Critica Sociale - Anno VI - n. 8 - 16 aprile 1896
CRITICA SOCIALE 121 Lazaro a proposito dei recenti processi di 1·icntto iuteutati a una p1u·to del giol'nalismo francese. Non è chi non verta come alla starnpa •fltalia - '1ovo il trionfo dell'uflI,·ioso e del v~nrluto è maggiore e pil'1 ~facciato d1e in qurlli(iasi alti-o paese - 1>0s::sa dirsi: et de te fabula na1·ratw·. Dopo la morte di Ma.x Lebaucly si è assai parlato della morale e del costumi dei giornalisti. Il momento è rorse giunto di occuparci della stampa. Le belle in– dignazioni contro I professionisti del ricatto, che sono, al tempo stesso, professionisti della penna, hanno po• tuto rallegrare I filoso!\e le persone che vh•ono vo– lontieri nell'astratto e ranno da spettatori; ma, ad onta di tutto ciò che vi ò di comico e di ironico nelle omelie cli certi nristarohi, il cui unico morilo ò di essere scapolati, per cause Indipendenti dalla loro volontà, alla sorte rhe colpi i loro conrratelli, queste omelie sono insutllcienti. Neppure è il caso di molto indugiarci nlle mani(esta– zioni pudibondo provocate dai rccenli incidenti, nò alle panacee proposte per pre\'0nirne il ri1orno. Arturo Meyer cl ha raccomandato di essere a,·ari delle nostre s1ret1e di mano, od è un consiglio di cui ci si potrà. ricordare: Richepin pensa, egli pure, che il riftutare questa banale cerimonia è insieme una misura di pre• cauzione soddis(acente e un castigo abbastanza sensi– bile pei « pirati della stampa •· f: un anneuere un pregio ben grande a un semplice shake lta,ul, o io vorrei essere in(ormato della seleziono operata da Richepin, poichè sarebbe curioso di sapere a. che tipi egli riser,·a la sua stretta di mano. Lasciamo da parte tutta,·ia questo lato, che non è che il lato di\•ertonte della questione; altri punti me– ritano la nostra attenzione. Se si vuol considerare quel che rimano di tutto questo bel vocio, si 1ro,·erb.che I& stampa ne ha tolto pretesto per (1t.rorapologia di so stessa, o, ciò che ò pil\ grave, ,•i rurono scrittori di mente assai largtL imbrancati r1•agli apologisti. Lo lodi che hanno riscoss o dovettero av,·orlirli che non erano andati nl font.lo delle cose. Non si tratta, in(atti, dì discutere i servizi cho la stampa. può rendere, nè la. eccellenza dell'azione sua; presa la stampa in sò stessa, tutti saremo d'accordo su questo, toltino pochi autori– tari che vorrebbero applicata ai giornali una censura cosacca. Non si tratta della stampn, ma della stampa attuale. E allora si ha il dirillo di domandare se si può contentarsi di alcuni luoghi comuni declamatori sullo e pecore rognose che contaminano un puro gregge •• sui (ur(anli che disonorano la. corporazione che li accoglie. Non si Ignora che gli odierni detenuti sono assai meno pecore rognoso che capri espiatori. Ognuno sa, ognuno ripete a so stesso, e nessuno scrive, che questi accusati sono colpiti cosi duramente perchè si vogliono risparmiare do' più grossi colpevoli ; ma nessuno pro– testa contro questa selezione arbitraria, e I giornali cui appartennero gli attuali Inquilini dello carceri gettano a mare allegramente I loro antichi collabora• tori. Colleghi o direttori sopratutto si lavano lo mani del ruturo giudizio colla. più ammirabile disin,·oltura. La stampa, dicono QjSi, non è colpevole; essa non è e non do\·'essere 1•esponsabile dello infamie che si commettono ìn suo nomo. Ebbene, tutto ciò ò una. menzogna, e la sola colpe– vole, ìn ,·eri1à, è appunto la s1ampa. QuanJo un medico ,ede svilupparsi dei microbii in un terreno ravorevoJe, o in una gelatina di coltura, non può mostrarsene sorpreso. Ora, lo. stampa, qual. è diven1a1a oggigiorno, è rambiente naturale dei ciurma• dori che ne ,·ivono, e i tristi cavalieri della penna, che sono oggi fustigati con tanta aspretu, ne sono i pro– dotti normali. La stampa, che servl già. a diffondere idee, o. direndero una C!lusa, a combattere por dolio dottrine, è oro. considerata dai più onesti come una impresa di pubblici1Ù.e dagli altri come una ronte di profitti più o meno leciti. Sono degli speculatori, dei finanzieri in pericolo, o dei dr•oghieri ritirati dal com– mercio o desiderosi di ru pro,lurre grossi interessi ai loro e apitali, che (ondano dei giornali. Un giornale non è che una. casa di commercio. Ma. che cosa ,·cnde il giornale 1 La sua carta T No, esso I& dà sopra. il mer• cato. Esso "ende ciò di cui dispone, cioè il biasimo, l"ologio, la n!clame, la calunnia, lu.bugia, a condizione che chi vuol mentire paghi, e la veri1à. qualchevoll&, quando essa non nuoce all'aniamento della casa, quando essa non risica di recarlo un pregiudizio presso coloro dai quali essa cava i suoi benefizi. Che figura ci ra lo scrittore t Lo si arruola per atti– rare i gonzì e serve a mascherare gli imbrogli del retroscena. Egli è il paravento dietro il quale si può, impunemeute, commettere tutto le in(amio, speculare a proprio agio, trafllcaro di tutto, aiutare tutto le ru– berie. secondare tutte te truffe. Lo scrittoi e non è che un richiamo, elle si paga tanto più caro in ral{ione di quel che esso rsppresenla e quanto più, grazie ad osso, si può duramente s(ruttare la propria clientela. f: un salariato, nient'altro; un salariato i cui salari sono più alti di quelli dei proletari, ma è il più \'ile dei salariati, quello che accetta con pili racili1à il pro• prio Servaggio; è anche il più vile, perchè ha coscienza della viltà sua, perchè sa che presta quotidianamente la mano alla ))iù in(ame delle imprese e non ha scru– polo alcuno, non ha. alcuna ripugnanza a accettare per padrone il mcrcatante che lo paga. Ciò che il romanziere arrivato, il poeta conosciuto, l'aut,1re drammatico in \'Oga. accetta senza. rimorso, 11enzaaver per !scusa la necessità della conquista quo– tidiana del pane, gli oscuri, gli sconosciuti sono co– stretti a subirlo per vi\•ere. Gli uni si prestano con buona grazia, pronti In pre,·enzione a tutte le conces– sioni; altri sgobbano coraggiosamente, esauriscono il loro còmpilo mercenario e a.rri\·ano a stento a man– giare e a dar da mangiare alla (11111iglia. ~la ,•i ò una terza categoria, quella dei deboli, degli esseri senza coraggio, iucnpaci di s(orzo, e son questi che l'am– biente perverte. A quello che si lagna delresigui1à. del salario, si la.sciano intravedere altre risorse, si (a com– prendere che e gli è u na potenza e che, nella sua pic– cola s(era, può usa.re ed abusare della sua influenza, ancorchò minima. Quanti sono quelli a cui il direttore del giornale ha detto un giorno: e Voi non rrutlate niente al giornale, amico caro I • Perchè, ecco qui la cosa terribile: a questo salarialo non si chiede solo di produrre un !a,•oro determinato; bisogna ch'egli sern da segugio, che sie. uno scriba buono a snidare selnggina. Se accetta questa. parte, dovrà. lasciare i pregiudizi alla soglia della casa, e Imparerà 1mis10 i metodi sicuri per suggere i quattrini sia. alle collettivi1à, sia agli individm; saprà come si adescano le vanità e come si s(rut1a la. 1>aur1:1. Conoscerà tuue le po rte cui con,•ien bauere. tutti gli sportelli ove si pa.ga, tutti gli utllci donde si rice,·e, col denaro, ropin1011e da dilrondere. Ma egli non è in ciò che un sensale, ecco ciò che con·
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