Critica Sociale - Anno VI - n. 9 - 1 maggio 1896

134 CRITICA SOCIALE la mercè d'un conco,·clato onorevole. Solo un cieco empirismo poteva trovare che, poichè gli strappi alla massima decretata erano piuttosto la regola che l'eccezione, e1·a questa una eccellente ragione pet' riconformare la massima. Appartiene al regno delle fa,·se l'esempio del medico che, più il malato colla cul'a peggio1•a 1 più si ostina a somministrargli - perché cosi vuole la « Facoltà» - quell'unico e medesimo recipe, pensando che è il torto del malnto se esso, a furia di doverlo recere, si strema e tira le cuoia. Quand'anche un partito fosse un c01~pusvile destinato agli esperimenti dei dottrinari, l'espel'imento et'a fatto, nò era lecito perpetuarlo. . .. Purono certo considerazioni di questo genere che imposero il riesame della questione alle menti più equilib1·ate del nost,·o partito. Esse si pe,·suasero facilmunte che la delibe1·azion0 tli Parma era stata suggerita da un apprezzamento 01·roneo di ciò che è la sostanza delrazione elettor-alo di un pa,·Uto: la necessit.\, che in certe plaghe ò manifesta, spe– cialmente in regioni campagnuole, dove il partito radicale, se vi esiste, non è che una maschera insidiosa, la necessità, diciamo, manifesta in quei luoghi, di clichhu·a1·0 gue,·ra apel'la a cotesta laP\•a di pal'tito, aveva ratto cr•edere a taluni che la ste.~sa norma fosse applica.bile e opportuna in ambienti affatto diversi, specialmente in ambienti cittadini, ove la parte radicale, rispondendo a una reale differenziazione di classe, e frovandosi in lotta contro la classe feudale ed usuraia e monopolizza• trice, costituisce cli necessità il più saldo contraf– forte dell'azione e dello sviluppo del partito socia– lista. Ora, per rivendicare a sé la facolfa di agitarsi, nei lor'O ambienti. secondo le norme della lotta di classe, costoro niogavano ad altri, iu altri ambienti, la stessa facolt~\; li obbligavano ad una lotta di classe monca ed infeconda, toglie,·ano loro quel presidio potente della meccanica politica che é il lavo1·0della leva, li ponevano dil'ettamente a fronte dell'ostacolo soltanto por vederneli schiacciali. D'altro canto ossi doveltero acco,·gersi essere presupposto affatto puol'ilo od apriol"istico che l'in– transigenza sui principi si ottenesse col porre sempl'O o unicamente il candidalo socialista di fronte al candidato radicale. L'espePienza su questo punto ora stata decisiva. In collegi e in elezioni ove il pal'tito socialista lottava contro il radicale si erano viste fa1·si da quello le maggiori e le più riprovevoli concessioni, dal punto di vista del pro– gramma. alle velleità di classe dei piccoli proprie– tari, a tutto il brfc-à-brac del radicalismo politico e istituirsi rra i due pa1•titi, quasi si fossero scam– biata la veste e la funzione, una vel'a gara acchiap– pavoti, di democraticismo dal lato socialista e di socialismo spurio dal lato radicale. :\lenti·e, in nes– suna occasione, per esempio, si era il partito so– cialista tanto nettamente e distintamente affermato come nelle elezioni amministrative di Milano, do,·e, insieme ai prop1•i canclidati 1 po1·tava, per motivi altamente spiegati e dichiarati, una lista radicale selezionata. Se ne doveva dedurre, da un lato, che le esigenze della lotta reale erano pili. forti delle formule e clel1e intenzioni, per quanto rette e cor– rette, dei candidati e degli agitatol"i; dall'altro lato, che 1 non sì tosto lo sviluppo del partito sia alquanto più che rudimentale, ò )"atteggiamento fermo del partito, ò la propaganda eia esso fatta in realtà, ciò che decide della sua nettezza di partito; non il nome e l'etichetta di coloro sui quali si portano i voti. Questo nome e questa etichetta, questo simbolo palpabile insomma, sono una necessità finché il partito è ancora nell'infanzia, politicamente anal– fabeta, come è necessario tuttora nei villaggi di B10 IO E' umo ts ar. o montagna il triplice piattello davanti alla bottega del barbie1·e. La lotta di classe, tuttora involuta ed iniziale, non sa esp1·imersi senza assumere forma di lotta pe1·sonale, lotta di cricche e di rancori e di antipatie, che muove dal sentimento e mi1·a all'individuo. Quando essa è fatta intellettuale, quando, cioè, s'è s1ll'igionata la lotta di classe vera e propria - lotta d'interessi consaputi e di esperti accorgimenti - essa cor1·e ben altre vie e adotta metodi o conge~ni ben altrimenti poderosi: quello sopratutto di giovarsi, nel proprio interesse, delle forze e degli intol'essi dei partiti avversari; cli giocare cli leva, come già dicemmo, con essi; nel che è il segno piì1 deciso della virilità d'un partito ch"è anco,·a minol'anza, della sua attitudine pratica a giova1·si del te1·reno su cui lotta e a diventare a grado a g1•ado for·za p1·evalente e domi11ato1·easso• Iulo del campo cli battaglia. Questo considerazioni, lo l'ipetiamo, illuminate dall'esperienza, dovettero imporsi ai pensanti: e ne è un esempio il nost1'0 Bis.solati - il vigoroso nostro antagonista nella polemica seguita al deli– be,·ato cli Parma - il quale, pel' la logica stessa cho lo aveva fatto il campione più prode della tattica. unifo1·me e recisa, come si fu alquanto sot– tratto alla suggestiono dell"ambiente speciale della campagna cr-emonesc. e in seguito alla maggiore informazione che gli derivò dai fatti largamente osserrati senza p1·econcetto né partito preso, trovò necessario spostarsi dal punto di veduta a cui prima s·e,·a messo e accostarsi a noi. Egli comprese che la nostra disputa 11011 era di amnisti e cli antiafJl– nisti come l"ave,·a interpretata il pensiel'o volgare. certo non il suo; ch'essa era al contrario lotta di antiaffinisti, dei quali ciascuno voleva essere più antiaffinista del\'alt1·0, ciascuno credeva più condu• cento allo scopo di evitare le confusioni la via che esso a,•eva pl'oscelta. Gli uni c1·edevano in nn me– todo unico, e ,·appr·esentavano la conente sempli– cista, la fase del pensiel'O metansico; gli altri cre– devano in un metodo vario a seconda elci momenti e degli ambienti divei·si e della dive1·sa natura (non del solo nome) dei pat·lili, e 1·appresentavano la cor,·ente positiva e sperimentale; ma gli uni e gli altri lottavano por l'intransigenza, per la lotta di classe, per lo sviluppo preciso del pa1·tito socialista, per la morte dell'amnismo, sua peste e suo vituperio. Così parimenti i duo ordini del gio1·no, che si erano <"ozzati al Congresso di Parma, erano en– ti-ambi antiafnnisti; entr•ambi ripudiavano le al– leanze e gli scambi di voti, entrambi si preoccu - pavano sopratutto pe1•chè mai nessuno dei nostri ,·enisse 1•ecato ai pubblici potel'i da fol'ze estranee ed incoerenti al pal'lito. L'uno, soltanto - il nosfro rin~;~e Pl1i 1 m~~~1 1 ~i~~~ r~~:~ei~if1~ 0 e 0 :!~~::~J?e rato in tutta la sua virtualit!\; onde il sospetto che esso apl'isse spi1·aglio alramnismo precisamente in quella parte che era intesa a chiudergli la via sui terreni 0\10 l'alt1·0 non avrebbe esteso l'impero. D'alt1·0 canto 1 se un \'izio era quello, anche cotesto vizio era comune ad enti·ambi. La cosidetta « tat– tica milanese», la facoltà cioè - in date condizioni e con determina te cautele - di portare i suffragi sopra candida.ti di partiti avvel'sal'i, era implicita nella facolli\ di votare per essi nel caso di ballot– taggio: vi e1·a implicita pe1· la sostanza e non pe,· la forma; poco importando che l'impossibilità di votare utilmente poi· candidati socialisti nasca dalla legge o eia altre ci1·costanze di fatto non meno ferree ed imperiose della legge. La licenza al voto nei ballottaggi diceva semplicemente che il pa1•tito so– cialista fa differenza fra i partiti avversari, non li con(,loba tutti iu una sola ed uguale massa reazio– naria, e si riserva cli preferire l'appoggio ad uno

RkJQdWJsaXNoZXIy