Critica Sociale - Anno VI - n. 21 - 1 novembre 1896

B :)32 CRITICA SOCIALE anzi può dedicarsi con maggior profitto all'alle1•a– mento e ing1-assamento del bestiamenon dovendone stornare l'ene1•gia(o di conseguenza parte del costo di nutrhdone) nella fatica del campo. Come poi pesi la stalla sull'azienda agricola. basti considerare che per lavorare i:,()() ettari di te1·reno, se ne devono avere altri 250 ('/,) a pascolo per nutrirvi il re– lativo bestiame (ossia una tenuta complessh 1 a di ot~,ri i::,O), laddove il proprietario dell'energia elet– trica lavora i suoi 500 ettari senza nessun supple– mento fondiario. Il De Asarta mi diceva che - vinta la naturale repulsione dei grandi e piccoli co1ti,•ato1·i alle in– l)Ovazioni- J',wveni1·e è per l'agricoltura elettrica. E "ero, ma un'altra di quelle cause economiche che spiegano ogni fenomeno d'appal"'Onzapsicologica si oppone alla sua immediata diffusione: il materiale esistente di già nelle aziende agricolo (stallo, 1·i– mosse, nenili, ccc.), materialo clel qua:c nessun p,·odultore - anche convinto dell'utiliu\ di sosti– tuirlo d'un subito - vorrà disfarsi prima di rederlo depe1·ito o insel'vibile. Così, ad esempio, per le fe1·- 1·ovie, lo quali continue,·obbero a funzionare pe1· anni, anche se domani si scop1·isse il pallone dil'i– gibile. Ma do, 1 O la forza elettrica si applicherà, gli è in tutti i territori da boniOcarsi; anzi - dato il prezzo attuale dei prodotti agricoli sul mercato - le bo– nHìche non saranno proficue se non a patto di la• vorarle meccanicamente. Se noi quindi non ,•edremo in breve il possidente del Veneto e della Lombardia gettare i suoi al'atri per sostituirvi la macchina elettl'ica. ,•ed1·emo però questa correre le torre incolte d'Italia, portando un tale abbassamento net costo dei prodotti agricoli da p1·ecipitaru nel proletariato i piccoli produttori ad onta dello corde che i socialisti delle 1•egio11ia prop1·iotà frazionata. si ostinano a tender loro. « Come veniro in aiuto - scriveva Engels - all'ag1·icolto1•0, non nella sua qualWt di futuro pro· letario, ma in quella attuale di contadino-proprie– ta,fo, senza 1·innegare i principi del programma generale socialista 1 > E come venil•gli in aiuto, aggiungo io, senza di– stl'Uggore, assieme al programma socialista, la ge– nemtrice eletfrica 1 .. Sono andato troppo oltre e tutto d'un fiato, per– ch'io possa intrattener-o ancom i lettori su questo argomento. Alla seconda obbiezione, con la quale mi si invila ad nn po' di ginnastica astrologica, l'ispondcrò in un p1'0ssimo numero. GVIDO PODRECCA. WILLIAM MORRIS 11 > (1'"111e, redi numero _vrec.). Il Morris, al pari del Ruskin, aveni per itleale un artigiano artista, cho lavora~se in comune pel bene di tuLli. Per averlo Il Morris insisteva sulla necessità di uccidere il mostro che ha schiacciato l"arte per elevare il ~fo~::rc~~stor:~i1f ~ O ;i;;~~~~~~~z~ O è ~-~~àY,~ 1 ::~~1.S:s3~i~aò l'anarchia. individuale. Uno dei suoi capi~aldi di società senza piona capitalista ora questo: « E giusto e ne– cessario che tutti gli uomini lnrorino o producano la– voro cho valgo. la pona di essere fatto. E che sia ra.tto 1 1 1Nell:\ prlm:t. pnrte di <1t1e1toacrllto scorsero alcune i.,·late tipogranche: Chemcer, 1,er Cl1auce,-; Yoce tmpa,1tato, per t1111JO~ 6tata; John llall Impiccato 11d 1881. e dovua dire nel 1831; colla rivolta prepa,-0110. in'fece di 11repa,-ai-0110. - La calllgralla del nostro onimo Valera merllMa di peggio.... (Nota della CtUTJCA), ate G o B o in condizioni da non riuscire nè troppo raticoso nò troppo inquietante.• Pensnte - dicono Ruskin o Morris - che cambiamento avverrebbe so non si producesse so non del lavoro cho ,·alesso la pena di essere fatto! Por lavoro inutile il Morris intende il lusso, che, nel senso moderno della parola, comprendo una massa. di ralsa ricchezza, rinvenziono del commercio, della con– correnza, che ritluce schia"i gli operai che la produ• cono o gli sciocchi che la comperano. e Pensate che non ci sarebbero più nò cibi, nè bi– bite, nò vini ndulterati ! So vogliamo che nasca la DUO\'& orte, rnrte popolare, dobbiamo abolire il lusso. L'arte è la causa Jet popolo, la consolazione divina del la• voro umano, Il romanzo di ogni giornata di penoso la\'oro nell'arte c.lifflciledi ,•h·ere ! lo vi esorto a sbarazznr,•i di questo lusso, a disfarvi Ji tutti questi impedimenti e a somplicar,•i la vita. Come sarebbe facile resi~tenza so si mangiassero per esempio i pasti principali in– sieme! Invece per ogni piano c·ò una o lluo cucino. • Il Morri~, corno il Ruskin, nvova. imparato a cuocersi un pranzo cho io più cli una volta dichiarai llelicious. Ma ciò cho il ma.ostro e lo scolaro domandavano era il prnnzo socialo cucinalo dagli allatti alla runzi<,no cuochescn. Immaginatevi quanto tempo e quanta roba si risparmierebbero o come si mangerebbe bene o di gusto! Mi si risveglia l'itppetito solo a pensarci! L'in– civilimento borghese ci proibisce di partecipare alla volutlà. de lla granl le ramiglin. percbò l'egoismo ci ha tirati su a odin.ro il nostro prossimo. Guardate - dice il Morris parlando alle classi medie - le nostre ser,·c. Sono per tnt.ti noi delle estranee. Sembra che appnr– tengano n tiel le tribù differenti. Classe che ingrassi coi guadagni altrui, tu non hai nulla da perdere coll~ rivoluzione sociale. « La parola llivolu.:ione - incomincia il suo Sigm of cha117c - rho noi socialisti siamo spesso obbliga1i a!.! alloperare, ha un suono spuentO\'Olo nell"orocchio di tanta gente, anche qunndo spieghiamo che non implica necessariamente un accompagnarnento di tumulta e di \'iolenze; anche quando sprnghiamo cho noi ci serviamo del vocabolo e rivoluziono• nel suo senso etimologico, cioè che intendiamo dire un cambiamento nelb base della società. • Tanto il Iluskin quanto il Morris, come ho già. dello, erano innamorati pazzi del lavoro della mano cosc:ente, llellu. mano che produco Il oapolavoro utile. Così si trovarono I.l'accordo nncho nella produzione tipogratlc& o letteraria. Volevano togliere lii mezzo il lusso bor– ghese, il lusso chiassoso, il lusso stravagante, ma nes– suno dei duo voleva abolire il volume maestoso come un messale nlluminato, per esempio, del medioevo. Il Ruski11, il cui padre s'era arricchito vendendo il vino nella City londinese, non volle mai saperne di edizioni popolari - anche quando l'cdiloro gli offerse assai più di quello che gli aveva llato per le edizioni eleganti. I volumi dolio SlJO opero costano occhi della testa. Vanno dallo cento allo duecento lire. In dieci anni non sono riuscito a trovare, nelle botteghe dei libri usali o tra i volumi cho ritlul.ano le biblioteche circolanti, un libro di Ruskin ! Non ci sono che lo edizioni ame- ri~t~!o~~fs~K;,~: :~~Ì1e~:f~ 1 :i:n ~~~::i~ 1 :~ 0 1J:J1~ese cbe gli lasciò dei quattrini, Invecchiando completò la sua vita d·arlista medioevale con una stamperia propria. Nessun editore della speculazione, anche se pagato profumata.• mente, avrebbo mai saputo assurgere all'ideale di met.– tero nella bacheca un volume che non sentisse del puzzo llelle macchine delle nostro stamperie, un vo– lume stampnto coi tipi veneziani del quindicesimo se– colo, col titolo e le prime lettere di ogni capitolo il– lustrati dalla matita medioevale dello stesso Morris o togato colla eleganza sobria e colla pazienza dei con– temporanei di Chaucor. La Kelmscoll p1·ess - la. tipo– grana di Morris vicino o.Ila Kelmscoll llouse - la sua residenza londinese In llarumersmith - aveva pe1· còmpiLo di ravvivare, corno il Morris aveva ratto per l'a.l'te decorativa, Wiusto del volume stampato a mano con intendimenti a.rustici. Dopo avere disegnati tutti i tipi od averli fllLti fondore sotto la propria direzione, h iniziò con un operaio o un garzone. Il primo vo– lumo che usci dalla sua. stamperia ru la Goklen Lege11d - la Leguemta d'oro - di Ca1ton - tre grandi vo• lumi in quarto di 1300 pagine ciascuno, colla data del settembre 1802. Il duccesso fu enorme. I bibliomani se

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