Critica Sociale - Anno VI - n. 7 - 1 aprile 1896

102 CRITICA SOCIALE Nè egli, nè noi, siamo cosi ingenui da supporre, letteralmente, che il Rudinì, 1mrlando a suocere prefetti, perché nuore-magis1rati intendesi-e1·0, di ~ 8 !~~~~:~ 01 ~\ ~~\~~i.:~~:n~~-~~u~,~~:c;s~iuk 1:t\; 1~: o di ladri truccali da banchieri, o di casini d'altro genere paves.1ti a C'nsini di divertimento per mi– norenni. A tutto ciò prowvede il Q><licepenale e la vh1ta, anche so non lincea. dei giudki istruttoi-i. Dove parasse il Rurliul. movenrto. con le parole di color fosco, dal rlecroto di amnistia, non è un enigma per nessuno. 1-: quanto alle vte dt fatto, si sa, pel' comuuo espel'imento, che cosa vi sappia lcgge1·e una magistratu1·a servile, appiattita a un ceuuo dittatol'io: e lo sappiamo anche noi. desi– gnati alla brillante 1>0nadel confino (ahimè! an– ch'e.csa S\'anita, grazie alle sapienti cure degli amici ~fajuo o l,ollini, testardamente ribelli agli impo1i della nausoa giudi1.iaria), designati al con– Ono, dicevamo, pe1• ro vte dt fatto contenute in <1ueste colonne! Sotto vesto di interpretazione ragione,•ole, quello cho ci è pòrto da Uniano è dunque un ragionevole su~ged,neuto di tattica. Le circolari politiche hanno, cc,me ,l'Apocalisse e come la Divina Commedia, il doppio e il triplo senso. A noi giova interpretare que:sta nel senso galantuomo. Tanto pili che non ig-noriamo a quali fini rosse scritta. Non lo circo– lal'i palesi son quello che contano - ma lo occulte, o l'ammicca1·e degli occhi. 01· uoi pensiamo, con U1nano, che il nostro par– tito non mai come in questo momento ebbe neces– sità di spiega1·0 tutta la sua accortezza; in questo momento, nel quale un Gabinetto si ò sostituito ad un altro, senza che le ragioni p1'0(onde, che spal– leggiavano quell'altro, siano radicalmente venute meno. Oli i11te1·essi loschi. altissimi e bassissimi, che innalzarono il Cri.spi e gli rocero into1•uo trincea pe1· ben due auni, stanno 1m1· semp1·e all'agguato. Le d1nlcoltà si ammucchiano sul passo al uuovo Minii11e1'0, e il vepraio della sottrazione dei docu– monti, il quale, como notava rex•ufOcio:sa T>·tvttna, pr'Oronda le sue radici fino all'intangibile. ò eloqueute o sintomatico. La canea dei ruuzio11ari. che col Cri~pi ave,•a la cucca~na, non anela che a l'isalutare l'an– tico 1>adrone; 111tanto ne mantiene, quanto può, i metodi e le tradizioni. A chi vede, da ce1•ti giornali, come si congiud nell'ombra a suscita1·e to1·bidi, a sobillare passioni, una reincarnazione crispina, mu– tato nomtne, apparo tutraltro che inverosimile. E noi. partito socialista - cui le ro1·1.erapidamente aumentate impongono responsabilit..\ nuove e mag– giori - noi, se111.a dichiarare fiducie che non pos– siamo sentire nè colorirci l'avvenire di rosa, dob– biamo evitare, pe1• alh'O, che uu tale ritorno sia agevolato dall'opera nostra. Quel che possiamo è riconquistare a palmo a palmo. agendo con « soave fortez1.a » - contro la burocrazia e col guadagnato ausilio della pubblica. opinione - quei diritti elementari di propaganda cho la sorpl'esa e l'incoscien1.a delle masse, sotto l'assalto dei briganti, s'erau lasciati strappare. Ri– conquistare un lembo di Statuto albertino. sia pure co1·1-otto e sminuito dalle leggi postel'iol'i; pro– g1'nmma che par vecchio di oltre mezzo secolo, ma d'incalcolabile portata. Qui. a ~lilano, :s'è cominciato pe1· quaulo ha !ratto al diritto di riunione: col rar senlil'e all'Autorilà - la quale, nella consuetudine df'll'1u·bi1rio tolle1·ato, smarrì le 1101.iouielemental'i rle' suoi rliritti e do,•eri fino a ricusare le l'icevu1e ddle notifiche di pubbliche adu11a111.e - che in questa matel'ia, so<ldisrauo che sia al p,-ecetto della leH'ge. essa non ha nulla da proibil·e e nulla da permettere. Noi dobbiamo diventare sottilmente legalitari per rirare a poco a poco la sua educa.- zione. La spavalrleria ci nuocerebbe; la fermezza dee mirare pili alla sostanza e meno"all'apparenza. Per qne!ifa vin. che si può appena accenua1·e, perchè è affare di U&ttica,ossia di tatto, e 1100 rli principi. so l'imprevi:.clo non ci ~barra la via, arri· veremo lonlauo. Otte1·remo quella « piena ripara– zione» allo iatture pa.,ssate. che è ben I unge rtal gift e,s.o101-ci ,•enuta, che è del,ito sacro del partito JJO!ilro am·ettare, e senza la quale il moncone di amnistia tes1è « largito ». che liberò poco più di cento 11;urorse un migliaio di sa,:r1·illcati politici, tra carcerati e coatli, sarehbe un controsenso e una derisione; e ott.erremo che cessi pe1· davvero. la violenza no ce1·to. per ora. ma il 1-egno della via• lenza briganteisca e convulsional'ia. Questa viole111.a la,·orava per noi, ma lavo1·ava a morto suo; val meglio ci lasci, invece. lavol"are a modo nost1'0. E il lavoro non manca. I Congressi regionali che si terranno in questo aprile a Napoli, in Li.curia, a Brescia, forse altrove, preparatul'i del Congresso nazionale della prossima estate, disporranno le nuove semiue. Abbiamo sulle braccia un monte di problemi: da 1'Ìo1·di11are le nostre file; da restau– rare l'organismo del partito, che pecca per pili ve~i, dai piedi alla cuspide; da risolvere la que– stione della stam~ del partito. e quella, con ~ del giornale quourtiano. desiderio legittimo di tutti e obietto di isteriche impazienze per parte di taluni; da atteggiarci di fronte al movimento clericale, che solleva la testa e ci disputa i domini presenti ed i ruturi; da tradurr·e in atti quella propagànrla in campa~na. della quale s'è molto discusso. e soltanto discmsso. in teoria; e dobbiamo sapere che voci porteremo. nel luglio, al Congresso di Londra, se pure è opportuno (del che dubitiamo, e ne ra~io– ner-emo in app•·esso) che il partito socialista itahano vi invii rappresentanze. Questo. e non solo questo, il nostro vero lavoro. Chi lo sdegnasse, e non avvertisse la rase mutata, e fidasse troppo. ottimisticamente, nel fatale anrlare delle nostre vi11orle. porrebbe essere ricondotto a istruttive meditazioni dall'esito delle elezioni gene- 1-ali ruture - fo1•:,0non lontane. LA CRITICASoc1,ue. APPELLO AIPROLETARI DELLA PENNA nell'immlnensa 4elCongr,110 4elgiorn,ll1tiob,1lterrà 1n loma lo vi parlo in nome dei proletari della penna, non perchè vi sia autorizzato, ma perchè il loro capitale, i loro interessi, i loro Ideali sono pure i miei Il loro capitale è nei e grandi centri nervosi », I loro Interessi esigono l'eliminazione dello srruttatore, l loro ideali sono In rondo alla ricostruzione sociale a base di fede• razioni di mestieri egualmente retribuite. Tacete; lo so. Pel momento è dell'utopia. Il nostro ambiente è ancora dell'uomo alla caccia dell'uomo. Un ambiente animalesco ove li rorte divora il debole. Lon• tani dalla rraternizzaziC'ne che ci darebbe la pace col benessere, siamo costretti a valerci di un mezzo coer• cilivo, che è il mezzo universale di tutti gll interpreti delle moltitudini senza diritti. Orga11i.:iiamociI Organizziamoci! Orqani:ziamoci ! Nella org;1nizzazione pro(dSSionale è radilolci1a la con– correnza bestiale tra l lavoratori di uno 111essome– stiere, è la solidarielà del tutti per uno e dell'uno per tuul, ed è il polline dt"lla nostra emaneipflzione. Prolela,·i lld gio1·11ali1,no ilalia110 1 tmitevi I Colui che si astiene per una ragione o per l'altra - per paura

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