Critica Sociale - Anno VI - n. 20 - 16 ottobre 1896

314 CRITICA SOCIALE e Il più potente mozzo - scrive altrove - di sce– mare il numero del Hnza la,·oro, di quei disoccupati, grazie al quali i partroni pos~ono rur Ja,·orare molto o pagar poco, ò la limitazione legale della giornala di lavoro ad otto ore• (pa5t. 13·l). Diminuendo il numero dei disoccupati, ne diminnisce la prei::sione sul salario, il quale si eleva. 8re,·e lavoro e salario eleuto vanno quindi di conserva. Cosi Ooville. Ma egli stesso dove conressare, che un"abbrevla.ilono del lavoro può esiere ed è spesso elisa dalla inlcnsincuione del lavoro stesso, e costi– tuisce uno dei migliori stimoli a quei progressi tecnici, che gettano sul lastrico folle di operai; o che perciò cote sto suo « potente m~Z7.0 • di scemare i disoccupati, e di eleva.re con oiò Il salario, perde quasi ogni em– co.cia,salvo flU!~ndo\'abbrovil1.ziono del laxoro avvenga d'un salto ed in misura molto larga. La riduzione da nove a otto ore scomorobbo Insensibilmente il numero totalo del disoccupati Ben altro sarebbe l'effetto se dallo dodici, dalle quaLtordici ed anche sedici ore, che oggi sono abltunli In Francia, si calo.9se d'un tratto allo otto ore. Ma ciò slgniRca che il buon etreho della giornata di otto ore non si può speraro se non in circostanze pressochè irrealizzabili nella società capitalistico, o tali elle, qunndo si realiuaseero, produrrebbero facil– mente Il contrario di ciò che se ne attende. La ridu– zione improvvisa di un buon teno o della metà della giornata di la,·oro, senza dar tempo all"industria ili adattarvisi - che è Il presupposto necessario pel suc– cesso dol plano di oc,·lllo - potrebbe produrre il fallimento di una quantità. d'lntrapresei altre sospen– derebbero o esulerebbero; o la domanda di operai, nonchO crescere, rorse scemerebbe. E quand'anco la crisi si evitasse, quale il guadagnot Non appena avvenuto l'adattamento dell'induslria, lo. disoccupnziono salirebbe di nuovo nl livello di prima o calerebboro I so.lari. Un cosi meschino ed effimero vantaggio non basta corto a. rare delle olto ore il capo– saldo dello rivendlca1.loni pratiche dol proletariato in– ternazionnlo. Ben altro è Il caso so, prescindendo dai vantaggi che ponno aversi dallo spostamento dell·otrerta e della do– manda. di lavoro, si guarda la cosa dal punto di visla più ampio della lotta di classe. Allora la riduzione della giornata di lavoro significa aumento del tempo che il lavoratore ha. per 1t) come uomo e come citta– d:noi slgniftca la. sua. elevazione fisica, intellettuale e morale o quindi l'aumento della. sua forza di resistenza politica ed economica. di fronte al capitale. È quesh• un ,•anltggio che porta. &eco qualsiasi abbre,•iuione del lavoro, sia ossa Improvvisa o graduale; vantaggio permanente e che nessun progresso tecnico può eli– minare. Ciò anche spiega porchO di regola coincidano lavoro breve o salnrio alto. A torto Devillo trova in questo fatto un argomento In ra,•ore della sua opinione. Nè in Inghilterra nò noi Mo.ssnchnsoLts,da. lui citati, 1'ab• breviaziono dol lavoro ru così lmmodio.ta , com·egli la vuole, nò scornò notovolmento l'armata di riserva in– dustrialo. Il salarlo relativo.monto alto di quei paesi suppone quindi un·a1tr1\ causa che non un mero spo– slnmento rueccanlco nel rapporto dell'offerta e th.,lla. domanda. Que1ta ca111a ,, la fo1•;a di t·ui1tenza del pl'Olelariato. Quesl'ultimo non può ottenere abbreviazioni del Bb o tempo di lavoro, seni'&ver conseguito, almeno in alcune delle suo po.rti, una corta forza. Da questa consegue non solo un la,·oro più breve, ma anche un salario più cle,ato. Cna. clas!ileoperala abb1stanza forte per otte– nere conce~sionl In un campo. le può ottenere anche nell'altro i 1110n due cose intimamente connesse. E l"ab– broviazione della giornata di la,·oro contribuisce molto ad elo,·are la forza della classe operaia e ad aumentare con ciò Il auo potero nella questione dei salari. Oli operai Inglesi debbono gli elevati salari e le brevi giornnte di lavoro sopratutto alla rorz& delle loro cor– poro.zionl, cho a lor volta. furono potentemente aiutato dalla legislazlono di ro.bbricn. Non si nega. che, qua o là o transitorio.mente, un(l abbreviazione del tom1>0di lavoro porti anche seco un numento della. domandn. di la\'Oratori i ma non O qui il punto dorlslvo, che ra della lotta per l o otto oro una lott& d'importanza. storica od universo.le . Anche lo sciopero ò considerato dal Oeville da un punto di vista preltamonto aritmetico: egli calcola. quanto gli ecioperl costano o quanto f'l'uttanoi naturale, quindi, ch"egli li tenga In poco conto. « Lo sciopero - egli dice (pag. 189 e seguenti) - O un'arme, la cui importanu non si deve esagerare da nessun punto d, ,·,sta. Nelle circostanze più propizie pott' rar capitolare qualche padrone, ma non mai potè ferire sul serio Il po.dronato. Dal punto di , ista parti– colare ,·1 ebbero scioperi numerosi, poderose casse di resistenza fondato o , uotate, srorzi e denaro prod gati, e II risultato! Qua o là qualche mi~lioramento, che io certo non dìspreno; ma, anche laddove questi miglio– ramenti non furono tosto ritolti, essi furono compatibili colla crescente prosperità. del capitale.• Accennato quindi come gli stessi operai inglesi per• dono fiducia nello sciopero o cominciano a preferire l'nziono politica: « L'esperienza. ò ratta - egli pro– seguo. - Sul terreno economico, In lotta è troppo imp<.lri por la classo opornla.; por grandi che sieno i suoi sa– crifhl, la. sua nbnega.1.lonoe la sua energia, essa perdo più sposso cho non vinca, o, quando vince, i vantaggi sono troppo precari! o troppo a caro prezzo. Sul ter– reno politico, ln\'ece, non solo si può giungere alla eguaglianza tra operai e capitalisti, ma, ei;isendoquelli i più numerosi, nnche alla pre\"alenza della classe operaia sull!l borghesia: ciù è f>l'l 1ociali8mo !tmplice quediom: cli propaganda e di tempo. Credete voi sin– ceramente che noi non saremmo oggi assai più innanzi, se per la lotta politica si rosse sacriflcata la metà, niente più che la metà, degli srorzi e del denaro, spesi per gli scioperi falliti 1 .. e So io ml sono ben espresso, lo sciopoco generale dovrel.lb "essererespinto senz'altro per questo solo, che è una lotta economica. che distoglie più o meno, se non del tutto, Il lavoratore dalla lotta politica, la quale è la vera lolla da intraprendersi e da sostenersi. • Noi non possiamo proprio sottoscrivere 11 questa tesi. La lotta politica. ò altrettanto poco, per sOsola, la vera lolla poi ))roletariato, quanto poco lo è la lotta econo– mica. Lo due lotto non sl possono in generale separare l'un a dall'altra. Il diritto di voto è certo un mezzo di omnncip1zlono dello. classe oporo.ia, ma filoltanto nello mani lii un prolotarlnto indipendente ed energico. In quelle di una. classe luoratrice economicamente inca.– pace di resistenza, esso ò un mezzo di oppressione o di inganno, come lo mostro.no tutte le elezioni nei di– stretti rurali o mlnero.ri , noi quali gli operai sono con• dotti alle urne dagl'lmpiegatl del latiroodisti e delle

RkJQdWJsaXNoZXIy