Critica Sociale - Anno VI - n. 21 - 1 novembre 1896
334 CRITICA SOCIALE razione letteraria e sociale degli spettatori. We have 110 theatre {01· mcm tille .1JO)"l'is - non abbiamo teatro per uomini corno Morris - disse giustamente 1'11mico Shn w nella Satu,·<la!J Reviero. Il '.\lorris voleva che l'arte (ulih,) fosse fatla dal po– polr\ pel popolo, corno una gioia pel la,·oratore e pel consumatore. J.etterari11mento egli era, corno il Ruskin, un puris1a o un grammatico. e Per 20 anni - scrisse il Ruskin nelle suo rominiscenio autobiograftcho - nessuno dei miei libri andò in pubblico senza che lo bozze rossoro state vedute o rivedute dal mio caro llarrison »- l'uomo che gli scovava. l'assenza del nominali\'O o del genitivo o che gli metteva le virgole o I punLi a posto. Cosi faceva il Morris. In William Morrls noi abbiamo perduto un compngno tli genio, un martello intellelLualo cho percuoteva la testa nemica o una ctunpnna che chinma,·a i ta,·oratori inlorno alla bandiera dei mestieri organizzati. PAOl.O VAU:llA, Folk-lore socialista Sollo questo titolo ha sL,mpato l'ottima 1·e1·011a ,ict l'opoto: S. Cammareri , curti ha. pubblicalo nella o,·itica So– ciale un importantissimo articolo su« La lotta di clnsso nei proverbi siciliani •· ( 1) Sono oltre cinquanta pro– verbi che dimost.rano ad esuberanza quanto la coscienza della lotta di classe sia viva. nei proletari della Sicilia: tanto viva da concrolarsi nella (orma brern, energica, tipica, tradizionale del proverbio. L'esempio dato dal Cammareri meriterebbe di essere seguito. A chi dice essere la lolto. dì classe un sogno di menti informe o una macchina infernale montata da pochi malvagi, noi possiamo ,·ittoriosamente opporre che tutto il popolo la intuisce e ne' suoi proverbi la esprime; a chi incolpa i socialisti di seminare il mnl– contento rra i lnvoratori che prima s'accontenfarnno del loro destino, i proverbi dimostrano che il malcon– tento della classe sfruttata è più antico, molto più an– tico della teoria socialista. Al non difficile e pure utilissimo lavoro dovrebbero accingersi altri compagni per gli altri luoghi d'Italia. Anche l'arguto popolo della provincia veronese ha bollato l'ingiustizia sociale con motti roventi. Perchè non dovremmo noi raccoglierli, o classiflcarli secondo la natura del malo che lamenlano, dolln iniquità che condannano, del bono sociale che invocano1 Ma por mettere insieme qualche cosa di npprossima– tivamente completo ci abbisogna. I& collabor azione dei compagni di città o di provincia. Noi li proghla.mo Jnnl']uo di spedire alla redazione del nostro periodico il testo esatto di tutti i p,·overbi locali che conoscono, implicanti in qualunque modo il concetto dell'antago– nismo di classe. Risponderanno essi all'appellol All'opera. i volonte– ro'!i ! di vacanza, nelle conversazioni di amichevoli bri– gate - mettiamo pegno che produrrà, in capo a qualche mese, un materiale prezioso, che coordi– nato e mondato dalle inutili ripetizioni, rol'ni1•ebbe in qualche modo la istantanea del pensiero sociale del nostro popolo. Sarebbe insomma, in brevi pa– gine, un documento dol più alto valore politico, letterario ed - aggiungiamo pure - giudiziario. LA CRITICA. LIBRI E GIORNALI Un capolauoro di itfar:r,.. - Libri ti.I E. l•'errl, ,11 E. Setti, <li Glua Lom.b1•oso. - Per la ref~::lone scolastica. - Bo::::ettl ,u De Am.lcltJ. - JVtiovl giornali tJOcictlltJtl. Ab ✓ove principium/ Un bravo di cuore al corag– gioso amico Luigi Mongini, all'Amministrazione del– l'Asino di Roma. e al traduttore Sticu1, che hanno osato - in un paese che legge così poco di libri serii o succosi - venir fuori con una traduzione italiana Jet Diciotto brumaio di Luigi Bounpat'te di CARLO MAflX. ~oi avevamo tenta.lo una simile impresa pubblicando, mesi fa, Le lolle di claue in [<';•a,rcia (1848-1850) dello sresso auloro, "olume del quale quest'allro, uscito ora a Roma, è in qualche modo la continuazione od il com– plemento, nè sai quale dei duo sia superiore per pro– fondità, per stringatezza., per originalità. di vedute, per tagliente ironia; ma l'esito, diremo cosl, mercantile Jel– l'cdiziono non ci avrebbe davvero incoraggiato a prose– guire. È una c-onstatazione tristo che veniamo facendo come editori o propagandisti del socialismo in Italia: la• vari che hanno pure qualche valore per la propaganda. spicciola, e che perciò vengono da noi inscritti nella nostra Biblioteca, ma che insomma rappresentano nien– t.'altro che il primo latle della coltura socialista, sono largamente diffusi: opere, come queste del Marx, cho :~an~~/ o,~~~:ag!:r~p~~:en~t1o c~~ 0 ~i'r~~~/::n~i~~~ 1 è una scintilla, ogni (rase è una gocc-iad'acido che lasci1 un solco nel molallo dei (atti, opero infine che sole rendono vive e vere, col controllo o la dissezione pro• ronda della storia, le nostre teorie o le nostre formulo, o che perciò, mentre ne sono la miglioro illustrazione, sono anche l'antidoto a quella concezione bambinesca. o stereotìpa di esse che lo riducono a imparaticci senza vita; opere simili rimangono neglette ad ingombrarJ gli scaffali. Ciò dimostra, pur troppo, che il lh-ello medio della coltura nel nostro partito in Italia ò ancora. troppo basso, o cito non ancora sorso quella nuo,•a generazione, da noi auspicata, che intrgrerà od avnlorerà l'opera nostra di iniziatori e darà al partito i muscoli intellettuali. K ben vero che I& condizione degli altri partiti, sotto questo rispetto, ò oncho peggioro della nostra, come si vede dal ripetersi di certe confutazioni del socia– lismo, che fanno pie1à-. Ool Diciollo b1·umaio di Luigi Bo11aparle, scritto dal Marx sotto l'impressione viva del colpo di Stato, l"En– gels scriveva, trentatrò anni dopo, in una prefaziono: « Non v'ha. esempio di una. comprensione così elevata tlollo.storia vivente contemporanea, di una penetrniiono cosi chiara degli avvenimenti, noi momento stesso in cui appari,·ano. • Questo potrebbe ripetersi, tanto dell'altro lavoro sullo Lotte di cla11e i11 Francia, 1848-50, quanto della Co. mune cli Parigi 1·iven-ticata. I tre insieme Cormano una. trilogia, che ò un modello insuperabile od unico di ap• plicaziooe della teoria della lotta di classe agli avve– nimenti mo !orni. ( 1) La. loro eccollonza dipendo anche, come nota l'Engols, dalla conoscenza profonda che il Mar:c o.vovo.della storia francese « La Francia ò 11 Noi siamo, dal canto nostro, assai lieti del con– senso attivo della con orella veronese. Esso ci in– coraggia ad estendere allo allre p1'0vinciel'appello che essa ra ai socialisti della provincia di Verona. Se anche nelle altre parti d'Italia gli amici dedi– cheranno qualche scampolo di tempo a questo la• voro, 11 quale, come ben osserva la Vet·ona tlel I --– Popolo, non è punto d1rfic1le - o può essere ratto ( 1) A quetill tre pltl conosduU, donebbe agg1unger11;i- e for- 1nterroltamonle, nelle ore di ozio, nelle giornate 111ett1Jbero co,i uua te1r,1logia -lo ,tudio 111ll,L Germani., 11~1 t8'8, I 1crlt10 pure In quel torno di tem1)0 (18:JJ) per hl T,lb1me d1 Ntw - --- York, e riprodotto teltè dalla ftght\ Eleonora In un bel volume ( 1) l'a 1,arte del recen1e 01m11c::olo L4 lotta di c: ta.r.re Ot s1cmt1. (HerOlutto,t a11a Cou11ter-1er;olt1llo11111Gel'mtrny, J84S), del quale - Pree1101.t C,·Htca Sociale (ceni Hi), I un di o l'allro lntr:\llerrcmo i no111rllo1torl, B b , teca Grno Bra I o
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