Critica Sociale - Anno VI - n. 10 - 16 maggio 1896

CRITICA SOCIALE socialista fra i contadini, anche se piccoli proprie– tari, consiste nell' « ampliare il loro orizzonte > dimostrando loro senz'altro che nel sistema attuale non vi ha per essi probabilità alcuna di uscii-e dalla loro triste situazione. Nè meno significante, come nota acutamente il Kaulsky, ò il fallo stesso di questa pubblicazione: sintomo di un movimento ideale verso il socialismo che già comincia anche nelle regioni dove la pic– cola p1·op1·ietà ò più forte che altro,re; movimento ideale che ò il presentimento o il riflesso della crisi verso cui pl'ecipita questa forma arretrata di industria, la quale è stata, finora, il pili sicuro baluardo dei conservatori, il ph'1 fido esercito di riserva dei reazionari. Nella lotta pol « programma o.gra.rio > i suoi diren– sori amarono rapprosontaro sè stessi come i « pratici • e i loro a.V\'ersari come i e teorici •· Cosi facendo, a nessuno essi hanno fatto più torto che a sè medesimi. Non vi ha bisogno Infatti di mostrare che non può esistere un'c.ntitesi tra teoria. giusta e pratica. giusla i e che dove una tale antitesi si manifesta, è certo er– rata o la teoria o la pratica. Se la. teoria è falsa, bi– sogna cambiarla in una teoria giusta; il che non può essere fatto dai pratici, ma soltanto dai teorici. Ma se non può esistere un'antitesi tra teoria giusta e pratica giusta, può nondimeno esistere un·antitesi tra. teorici e pratici. Finora però ru un carattere e un titolo di glorio. Jet nostro partito non conoscere ran • titesi tra teorici e pratici. Ntsllenostre flle ebbe sempre applicazione il principio, che un politico pratico debba e!Sere anche teoricamente ferrato; e d'altra parte è dìfllcile trovare 1ra noi un teorico, che sia rimasto confinato nel suo gabinetto e che non abbia dato la sua attività, almeno temporaneamente, alla lotta pra– tica. Questo è vero non solo pei nostri due maestri, la cui azione nella Nuova Ga:.:ella Renana e nella e Internazionale • occupa. alcune delle più brillanti pagine Jolla storilL del nostro partito; ma è vero anche peì loro discepoli. Se di alcuni di questi non è molto visibile l'azione pratica, ciò non si dove attribuire alla. circostanza. che essi la disprezzino o non la intendano, sibbene al ratto che essi vivono all'estero e sono quindi condannati, per questo verso, alla parte di spettatori. Nel nostro partito ci sono tanto pochi e semplici teorici •, quanto pochi e semplici pratici • ci sono fra i suoi uomini politlcl. oe· pratici, nel senso di agricoltori pratici, non vi ru alcuno che prendesse parte alla discussione sul programma agrario. La loro partecipazione infatti non avrebbe apportato alcuna utilità rilevante, se essi fos– sero stati appunto de' semplici pratici, se fossero stati, cioè, semplicemente familiari con la tecnica tradizio– nale e coi rapporti economici immediati della. loro in– dustria, senza possedere una profonda cognizione del congegno sociale, senza., in una parola, essere anche teorici. Ma l'acquisto di quesla cognizione è molto più difflcile pet contadino che per l'operaio industriale della cilth.. Per ora, quindi, contadini che veggano teo– ricamente chiaro sono ancora. dei corvi 6ianchi. Uno di codesti corvi bianchi è l'autore di uno scritto testò uscito e che, per IIL sua. origino, mi sembra asso.i notevole. ('} L"autore, Giovanni Filzer, è un contadino del Tirolo, cioè di un pt1.esedove la classe dei conta- (') 010\'ANSI M. f"ILHR., Concetll 11dlt1 ec0l1ulo11e della IOCletd umana <lal1a,o ,raro prlmitu:o 1h10 al vre,ente, con particolare riguardo ami claue dd co11tadlt1i. KltzlJlchel nel Tirolo. Edito dallo 1te110 autore. dini è ancora relativamente piò (orto che forse in ogni altro paese dell'occidente Europeo. E Filzer non è uno di quei pellegrinanti nelle nuvole che sdegnano i e pic– coli meni • i egli cerca di raspare quel po' di bene che è possibile e si ò acquistata con ciò la fiducia della popolazione agricola. t direttore di una cassa di ri– sparmio e prestiti, sistema Raiffeisen. M& ha visto anche qualche cosa del mondo, ha imparato a cono– scere la letteratura socialistica, e con essa. cioè con la teoria, ha illumina.lo la sua coscienza ed è di,'enuto socialista. I concetti di un « pratico • di questo genere sono certo degni di considerazione e alcuni passi caratteri– stici del suo libro meritano di essere citati. Alcuni del nostri compagni erano molto indignati perchè nella discussione del programma agrario il con– tadino, sull'esempio di ~farx, era chiamato un « bar– baro •, e perchè nella prima redazione del deliberato agrario di Breslavia fu accennato al fanatismo dei contadini per la proprietà.. E che scrive il Filzer 1 Salvo poche eccezioni, il contadino oggi ancora non è se non un barbaro, appena superficialmente toccato dalla civiltà. Bgli si trova nello stadio del più progi-e– clito egoismo, privo di qualsiusi idealo superiore, od ò sotto molti rapporti inferiore ai suoi predecessori del medio-evo. Ognuno può constatare, .-urchè il voglia, quanto sia difficile, In queste condizioni, spingere un uomo ad agire nell"intorosse comune ; ed è auche per ciò che i campi comunali dei nostri contadini sono di regola i peggio coltivati. menlro avviene il contrario nello società. per azioni, i cui membri siano intelligenti. (Png. 175). Filzer fustiga. energicamente quei contadini ed amici dei contadini, I quali ,•orrehbero farci credere che il rapporto tra i contadini e i loro dipendenti sia un rapporto patriarcale ed idillico. Già. in tutti i paesi delrEuropa si deplora la condi– zione dei salariati agricoli, e la maggior parte dei con– tadini si irrita. quando si dice che es~i non sono •in grado di trattare umanamente questi loro dipendenti, o si dimostra corno costoro siano de' veri scl11a.vicho lavorano gratuirnmonte tutto l'anno e devono a'ssog– geltarsi a. tutto lo pretose dei loro padroni. Anzi, il più gran numero dei contadini proprietari ritiene che la condizione di un salariato si~ da preferirsi di molto alla loro propria. condizione. E il caso proprio di du– bitare che la loro atrermazione non sia fondata sopra un intimo convincimento, se i loro figli dauno un cosi piccolo contingento alle file dei garzoni, e se essi medesimi tro,•ano cosi insopportabile la libertà e la. decantata. vita spensierata del salariato. Raramenie il loro t empo di ser,•1 zio dura più dt pochi anni, dopo i quali, ammaestra.ti dall"esper1enu, essi io~ominciano a .;ar e are una via d1 uscita da quella conlliziooe igno– miniosa. (Pag. 159J. Secondo il contadino Filzer, la sua classe è condan• nata irremissibilmente alla rovina. L'agricoltura. piccolo– proprietaria è un·anLicaglia. Anche oggi nelle remote vallate delle Alpi si servono t.lollostesso aratro, del medesimi attrezzi di molti se– coli ra; la terra ò )&\'Orata come la lavoravano gli antenati di venti e trenta. generazioni addietro. Mentre in tutti gli al1ri campi del lavoro, nelle miniere, nella coltura rorestnlo, nel commercio, noll'industria., ecc. avvennero progressi cosi giganteschi e i moili di pro: ~u;~~d~ ~l~ 1ic~g1~r:~~~~i~ 1 ~tt:~~ 0 ce:ee~~:~ p~~c~~~re!~i vecchio binarlo, e solo nel grande possesso fondiuio si sono veriflcati de' veri miglioramenti ra.z.ionau. (Pa– gina 15i). Ma mentre la piccola inJustria. agricola. rimane sta– ziona.ria, crescono lo pretese verso i piccoli proprietari

RkJQdWJsaXNoZXIy