Critica Sociale - Anno VI - n. 8 - 16 aprile 1896

CRITICA SOCIALE Il aracluale ,ollevamenlo delle ciani lnforiorl, su cui pesa da secoli lo ttr'9®1ta dd lororo, che dlat,ugg.i rapidamente ogni men che 11wd1ocre (aie) tenJenlll huleme colla villi, pro– duce appunto alla auperll. ·1e delle 110Cielàumane una ln1en1i– flcazione del Tincolo sociale. Questi deboli, questi Ignoranti, quelli ,-lnll appunto perché mii!Ori.non 1uurge11do mai alla dtgnllà ln,th·ldunlo, non possono che pen.are 1d una comtt– nione plò. profonda, in cui tutta In loro porilOnalità si dilegui per tenere 111 piedi l'essPre collellivo In cui 11ussist;,re. Ora perehò unn tal comunione più slrct1n abbia luogo ò necei:.eario che cruc,no le aomiglianze fra I eom1)(111entl nn~ a raggiun– Q:Bro l'umformit.-\. vale a dire occ,•rre die me llante sm:ce,,sive calllru,oni i1npoo1teo sponlan8o', tutti te11dauo a ra1udungerc il tipo medio umano, il quale. come ht stati111ica ci inse~na per Il dato mL-dio, è lontano da tutte le el.. v.zlunl, é 1pogliJ di ogni alugolarità, è monco d.i ogni proprielà. Noi speriamo, lett.ore, che a quosL'ora. l'avrete r.a- pita ...... e cosl la spiegherete anche o. noi. I singoli e dovranno spogliare quasi comp\ttt,ttmento le loro qua– H1à. ln1ellet1ullli, morali e sen1imtrntall • per rarne un sacr,tlzio Ili nuO\'O stato sociale. Essi e per alimentare Il mo!iltro soclali~t.ico, saranno rliloui Clilclusivamente ad organi ili produzione e di riproduzione.• E ciò, eome s'è lstt.o, a rur111. di e rastruioni •· Orirn D10 ! che cosa. rimarrà allora. del signor Morasim1 EKli c,1nressa che la me1à della. sua. sostanza. r11.cilmente calct.)111.bile (lo crediamo), à già sagriflcata nello s1a10 sociale pre• seni.e, p.. rehà la. deve impiegare nell'amore e nel lavoro. Ohi duplice vergognai giacchè - ricordatelo bene - il lavoro è una. vergogna, egli lo ha delto, e l'amore, per e salvar l'anima.•• e,ir1i lo deve, s'è visto, celebrare e nella solitudine•· Quel che gli resta •lopo ciò è m1rn• dato, sotto rorma di ar1icoli, all'Idea liberale - che, pllre, Re ne contenta - E tuu.o ciò è ,tunostralo dalle accoglienze che il De Fdlice ha ricevuto a Catania. •'• Ma Il Ofl Felice è particolarment.e orlioso allo scrit– tore d el!' J(lea perc hè la sua con1lo1 la è e immorale •· Voi vi 118pell.t1.te qu i piccanti r1veh,zion1 sulla. vita pri– ,ata dal demagogo. Eccovele nel te11l0autentico: Ni pure la 1UR condntta è Rill1tn, e«- è tuua una serie di alti condannali dalla urci xit1t:a moroù. lufaltl (wdittl udiU/J e51:II 1cende 11nzl tutLo in puuza fra quel co11ta1ti o,1ioa1 che ogni anima verame11te grande solfre e deleilla; f'Q:li parla a1tli ahri, penu. RIJII altri e non a t-é, contrariando cosi il pri'mo pr«tlto dtlla morale. che é quello di ptOY\·edere e d1 pensare anzilullo a aé mede,Jimo e per sè mede~imo. Il proprio io é l'unica renllà Oi<l~tente, tutto Il resto uon é che mochflc~xione dell'Io n01trn; b, vedtà. In s•1h1W, 111vii.a ROno In noi cd 11l– l'111fuori nulla; t1on t:i A plau,•e orrtcalO (J{llialtri cht r»nrpt111i la più piccola "oi'a dell'anima ,10,t,'(I. Voi supponete, ottimo lettore, che noi inventiamo, per celiare, le cìtaz ìonit U,ti1e a.dunque la seconda prova delll\ trislii.ia d~I De Felice, secondo la. e vera scienza morale> lii Ma.rio Murasso: Il de .. ag go pul -offre r.el &uo 11po;ilnlato, aacriftc.'I il 11110 beneue,e e la 11ua libertà e porlle questo 1•10 sacriftc,o awli altri wme un eii+-mr,io e come un mcitameuto j e con ciò ,·a contro nl ,uo"do prtctllo della morale, cho chlaramentt1 ln– aegna e~sere la aolTorenza la p,ina della colpa j chi solTre è col– pevole, l'inettitudine, la debolezza, la miseria sono colpe grn• vlasime: Il dolort é la menzogna, l'eterna menuigna che tra.!3e l'umanità all'aa:1urJo religioso e morale, cho la r1duase ad un automa doloroso. Se il dolore à la menzo1tna, quale 11arà.dunque la verità. t La conseguenza è limpid& come Il sole: lo uri'tà I ntl piaurt e ntl piaur, proprio N(ln c'é miglior OSl'm,,10 ila dare aw:tiallri che qudlo d1 uno vita tu/lo i11t114 ol pioctrt, non ,•i è 11pett .. 1colo pill moral" ., pr.,fitt&vole c~e cerc11re11 pincere proprio P-Ompre e m q11al11i:111i o.:caMione.- li &ag11ioodi1r110 i colui chegodee cht tutto cmorbt (ac,:1J,•nti I) 7>tr il ,uo g(l(/,',ne11to, e l'idea buoua è sulo qudla in nome della quale lu provo piacere; ogni sacrineio Implica uua huiia o una tendenza anlinaturale, ed ogni idea che ai raccomanda col aacrifl.:lo e col dolore dei euoi apostoli è bugiarda, nOC1\·a e implica una dinunuzione di noi et,:gsi. - Di!~i:a~ 0 en~=o~g3iir:ss~~e a~:;fi ~o~~n~ba 0 l~~ir:r:::~ stanza. Ci daremmo vnlontieri per ,•inti.Ma. l'c anima edl)• mstic11. • del signor Morasso \'UOIO ancora. condurci ad ~~~i8 C~=~rO ~p ~tl~r: ~rngi~l!ll~i~er~:,!r~r:ir:~~~~t~:c!rt: tor,a. che è 111111. necessità storica, egli scrive, della quitle non dubita. punto e cho sarà Insieme il giorno dell'tsiremo mt1cello; f!arà. insieme - divenuta la terra. il chios1ro immane della rinuncia - l'ultimo giorno dell'orrida galera. Poiché nllora - coriclude - e quulo potete pen1..1rlo '\"OI slet11i 114 11ncor11 un barlume di conoscenza li in '\"Oi,ba1terà che una 1<>la delle un11à scuola il siogo e ei anuma il truca lncari.:o di vlver11, di iW!ntirl! la vila, perché tulle le altre con– senlnno a rlnu11cit1rvl - è facile l'abbandonare una CO...'l che non si sa di a,·ere o che non si sente neppure. - Kd allon 1 Allora lmmn..-male unn d,sleiJ<'l di o.;eano llJiaro liscl:1, perrel– ltun~nta li8ei11, In una tem1,eratura rlgid\~111ima; pensato che unn mano libera ,•i aragli dentro una pictrn j 8ubllllmentd una auperncie d, 1d1iace10 immen$1 sepell,n\ le acque. Cosl a,•,•errà allora, l'um1111ità tut111uguale aarà la dl1te1a li1rla dell'acqua, l'uniti ribelle 'f'ivento ria sé 1arà la m11110 IICRQlianto, la pIe1rn &.'lri IA tua parol11. Il ijhiaccio della morte coulr.\ tutte le 1es:e umane d;,loroee e sopra lo atrato mortirero, In un ctllltico e di,-lno 1111pore, il nuo•o ed estrem1' me111la, che urà assunto per tutti IA croce della vita terrena. Punto e basta. Qui il shrnor Morasso se ne va, al– l'inglese. Renio.cerimonie, porta.ndosi via anche il verbo che 1lovrebbe reggere la seconda parte del periodo. Ma non ò eall vero che un giorn11lo, il quale riceve, il primo ,irlorno tl'oprile, un urti calo di questo calibro e non s·11cc0t·gecho è una burla scrit.ta da un caposca~ rico per me11erlu in canzonelh1., o lo !lt ampa. noi numttro imm~dia111men1esuccessivo, dev'essere indubbiamenlo un ,iiurnnte in1eressan1e1 D'ora i1111anz1 ci proponiamo di seguirlo con qualche maggiore as11iduità. TUTTI E NESSUNO. IL CONGRESSO DI PRAGA È statn la settimana dei Congressi. Se n'è tenuto, e d'ogni gene,·c. in quasi tutte lo cnpitali, non esclui:nt Pal'igi, dove il Cong-,·esso femmiuh1ta ha messo di buon umore tutta la frivola e ratua stampa borghese che non sa coglie1·e se nou il lato più su1>e1·0cialo dt,lle cose. Ma il più importante per noi ru ~en1.a dubbio quello di P1·aga: quinto Cong1·esso nazionale del partilo socialista di tutta l'Austria, e che qua!<!ii ha l'aspetto - rlata la com– po~izione rli quello Stato - di Congre..rtso interna- 1.ionalo. Questa internazioualit..'\ gcog1·afìca, etnica o in pa1-to a11che politica gli ha dato una parte della sun grande importanza. L'altra parte gli è venuta dagli avvenimenti fra i quali e in vista dei quali fu indetto. Al Congresso pl'ecedento, due anni ra, il partito austriaco si trovava ancora di fronte alla e politica dei rinvii > con la quale i precedenti Gabiuetti cerca,•ano di rimanda1'0 allo calende greche la ri– forma elettorale. L'agitazione energica ed inces– sante fatta dal partito obbligò i j.!O\'ernanti a mutar metro. Il proge110del Ministero \Vindischg1ilt1.,che tende,•a a c1·ea1·euna rapprescnhrn1.a di opCr't\i pr·i– vilegiatl o qniudi a isolare ed a scindere il prolc– tiu-iato, cart<le. comba•tuto da q11ell'nµ-1tazione, in– sieme al Gabi11et10che lo pl'npn11ova. Ormai nessun govtwno ru possibile senza che la rifo1·ma elotto1·alo venisse a compimento.

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