti e sopratutto avreb– bero quella uniformità. che nasce da uno stesso senti– mento comune. Inoltre, i vincoli che uniscono un vero governo di classe ai componenti la classe dominante sono cosi stretti e così chiari, che a niuno di costoro ripugna il fare ciò che quello coma.nda. Oggi, invece, sembra che a molti, che pur appartengono alla bor– ghesia, dispiaccia la lor parte di birri. Pochi giorni ra, davanti al pretore, il sindaco tutt'altro che liberale di un paese del mantovano confessò, quasi a scusa, di essersi fatto denunziatore dei tre socialisti imputati per le insistenti richieste del preretto. Rimbalzarsi da runo all'altro la responsabilità. delle proprie azioni, nascondere dietro la prosa sciatta di un decreto pre– fettizio le proprie vendette politiche, tale è oramai la preoccupazione più viva e soverchiante. Ora, se si trattasse unico.mento della. difosa di una classe minacciata, non sapremmo comprendere perchè i suoi dironsori legittimi abbiano quasi a vergognarsi clella loro opera. Se non c'ò ancora in tutta la nostra borghesia la coscienza viva e concordo del pericolo; se essa sta cinicamente scettica a contemplare l'opera dei runziona.ri governativi in diverso modo sollecita.ti dalle fazioni e dai partiti; se ossa non si passiona in mozzo a. tutta. questa mania liberticida, se non vuol scomodarsi e non vuol mostrare la Caccia, vuol dire che la reazione attualo, gretta, proteiforme cd ipocrita, non ò quella di una classe, ma. quella di una. casta. In Italia. non si può ancora parlare di una classe capita– listica che si difende, nu solo di forme patologiche del capitalismo e di ruderi feudali che vogliono conser-– varsi il più a lungo possibile. Verità ormai vecchia, ma. su cui giova l'insistere. Come tutte le reazioni delle caste parassito ed inor, ganiche, questa nostra attuale non ha. idealità in cui credere, nemici determinati da combattere. Essa vuol
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