Critica Sociale - Anno VI - n. 11 - 1 giugno 1896
168 CRITICA SOCIALE CARO TCRATI, Ho preso parte, domenica, al Congresso regio– nale toscano tenutosi in Lucca, ed avuta, non senza qualche opposizione, la parola, ho cercato di dimostra!'~ i difetti della _tatti~a « intransigente » (1) e semphc1sta; ma nè 11 mio breve discorso, nè quelli, ~ensi di fatti e di buone ragioni, dello Zerbogl10, del Bernardini, del Bagni e del Vacirca, valsero a spostare un solo voto ed a rendere un po' meno clamoroso il trionfo della «intransigenza», p~ssata, per appello nominale, a grandissima mag– gioranza. Io, lo dico francamente, non sono stato soddi– sfatto dalla discussione svoltasi nel Congresso, la qu~le, se fu lodevole per l'ordine, la calma, la co1·– tes1a e l'_eloquenza, non seppe schivare pregiudiz'ì ed e~ror1, ~ mio parere addirittura fatali al partito. Prima d1 tutto debbo dolorosamente dichiarare che, per la più. grave e la più urgente delle que– stio!li portate innanzi al Congresso, quella della tattica elettorale, la discussione fu inutile, perché, dopo due ore di caloroso dibattimento, quando si venne alle dichiarazioni di voto, quasi tutti i votanti ripeterono solennemente la formula sacramentale del mandato imperativo per la « intransigenza ». Ma, se c'era il mandato imperativo, perchè discu– tere? Pe_rchè perdere del tempo? Perchè fare della accademia? Perché offcire ai maligni lo spettacolo non bello di uomini che, volendo attuare un pro– gramma di riforma generale della società, comin– ciano, in un Congresso che deve durare un solo giorno, col perdere due ore in inutili recrimina– zioni contro il Comitato regionale, un'ora sulla maggiore convenienza del gerundio o del participio in un ordine del giorno, e due altre ore nel trat– tare una questione già risoluta a priori? Ma sulla discussione della tattica elettorale con– viene dire qualche ·cosa. Il popolo, dicevano i fautori della« intransigenza», non_ :può distinguere e sottodistinguere, non può s?ttthzzare_; a lui occorrono idee semplici, a lui ~1sogna d1re: « la società è divisa nettamente in due classi, la sfruttatrice e la sfruttata; di là i borghesi, di qua i socialisti, in mezzo l'abisso; nessuna transazione, nessuna intesa fra le · due classi.. .. » e via di questo passo. Ed io ho risposto: - Voi, compagni, volete fare della propaganda con degli aforismi sbagliati. La formula: al popolo idee semplici, è un grossolano e pericoloso errore. Al p~polo occorrono idee rappresentanti la verità, e le idee rappresentanti la verità, nell'ordine dei fenomeni. economico-sociali, cioè nell'ordine più elevato e più differenziato dei fenomeni naturali, non sono pur troppo delle idee semplici. Codesta vostra rigida divisione della società in due classi, coll'abisso fra l'una e l'altra, non risponde con precisione alla realtà dei fatti. Non volete gettare sull'~bisso neanche un ristretto ponte pel quale contmuino a venire a noi i convertiti alla nuova fede e pel quale ripassino dall'altra parte, per amore o per forza, gli sportisti, i socialistoidi, i mascalzoni che inquinano le nostre file? E credete proprio che la società borghese che è al di là sia (') Le virgolette all'aggettivo intransigente le aggiungiamo noi. Non ammettiamo affatto che, là dove vi è indipendenza assoluta del partito e propaganda socialista schietta, aperta ed inter;:,, possa parlarsi di transigenza, espressione questa che inevitabil– mente fa pensare a una menomazione dei principi, a un'attenua– zione almeno parziale del pro.gramma e della bandiera. Cessano forse di essere e di dirsi intransigenti i nostri amici-avversari quando votano per un non-socialista nei ballottaggi 1 La forza in gran parte dei nostri contraddittori è dovuta appunto all'impiego abusivo di questi termini (tra1.sigenza, confusionismo, affinismo) che segnalano ben altro da quello ch'essi, combattendo noi, do- vrebbero combattere. (.Nota della CRITICA). BibliotecaGino Bianco un tutto omogeneo? che repubblicani, radicali, de mocratici, conservatori, preti, siano la stessa cosa? Con queste affermazioni voi, che dite di apparte– nere ad un partito scientifico, vi mettete contro la scienza in ciò che essa ha di più alto e generale, la dottrina evolutiva. Voi date mano ai creazionisti ed ammettete per il genere umano fenomeni e leggi assolutamente distinti da quelli del resto della natura. Dove trovate voi in natura la rigidità delle distinzioni e l'omogeneità delle composizioni che venite enunciando per le classi sociali? Ed a parte queste considerazioni generali,credete proprio che, nel seno della borghesia, fra il partito repub– blicano, che accetta il vostro programma minimo, che vi garantisce l'ones_tà delle amministrazioni, la libertà, la coltura scientifica per il popolo, ed il partito clericale che, fingendo di ritornare a Cristo, dopo 19 secoli di apostasie, saziando temporanea– mente lo stomaco proletario col mezzo delle coo– perative e delle casse rurali, mira a riprendere la direzione della società ed a sostituire l'Indice al libero esame, il catechismo alla scienza, credete proprio che fra questi due partiti borghesi non ci sia alcuna differenza? Per rispondere di no basta il buon senso, non occorre la scienza. Eppure quando il Bernardini, rappresentante la sezione di Arezzo, disse che nella sua provincia i due partiti borghesi vitali sono appunto il radicale-repubblicano ed il clericale in– transigente e chiese se fosse stato indifferente pei socialisti il trionfo dell'uno o dell'altro, i congres– sisti, in maggioranza, mostrarono di disinteressarsi della cosa: certo la discussione sulla scelta fra il gerundio ed il participio in un certo ordine del giorno li aveva animati di più. E dire che il Con– gresso era riunito in Lucca, in un giorno in cui una folla di migliaia di incoscienti si accalcava al Volto Santo! Ah! compagni carissimi, io vi assicuro che nei cervelli narcotizzati dal catechismo è im– possibile la propaganda socialista. Si dice che la reazione clericale non potrà a lungo ·trionfare, perché al ritornare indietro a tutto vapore si oppongono le forme nuove della pro - duzione. E sta bene! Ma in questo caso anche tutta la nostra agitazione, sia pure informata alla più assoluta << intransigenza», è inutile. Il proletariato potrebbe aspettare, guardandosi la punta del naso come i fakiri indiani, che l'evoluzione e l'accen– tramento della proprietà si compiano, che l'assor– bimento del capitale-salario nel capitale tecnico progredisca in modo accelerato, che, in una parola, la società si dissolva per inerzia. ·Ma noi non dob– biamo dimenticare che, oltre le nuove forme della produzione, contribuisce potentemente a precipitare la questione sociale al suo scioglimento la coscienza collettiva del proletariato internazionale, che è, a mio parere, il fenomeno più grandioso della psico– logia sociale. Ora, ad estinguere questa coscienza, a disperdere nuovamente verso il cielo questa forza meravigliosa e benefica sono rivolti gli sforzi del clericalismo, sotto le cui ali vien raccogliendosi molta parte della borghesia ex-volterriana. Qualche anno di impero del catechismo e poi, cari com– pagni, me lo saprete dire se il problema clericale non ha importanza pel socialismo! I sostenitori della tattica « intransigente » si sono valsi anche di questo argomento curioso. Nel 1892 il tal candidato socialista coll'appoggio del partito affine ottenne tanti voti; nel 1895 il medesimo candidato, avendo respinto l'aiuto del partito affine, ottenne un numero di voti molto maggiore. Dunque la tattica intransigente è favorevole allo sviluppo del partito. E si dimentica che fra questi due pe– riodi elettorali vi fu di mezzo la reazione crispina! Questa e non la « intransigenza », che del resto,
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