Critica Sociale - Anno VI - n. 8 - 16 aprile 1896

120 CRITICA SOCIALE Il Ministero Badeni presentò un progetto, anche esso ded:.ol'io, so si pensa che con esso, mentr·e uOOO J)l'opl'iota1·ifonr1ia1·1 hanuo 85 ,-approsentanli, 5 milioni o mt>zzo cli clottol'i non no a\•1-anno che 72. E fra questi i?. una quota ben mag1':l potr:.\ toccare agli operai. Ma questo progetto hn ormai tutta la p1-obabilità di pa~su1-e in legge. I liberali stessi lo acceuano, certi di non acquish\1·0 ueaucho uno d ei n uovi seggi, ma come un 1omperamento cho li s.ah· a poi momento da maggiol'i concessioni. Quale accoglienza <lovern fare a questo progetto il pa1·1ito socialista 1 Fu questo uno dei punti più dibattuti o sul quale le pili disparato tendenze si manifesta,·ono. L'antagonismo di classe - notava l'Adler - ò ar– ri"ato a tal punto che la classe lavoratrice de\'Oormai so&tenere da sola la !olia pel suffragio unh·ersale. I liberali ci dicono apertamente che essi ce lo concede– rebbero se noi rossimo persono 1'llgionevoll, che ci ho• pegnassimo cioè a. \'Olaro per loro. Ora la rirorma pro– posta dal Gabinetto ò I utta rh 1 olta contro In. classo operaia. Si di\ a questa la scheda, ma congegnando lo cose in modo che essa perda ogni "alore. Jn queste condizioni la rlrorma eleuoralo proposta non si,rnitlca per noi se non un passo avanti i noi non concludiamo nò la pace nò un armislizio. Essa non sarà çho il punto di partenza di nUO\'e agitazioni per con• quislare pieno 11 nostro dirilto. Noi non dobbiamo dimenticare, per moslruoso che sia questo aborto di rirorma, che esso ci pono di fronte, per la prima \'Olta, a più di 3 milioni e 600.000 nuovi elettori, ai quali noi potremo dire: \'Oi ll\'Oto il volo o lo do\·eto n. noi; voi lo nvoto monco, inortl.caco o lo dovete agli altri. Dunque ,·cnite con noi. Se gli aHersari, in luogo di un pane, ci pongono un usso rra le mani 1 ser\ iamocene per colpirli. Noi non porgiamo le braccia alle loro catene se non por spez– zarlo. Ln conseguenza di questo discorso - di cui non h·aducemmo cho qualcho brano - fu la votazione quasi unanime (101 voti) di una moziono così for– mulata: La riforma. elettorale, strappata dalla domocrazia so• ciolista, è pronta e sarà indubbio mente votata dal Par– lamento. Essa non concede alla classe la\'oratrice il suffragio uni\'ersalo se non per neutralizzarne rertl• cacia. L"estensione immensa dei collegi elettorali, il suffragio indiretto, In. condizione di sei mesi di stabile dimora rendono In. rirorma una vera mostruosità, elio non soddisfa. In alcun modo n.i bisogni della classe la• ,·oratrice o contro la quale il Congresso energicamente protesta. La lotta pel suffragio uni,•ersale, diretto ed uguale, dove perciò proseguirsi con la maggiore energia. o·a1tra parte, è do\'ero del partito e dei suoi rap– presentanti di tra.rro do.Ila. riforma il maggior profitto possibile e (O.l'Seneun'arma dì agitazione e di organizza– :dono per la. conquista. del suffragio universale. Lo. rap– presentanza del partito donà quindi, appena. ,•otata la legge, costituire comitati elettorali in ogni collegio per impa.dronirsi atti\'a.ment~ dell'agitazione elettorale. . . . Un altro punto g1·avis11imnera quello della tat– tica e delr,wg,rniz.zaziouo. ~o questo problema pre– senta tanlo d1tll(·olrà uegli Stati veramente uuital'ii, solo per effullo d~i divi,r-,i gr,tdi di evoluziouo eco– nomica delle rnl'ie regioni, quante maggiol'i diffì• coltà non dovono aflì.lcciarsi Jarldove div01•50nazio- nalità non ben fuse, anzi geloso e cozzanti fra loro, si trovano rli frouto ! A~giungaii la riforma elettorale che meUewt stavolta 11 partito su un te,·reno in– tel'ameute nuovo. Qui tutte lo vecchie tendenze, corpo1•ath•iste, coopcrati\•iste. ostruzioniste, ecc., non mancarono di far capolino: ma si iufranse•'O contro la l'igidità scie11ti0ca del programma 01·mai comune a tutti i partiti sociali8ti. In massima fu deciso: tmfl{i nel p1·og,·an1,ma, autonomia locale nelforoant::a;ione. Un Comi• tato direttivo composto dei 1·app1·osentauti delle varie nazioni, un CousiRlio nazio11alo eletto dai Comitati regionali, per discutere le quistioni di maggiore importanza, ma nessun accentramento ammini8trativo, 11Oil8Una c ssa unica centrale, nessua ,•iucolo artificiale fra regione e 1·egione. Lo relazioni al Congresso misero in luce i grandi progressi del partito, a dispetto dei sequestri. dei divieli, degli anni di carcere, delle persecuzioni di ogni fatta. Il numero degli arlc1·euti, non potendo ancom esso1· dato dall'esito delle elezioni, è desunto dal numero semp,·e crescente dei lettol'i dei gior– nali socialisti. A questo proposito fu messa in luce razione mo1·almente ulilis~ima del giornale quoti– diano. L'A1•/Jeller;r1lung, dh•enuta quotitliana di roconto. costò in questo primo anno 203 610 fiol'ini, ma nuovi sacrifici saranno necessari por miglio– ra1·11e I~ rednziono mantenendo il pareggio colle spese. E po1·ò da notare che vige in Austria la g,·avosissima tassa di bollo sui gio1·nali. per la quale il gio1·nale quotidiano socialista ebbe già a versare 5U)OO norini. No1. LO CIOPERO DE[GWRNALISTI Noi chiudevamo, noi numel'o scorso, lo nostre glosso all'appello ai p,·olelm·i della penna con queste parole: « o ora, la stampa amica o nemica ci dilanii! ,. - rngeuui! La stampa «nemica, non fiatò ,·erbo; e la stampa e amica , ancor meno. A un nostro comp.1gno che ne intel'l'ogarn il direttore di un giornale 1·opubblicano idealist.a e battagliero, questi rispose:« eh l diamine; vuoi ch'io mi susciti la 1·ivoluzione in casa? :t. E in questa frllSe - sin· cera, com'è sincero ruomo cho la. p1·onuuziava - c'è la diagnosi della situazione: c'è la riprO\'a di quanto noi dicevamo sul se1·\•aggio degli scrittori, imlla pro– stituzione dell'ingegno, Cl'etta a sistema. Di tutto può occupa1·si lo scl'ittorc, del più minuto fatterello di c1·O11aca, della futilità pili fugace, di tutto - frnnne di ciò che lo interessa come uomo e come cittadino. di ciò che riflette la sua dignit;\, la sua indipendenza, il suo onore. li giornalismo, questo quarto potere che domina gli alll'i, è, in un certo senso, tutto; ma i giornaliili sono niente; sono, nuzi, meno che niente. I glo1•nalisti non sono il giornalismo i e il giornalismo, cho essi fanno, a cui dànno la forza o la vita, ò contl'O i giol'nnlisti. ~ la loro greppia di veudicial'lo e il 101•0sepolcro di coscienze. Ripetiamo la domanda: la ripetiamo mentre un Cong1-esso,appunto, di giornalisti sta per adunar3i in Roma: questo stato di coso deve durare oternoT L"ncc1uiesce11zasupina dogli i11te1·essati parrebbe farlo erodere. 'J'uttavia noi non lo crediamo. Noi sa,·omo, a non c1·aderlo, testardi come muli. E so la. i,tampa amica e nemica, so la stessa stampa idealista o repubblicana. troYa più comorlo star quatta anziché coufutarci, noi faremo nostro il motto di Tommaso Campanella: non lace/Jol Ecco come scrive, nel! Actlon di Parigi, Ilel'na1-d

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