Critica Sociale - Anno VI - n. 7 - 1 aprile 1896

CRITICA SOOU.LE 99 occhi sulla terra di Francia, vedrete che la rendita del suolo ,·a ancora, per la maggior parte, ai proprie– tari oziosi, mentre i lavoratori del suolo non posseg– gono che minuscole particelle di proprietà, o ne sono afTa110 privi. Domani, come oggi, dopo, come prima dell'imposta, voi vedreste nel mondo industriale pro– &f'guire la concentrazioue della pr<Hluzione e dei ca– pitali, lo sviluppo delle società anonime e del macchi– nismo, la. separazione, sempre più proronda. e brutale, della minoranza capitalista dlllla moltitudine salariata. Domani, come oggi, poichè quelli che hanno la pro– prieli. hanno nel tempo is1esso anche la sovranità, ,•oi vedreste i lavoratori dipendere d11. coloro che li impie– gano, sia per quel cbe riguarda la loro esistenza, si&, in larga misura, anche per ciò che riguarda le loro libertll politiche. Non à dunque per introdurrf' nel nostro sistema di imposte un principio che valga come anticipuione dell'ordine soci1tlista, non è per questo che noi appoggiamo ora il progetto governntivo. E non è neppure per fare della imposta. progressh·a. un mezzo di spoliazione e di livellamento. Il relatore generale riconosce, e ciò è d"altronde di evidenza in– tuitiva, che sin quando chi governa rimanga ostile al principio stesso del socialismo, il movimento della progressione avrà. certamente per suo limite il punto oltre il quale si attenterebbe al runzionamento stesso e alle ,raranzie essenziali della proprie1à individuale come è intesa da voi; e lo ste-iso relatore soggiunge giustamente - noi non ci dissimuleremo certo su questo punto - che, se il parl.ito socialista disponesse del potere, esso non si accingerebbe certo a porre la mano sulla. rorma presente delltL proprie1à. capitalista con giochi o questioni di imposte, o, In una p11rola,con spoliazioni indirette. Il socialismo prenderebbe, senza altro, poss.,sso della proprielà. capita.lista, e la trasror– merebbe dal di dentro., invece d1 turbarla dal di fuori. In attesa dì questo momento, o signori, nun soltantll noi non in1endiamo crearci, in Yis1adella rutura. presa di potSeKso del potere, un istrumento inutile al socia– lismo, ma sin da ora, nell'ordine presen1e, fedeli a quella legge proronda dell"evoluzione che è la legge stessa della concezione socialista, noi non vogliawo servirci dell'imposta progressiva per turbare o rallen– tare lo sviluppo e lo slancio della produzione capi– talista. Coloro soltanto potrebbero essere tentali di abusare della progressione, i quali non concepissero o non ac– cettassero alcun altro rimedio alle ineguaglianze del– l'ordine sociale. Ma poichè noi pensiamo ohe queste ineguali!;lianze devono risolYersi per la rorza delle cuse, e poichè pensiamo ohe la stessa evoluzione del grande capit1t.le d6ve mettere capo, per una legge organica, alla costituzione della proprielà sociale, noi non pos– siamo compiacerei di turba.re la produzioue capilalista prima di avere assicurato il funzionamento normale dtilla produzione sociale. Noi non intendiamo levare il carbone dalla macchioa che è sul binari mentre l'altra ma.cchina è ancora in cantiere; noi non rinnoveremo l'errore che commisero i repubblicani socialisti del 1818, che hanno disturbato l'organizzazione capitalista prima di essere in grado di sostituirla. Non da una crisi di miseria, non da un ar• resio dtill& attivl1à. sociale noi attendiamo il trionro delle nostre dottrine, !"attuazione delle nostre idee: noi siamo, al contrario, conviutl che il paese tanto più presto sarà. condotto a questa attuazione per razione del proletariato orgamizato, quanto ph) largo e pit'l libero sarà. stato lo sviluppo di tutte le rorzo di pro– duzione e di prosperità. Ecco perchl!, ,·e lo dichiaro apertamente, ,•oi ci tro– verete d'accordo con voi, benchè per ben altre ragioni, quando si lratterà di limitare il carico della produzione al punto oltre il quale poirebbe dh·entare una minaccia e un pericolo per il funzionamento stesso della nostra soc\e1à. E se noi aderiamo al principio dellll imposta. per!ìO– nale e prngrf'Ssiva sul reddilo, gli ò pel semplice mo– tivo che essa. introduce nella nostra legislazione fiscale la preoccupazione dell'uomo, la preoccupazione della reallà. um8na. e della realtà sociale. Per queSle reallà. il sistema attuale delle ,•ostre imposte ha la. più su– perb& indirferenza. Og2i, pel nsco, non esistono che delle ca1egorie economiche; la proprietà rondiaria, l'industria, Il commercio, il consumo: ma qunli sono gll Individui che vivono e soffrono diotro queste cale• gorie economiche! Quali sono i renomenl sociali rhe si producono dietro queste classiftcazioni scolastiche? Che il campo descritto sulla volllra cnrta. catastale appar– tenga in realtà. al proprietario che lo colth•a. o sia gra\•ato di debiti, che la terra sia libera di pesi o che gema, come diceva Solone in versi rivoluzionari, sotto l'ipoteca e l'usura, questo poco importa 111 vostro si– siema tributario. Se Il cittadino compera un oggetto di consumo col suo superfluo o coll'ultimo quattrino che lo separa. dati& indigenza assoluta, voi non ne sapete, e non ne volete saper nulla.; voi non siete degli inqui• silori. Da questa massa anonima sulla cp,ale pesano così disugualmente le leggi sociali e le leggi della for– tuna, voi vi rifiutate di r.. r uscire la diversilìL \'i\'a. degli individui; voi non \'Olete, in questa rolla oscura su cui peSILl'anonimia. delle vostre imposte, discernere i ,·olti relici dal sofferenti; ,•oi non conoscete gli uomini, ma soltanto l'immutab11ità. dei vostri catasti, delle vostre patenti; e dietro la proporzionalilà. nstralta. e scolastica delle vostre imposie, dietro questa ratsa simmetria fi– scale che è la contraffazione della giustizi&, \'Oi tentalo dissimularA a voi stessi l'iniquità politica che rendo più grave l"iniquilà. sociale. Voi ci accusate di \'Oler confondere tutti gli individui nella monotonia. di un comunismo elementare, e siete voi che conrondete nella iniquità. del vostro comunismo fiscale, I poveri e i ricchi, i debitori e i creditori, i po• lenti ed I deboli. Voi non volet~. dice l"oratore, che si raccia del– l'aotropometria fiscale, non volete cho sul registro della nt1zione ognuno venga a da1•0la sua misu1·a; e perchè no 'I volete! Dal nano o.I ~ig11nte,nell'or11ine tisico, la proporzione non è 1leld~cui,lo; co~i. nelror,line tsco110111ico, i migliori, I .pit) a.bili e più forti non hanno dii,ci, cento \'olle m11ggior ertlca<'i&.degli altri; non vi hunno uomini che siano nella realtà. umana l'equivulente umano di cento mila uomini; e tutlavia vi sono uomini che, nella Ji- 1uribuzione del111. potenza socia.le, sono a.ppun•o l'equi– ,·altmte di ben più che cen10 mila uomini. EJ ecco perché voi non volAte saperne della. « an1ropome1ria fiscale» che offrirebbe lo spetlacolo di una ci11à mo– struosa, ni,lla quale g'i uni sono schiacciali sino a li– vello del suolo mentre gli altri si esiollono con pro– porzioni giganiesche coprendo .tella loro ombrtL 1u110 un tratto del paese. Ora, noi vogliamo che l'i11d1viduo umano f11ccia conoscere alla nazione quel ch'~sso è, &rtlnchè la nazione possa. domuni.largli quel che esso le deve.

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