Critica Sociale - Anno VI - n. 20 - 16 ottobre 1896

ORITIOA SOOJALE 313 nali e al suo odio pel « non fraterno Let •· Ah! no, per iddio! In una società fondata sulla lotta e su ogni sorta di ipocrisie, noi non sentiamo davvero l'eccessivo bisogno di essere fraterni; e v'è troppa gente con la quale vorremmo usare dei pronomi, se fosse possibile, anche meno fraterni di quelli che abbiamo a disposizione. Forse, anche qui, il nostro collaboratore subisce l'influenza dello spet– tacolo di l'ivoltante servilismo che dà, nella sua isola, l'impiego dei Vossigno,•ia e dei Vostra Ec• cellenza, coi quali i popolani si prosternano ai ,·ic• chi. Nei paesi liberi, nelle civiltà dignitose, ogni uomo parla al suo simile, di qualunque condizione, col cappello in testa e senza smancerie servili. Ma la distinzione, anche apparente, nel grado dell'af– fetto, della stima, della familiarità, è una ricchezza dell'idioma e del costume e uno strumento/ fra i molti, di azione morale reciproca. Pra i due sensi che assume la parola.: distinzion'e » - quello ver• ticale o gerarchico. e quello che diremmo orizzon• tale - il secondo ha diritlo di cittadinanza anche fra noi. Il tu alla quacque1·a, distribuito a tutti quanti, lo lasciamo volontieri ai quacqueri e agli studenti: da due mil'anni abbiamo finito di essere 1 latini. Queste sono inezie, avvertirà il lettore. Eppure, nel pensiero del nostro Cammareri, esse hanno una I logica profonda. Lo stesso fondo di misticismo che gli fa invocare l'universale quacquerismo del ti, - 1 quasi le diOerenze delle persone sparissero di fronte I all'altezza dell'idea - lo porta a condannare gli attacchi personali nella lotta politica. E anche in ~~:~~e.non consentiamo, senza molte distinzioni e I Oerto, è da metafisici o da miopi attribuire g,·andi • effetti alle piccole cause; incarnare in un uomo i I grandi fattori della storia è pura follia. Ma, lo di– ceva Bakunin: quando mai avete visto un'idea camminare colle proprie gambe1 E stavolta, pur I essendo un anarchico, colpiva nel vero. No1. LOTTA POLITICA E LOTTA ECONOMICA Giornata lii otto ore e scioperi. L'amico prof. Martignetti ci invia da Benevento la traduzione manoscritta di un articolo di Carlo Kautsky. uscito negli ultimi fascicoli della Ne1<e I Zeit, intorno al recente libro di Gabriele Deville: Principes soi'ialtstes. (') Il Kautsky tributa i mag· giori elogi al Deville, che considera, accanto al I Lafargue, l'uno dei due più eminenti teorici che onorino oggi, io Francia, la dottrina socialista. E I non risparmia elogi anche al libro, raccolta di tre 1 conferenze, precedute e seguite da alcuni fram– menti polemici;(') che tutte si distinguono, scrive 1 I (1) o. DBVILLK: PrEnc,~, 1ocEall1tu. Parls, v. Olard el E. B~lère, I 16rue sournot (fr. 3,:SO). I fl Notevole è nella prefaiione un auallo al Malon e alla scuola. ~e~ 1 !~~:onna'1i8~a;~~e 1 ~1~:'rr~~~:11~~~ !d:::~oan!~;:o n:1~: 1 :~u:~\l I burlesco della. sua pretesa di comvtetare Mars:. • Nelle ultime ' pagine plglla vigorosamente pel collo il nostro oaroralo e lo 1 scrolla, come si atrerra e si scrolla un monello colto ;1.d lnvola~cl ~ 1 l'orologio dal taschino, J>eravere nella 1ua S11per1tt:lone ,ocra• lllta trn.l'isato con e,·ldente mal&rede Il significato di alcune ~rasi ; cli esso Devlllf', presentandolo pt!r dlnamllarclo. Ma se dal llbro , del Oarofalo levassimo tulle le mariolerle di questo genere, non ne ' rimarrebbe più che un cumulo lnsop1lortabile di banalità. Il De· j ville però ,·inganna quando rimprovera al Oarofalo di avergll usata troppa familiarità citandolo col solo cognome senza pre~ : mettere l'epiteto 1lqnore. e À ba• le• pattu, mon qarçon I • gli grida . .a: curioso chti egli Ignori come in Italiano è appunlo col 81 IUlt:L; I..J IU D d CO il Kautsky, per una rigorosa obiettività, pel pos– sesso della materia o per la precisione delle for– mule, e che « incitano a pensare, non solo dove l"autore dico cose nuove o provoca alla contraddi• zione, ma eziandio - ciò che· è di gran lunga più difficile - dove sviluppa principi che sono fami,– liari anche a noi e che ci sembrano evidenti :t. E questa anche l'impressione che noi ricevemmo dal nuovo libro del Deville, polemista ed espòsitore di primo ordine, come ben sanno i lettori del suo Ape,·çu sur le socialisme scienlt(ìque, tradotto come prefazione al riassunto del Gapitale. L'articolo del Kautsky è troppo lungo per po– terlo riprodurre integralmente, massime in un solo numero della Critica. Ne stralciamo per oggi alcuni brani, che rilletlono un argomento che pare a noi di somma importanza e sul quale abbiamo già insistito anche in altre parti del presente fa– scicolo. Pel Oeville - nota il Kautsl-.y- la. lotta economica. non ha. se non poco valore di rronte ai due altri fattori che conducono alla. vittoria del socialismo, cioè allo sviluppo del processo di produzione capitalistico e alla lotta. politica del proletariato. Deville non è il solo di questa opinione, che, o.nzi, è abbastanza diffusa non soltanto fra i socialisti francesi, ma eziandio fra i te– deschi. E si spiega facilmente. In Germania la. lotta. economica. del proletariato trova. ancora mille incep– pamenti, mentre razione politica dei socialisti fu par– ticolarmente favorita dalle circostanze. Niuna mera– viglia.quindi che questa abbia cacciala. quella in seconda linea. In Francia la democrazia socialista non si potè sviluppare a. sua. volta se non mercè aspre lotte contro que' socia.listi e que' radicali borghesi, che rinviavano il proletariato esclusivamente alla lotta economica. Il bisogno dell'agitazione costrinse ivi formalmente allo esclusivismo opposlo, cioè alresagera.to rilievo della importanza della lotta politica. È quindi tanto più im– portante che il teorico si renda cosciente di questo esclusivismo. Oeville definisco cosi il còmpito dei socialisti: • Il loro dovere, tutto il loro dovere consiste nell'istruire la massa., nel renderla cosciente della sua condizione e della sua missione e nell'organizzarla. pel giorno in cui cadrà nello sue mani il potere politico> (pag. iO). Non una parola della necessità di intervenire nelle lotte di classe economiche del proletariato come con– siglieri, come guide, come cooperatori, come quelli che nelle singolo lotte dei singoli gruppi opera.i fanno va– lere l'interesso del movimento collettivo. E non è una semplice omissione, che sarebbe d'al– tronde inverosimile in Deville, il quale suole bene ponderare le sue parole. Il suo concetto ò sviluppato fino alle ultime conseguenze, o risalta nell'atteggia– mento ch'egli prende di fronte allo sciopero e alla giornata legale di otto ore. Da quest'ultima egli si attende grandi cose, ma pre– cisamente dove, a nostro avviso, essa può dar meno, nella diminuzione cioè dello sfruttamento dell'operaio. e Tutto quello che l 'opera.io può cercare, nella presente organizzazione sociale, è una diminuzione di sopra.la – voro, ed è qui la •r(Jgionedella lotta per fablweviazione della gioi-nata di lavoro, o del mot:imento delle otto ore• (p•g. 20). premettere al nome di uno scrittore l'epiteto 1is1t101·1J che si manifesta dell"lronia o del dlspreuo Terso di euo. J PrltlcEpu aoc1a111t1J4 sono seguiti da un lndice alfaLetico•ana· litico, che no fa quasi un manuale dt!lpropaga.ndisl& socialista.

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