Critica Sociale - Anno VI - n. 10 - 16 maggio 1896
b. CRITICA SOCIALE 157 tadini proprietari; ed abbiamo altrettanto poca ragione d'impiegare tutta la nostra rorza per guadagnarli e di lasciarci asso1·bire dalla propaganda fra essi flncbò non sieno guadagnati altri grandi strati popolari più pros– simi al proletariato urbano, e finchè non siano rag– giunte le condizioni preliminari di una fruttuosa agita– zione di principi tra i contadini-proprietari. Una delle più importanti di queste condizioni preliminari è, ripe– tiamo, la conquista di una eletta di contadini intelli– genti all'opera. dell'agitazione socialista. Quando avremo nelle nostre file un buon numero di contadini del valore del l<"'ilzor, noi avremo superato la prima e la maggiore difficoltà. di prendere piede nelle campagne. CARLO KAUTSKY. GIOVANNI VOLDERS. La morte di Giovanni Volders, che ci fu annunciata lunedì notto (11), pochi minuti dopo avvenuta, da un dispaccio del socialista bruxellese Serwy, redattore del Peuple, inacerbisce, più che non dischiuda, una ferita sanguinante nel cuore dei socialisti d'ogni paese. La ferita, la vera ferita, fu ape1'ta nel nostro cuore già. da due anni; quando apprendemmo, poco dopo il Congresso di Zurigo, che, nata da abusi di lavoro intensissimo, una malattia. mentale irrepa1·abile aveva costretto gli amici del militante belga a rinchiuderlo in una casa. di salute. Quel giorno fu h~ vera fine del disgraziato Volders; da quel giorno egli sopravviveva. a sè stesso, e forse un pietoso pensiero degli amici augurava meno lontano il termine di questa ironica e straziante sopravvivenza. Il sepolcro dei morti vale ben meglio, al postutto, di un sepolcro di vivi. Con Giovanni Volders si è spento uno dei fondatori e, al tempo stesso, degli eroi di quel partito socialista belga, alla cui azione compa.tta e illuminata, ai cui pro– gressi meravigliosa.mento rapidi e sicuri sono intenti i nostri occhi e che, in forma diversa, emula - benchò nato tanto più tardi - il movimento stesso della demo• erazia socialista tedesca. Quello che rappresentano nel movimento tedesco il Liebknecht e il Bebel - tanto più innanzi negli anni, specialmente il pdmo - rappresen• tavano nel giovine movimento belga. l'Anseele ed il Volders. Quest'ultimo era per Bruxelles e pel paese vallone ciò che l'Anseele per· Gand e la regione fiam– minga. Il De Paepe era stato il precursore e il teorico, come, l?er la Germania, il i\fa,rx, l"Engels, il Lassalle. Il Denis, li De GreM erano, e sono pur sempre, gli aiuta– tori scientifici del movimento. li Pica.rd, il Oertrand tutta. una schiera di valorosi, deputati, giornalisti, propagan– disti, danno al partito socialista belga un vigore, una consistenza, uno spirito battagliero che ogni altro par• tito può invidiargli. Ma. l'anima del partito, ma coloro a cui tutto il resto fa da complemento e da corona, coloro senza i quali il partito non sa1·ebbe,o non sa– rebbe qual l', furono, in eguale misura, l'Anseele e il Volders. Lo stesso Vaudervelde che, per la coltura larga, lo spirito sottile., !_a forza fatta di mitezza e di cortesia, è reputato oggi, 111 qualche modo, il leade1· della falange parlamentare socialista, egli stesso ravvisava nel Volders come un fratello maggiore, come un consigliere neces– sario, senza del quale nulla osava intraprendere, senza il cui assenso avrebbe temuto di porre male il piede. « Egli è una grande forza - ci diceva un giorno a. Mi• !ano; - quanto a me, non gli vengo dietro cho a grande distanza». E quando la mente di Volders si offuscò, e toccò a. lui, Vandorvelde, prendere arditamente il posto lasciato vuoto dal compa,gno, il posto del timone e del comando, certo la mano gli dovette un istante tremare. Si rinfrancò, assunse bravamente la responsabilità che gli spellava- appunto come avviene in una casa il ,rni capo sia precocemente falciato dalla morto e tocchi a qualcuno dei giovani farsi - innanzi tempo - sostegno delhL f,uuiglia. E f"orse non saprebbe dire egli stesso (llHLnla.parte, nella. sua. fermezz,~ di condottiero improv. visato, abbiano avuto il ricordo 1 l'affetto, l'esempio del– l'amico. CJtno H1arco Perchè quelle due nature, così diverse, sembravano fatte per completarsi a vicenda. La fol'za di Vander– velde è tutta ideale, tutta dentro d1 lui, viene dalla con• vinzione e dal pensiero esclusivamente; - la forza di Vohlers era. fisica anche. si traduceva nell'espressione, net viso, nella voce, nel gesto. Viso, voce, gesto di uomo volonta.l'io, di domatore tenace. A primo aspetto - lo ricordiamo al Congresso di Bl'uxelles (1891) di cui fu egli l'organizzatore - era in lui qualchecosa di rude e di soldatesco. Lo si sarebbe detto un operaio clell'oftl– cina - mentre non era. Bisognava famigliarizzarsi seco per indovinare, sotte la durezza e l'imperiosità dei modi, la cordialità affettuosa dell'animo. Il buon camerata. ch'egli era! E come festosamente serviva il proprio ideale t A Zurigo (1893) lo trovammo mutato. Nulla ancora faceva sospettare la tragedia che lo aspetta.va . Pure, una mattina, ci ricorda - giusto il lunedì mattina, a Congresso finito - stavamo con lui e con a.Itri amici italiani, rumeni, tedeschi, a colazione assieme, in un giardino poco !unge dalla. Tonl,atle; la sera avanti s'era parlato di uno. gita da fàrsi in comitiva sul la.go, per la. quale egli aveva noleggiato le barche; ma quel giorno la più par·te di noi, oppressi dalla stanchezza, offesi dal bagliore di quel gran sole d'agosto, avevamo mutato desiderio o pensiero. Questo mutamenlo lo esasperava. Ci dichiarò, risentito, che farebbe la. gita da.solo, rimor– chiandosi dietro le barche vuote. Poi si irritò pel' dei nonnulla; per un tovagliuolo destinato a lui e che sup– poneva fosse stato preso da qualcuno; si indispose tanto, che la conversazione cadde tramortita Agli amici belgi, mortificati, chiedemmo so era. quella un'alterazione acci– dentale. Da qualcho tempo, ci dissero, aveva di queste inesplicabili stranezze .... Povero Volders 1 Quale tramonto e che straziante agonia .. .! Mentre scriviamo queste linee, non ancora ci per– vennero gli ultimi giornali di Bruxelles, che certo re– cheranno di lui lunghe biografie e tutto un plebiscito di riconoscenza e di affetto. Ci par di vederlo quel popolo, così entusiasticamente, così profondamente socialista, stringersi <~ttorno alla bara del suo capitano - immane esercito in g1·amaglie - e riempire l'aria e lo vie dei segni della propria. desolazione. Ma ormai il popolo belga può cammintu·o da solo - può pe!'dere impunomento questo o quello de' suoi condottieri - la sua via è tracciata, nè v'è pericolo per lui o speranza pe' suoi nemici ch"esso l'abbandoni. Chi sa? forse questo pensiero, traversando la caligine che gli cerchiava la mente, for-se consolò l'agonia. di questo dO\'Oto dell'idea; - forse glie la rese più atroce; chè non avrebbe egli, tuttora nel pieno vigore della. gio– vinezza., assistito ai maggiori progre!-isi e al trionfo dei suoi compagni di battaglia. Fors'ancho questo trionf,) - cui egli diede impulso si poderoso - nello sfacolarsi ultimo delle sue forze mentali gli parve un sogno im– possibile o dubitò di avergli invano consacrato vita e ragione. Tristi e impenetrabili enigmi! Di essi ò intes– suta la vita, è intessuta la morte. Giovanni Volders spirava a 40 anni. - Un nostro te– legramma al compagno Serwy gli commise di rappre– sentare al funerale i socialisti italiani. f. t. PERCIIE LA BORGHESIA ABB NDONA ILTE TRO E l'REQUEN1'A IL CH'l'È-CONCERTO Xavier Roux, in un brillante articolo della Vita co,i. temporanea, si poneva il problema: l'apogeo del caffè– concerto segna esso la tlne del regime di vita pre– sente t Ma.si limitava. a rispondere che un popolo ha. lo spettacolo che si merita e a consta.tare che il suc– cesso del caffè-concerto conduce sopratutto alla deca– denza del teatro. L'argomento - che appare frivolo a prima vista. - morila forse qualche ma.ggio1·eattenzione. I lettori hanno certo notato come, da vari anni, un nuovo genere di arte e_ntrò nelle consuetudini della
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